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domenica 8 Settembre 2024

Per Vito Chimenti

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Per altezza (1,70), struttura fisica, tecnica e doti da attaccante puro ricordava abbastanza Uwe Seeler, il grande centravanti dell’Amburgo e della Nazionale tedesca, che tanto filo da torcere diede alla nostra squadra in Italia-Germania 4-3. Ma Vito Chimenti, nato a Bari il 9 dicembre 1953, è stato il centravanti delle piccole squadre, quasi sempre del Sud. Nel 1973 era stato in ritiro con la Lazio del bomber Giorgio Chinaglia e dell’allenatore Tommaso Maestrelli che poi vinse lo scudetto, ma poi venne ceduto al Lecco prima dell’inizio del campionato. Matera, Palermo, Catanzaro, Pistoiese e Taranto sono le formazioni in cui ha lasciato il segno. Ma per la bicicletta, il dribbling unico al mondo con cui superava gli avversari facendosi passare la palla sopra la testa, è diventato celebre quanto Maradona, Pelè, Di Stefano, Roberto Baggio, Zico, Ronaldo il fenomeno e Messi, tanto per citare i migliori in assoluto a personalissimo giudizio di chi scrive. Tutti fuoriclasse, uniti dalla tecnica sopraffina. E Chimenti fra loro, molto più in disparte ma sempre prodigioso. A Catanzaro arrivò nel 1979 dal Palermo, in cui si fece notare alla grande, segnando – in due stagioni – 29 reti in 74 gare di campionato e uno storico gol nella finale di Coppa Italia 1978-79, con il quale portò in vantaggio i rosanero contro la Juventus. Segnò dopo appena un minuto e poi venne sostituito suo malgrado per infortunio a inizio ripresa: senza il centravanti barese, il Palermo non si fece più pericoloso e lasciò ampi spazi alla Juventus che, nei supplementari, al 117’ si impose per 2-1. A Catanzaro arriva nell’estate del 1979, suscitando molto entusiasmo nella tifoseria. Con lui e Massimo Palanca, l’attacco avrebbe dovuto fare faville. Ma le attese saranno deluse. L’intesa fra lui e Palanca non fu delle migliori e Chimenti realizzerà un solo gol in campionato, nella partita Catanzaro-Pescara 1-1 del 9 dicembre 1979 in cui al 36’, su un tiro di Zanini non bloccato dal portiere, raccoglie la respinta e mette dentro. Altra azione degna di nota è nel primo gol di Palanca in Catanzaro-Lazio 2-1 del 25 novembre che nasce da un uno-due con Chimenti che chiude bene il triangolo per ‘O Rey. Ma le azioni degne di nota di fermeranno lì, nonostante il centravanti barese giochi ben 26 partite su 30. Nelle due stagioni successive, prima con la maglia della Pistoiese e poi con quella dell’Avellino, Chimenti segnerà ben due “gol dell’ex” al Catanzaro: il primo in Catanzaro-Pistoiese 1-3 del 28 dicembre 1980 e il secondo in Avellino-Catanzaro 1-0 del 18 marzo 1982, a tre minuti dal termine. Ed entrambe le volte, non senza polemiche. Nella sua onestà e genuinità di carattere, Vito Chimenti aveva comunque il cruccio (e se vogliamo anche il dente avvelenato) per non essere stato apprezzato a Catanzaro per quanto avrebbe potuto e voluto. L’ultimo periodo della sua carriera di calciatore lo trascorse a Taranto, dove giocò per due stagioni in C1 e per una in B. Il suo addio al calcio coincise con la “combine” di Taranto-Padova 1-2, ultima giornata del campionato di Serie B 1984-85, che gli costò cinque anni di squalifica insieme ad altri quattro compagni di squadra. Una “macchia” che non cancellò mai quanto fatto da calciatore, rendendolo famoso negli anni fra gli appassionati di calcio, per la bicicletta a non solo. Amici comuni trapiantati a Matera ce lo hanno sempre descritto come una persona schietta e senza fronzoli, sempre pronta a parlare di calcio, anche al bar e non solo, perché il pallone per lui era una passione da vivere sette giorni su sette. Una passione da fuoriclasse di provincia.

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