Quando Pietro Iemmello rilasciò quell’intervista a La Gazzetta dello Sport nell’aprile 2025, il Catanzaro era lanciato verso un nuovo assalto alla Serie A, con il bomber calabrese a guidare l’attacco giallorosso verso i playoff. “A Catanzaro poi ogni piccolo problema diventa gigantesco, ma era un mio sogno giocare nella squadra della mia città”, dichiarò il capitano, raccontando le difficoltà e le aspettative di essere profeta in patria. Parole che, a distanza di mesi e con la stagione 2025-26 in pieno svolgimento, assumono un valore quasi profetico per le Aquile, attualmente undicesime in classifica con 15 punti in 12 giornate.
Re Pietro, come lo chiamano i tifosi, aveva messo in guardia tutti: vestire la maglia della propria città significa moltiplicare ogni pressione, trasformare ogni momento di difficoltà in un dramma collettivo. Quella frase, pronunciata in un momento di euforia sportiva, quando i giallorossi inseguivano il sogno Serie A attraverso i playoff, oggi risuona con straordinaria attualità mentre il Catanzaro cerca continuità dopo un avvio stagionale caratterizzato da luci e ombre.
Il Re che insegue Palanca
Con 76 gol in 146 presenze e 22 assist con la maglia giallorossa, Iemmello ha già scritto pagine indelebili nella storia del Catanzaro. Una media realizzativa straordinaria – oltre 0,52 gol a partita – che lo proietta verso il mito assoluto di Massimo Palanca, leggendario attaccante che ha segnato 137 reti in 367 presenze con i colori calabresi. I numeri del capitano attuale raccontano di un bomber completo, non solo finalizzatore ma anche assistman per i compagni, capace di trascinare la squadra nei momenti cruciali.
Ma quelle statistiche impressionanti comportano un peso specifico enorme, quello stesso che Iemmello aveva lucidamente anticipato nell’intervista alla Rosea. “Ho valutato pro e contro. In realtà di pro non ce n’erano”, aveva ammesso parlando del suo ritorno a casa nel gennaio 2022, quando era fermo da otto mesi e la squadra non stava attraversando un momento brillante. Eppure quella scelta coraggiosa ha prodotto una storia d’amore calcistica che ha riportato il Catanzaro dalla Serie C fino alle semifinali playoff di Serie B per due stagioni consecutive.
Quando il sogno diventa responsabilità
L’intervista alla Gazzetta dello Sport rivelava un Iemmello consapevole del proprio ruolo: non solo attaccante e capocannoniere, ma simbolo vivente delle ambizioni di un’intera città. “Io penso a quello che posso lasciare a Catanzaro per entrare nella storia della mia città, e credo già di esserlo”, aveva dichiarato, citando il murale realizzato con Bkt dove la sua immagine compare accanto a quella di Palanca insieme ai bambini che giocano. Quella narrazione poetica dell’eredità sportiva conteneva già l’essenza della questione: vestire la maglia giallorossa significa assumersi una responsabilità che va oltre il campo.
La stagione 2025-26 sta mettendo alla prova quelle parole. Dopo le emozioni dei playoff della scorsa annata – culminati con il messaggio social alla vigilia della semifinale contro lo Spezia (“Il sogno è un qualcosa di astratto che non tocchi con mano… Ma l’idea di poterlo realizzare può cambiarti la vita”) – il Catanzaro si trova a fare i conti con una rivoluzione tecnica. L’arrivo di Alberto Aquilani in panchina, il massiccio turnover estivo e l’inserimento di numerosi volti nuovi hanno inevitabilmente comportato tempi di adattamento, con un rendimento altalenante nelle prime dodici giornate.
La piazza che amplifica tutto
Il capitano giallorosso aveva previsto perfettamente il contesto emotivo: ogni pareggio, ogni momento di appannamento viene vissuto con intensità amplificata da una piazza che ha nel DNA la passione viscerale. Con 5.748 abbonati per la stagione 2025-26, settima piazza nella speciale classifica della Serie B, il pubblico del Ceravolo rappresenta un fattore determinante, nel bene e nel male. Quella pressione, se canalizzata positivamente, può trasformarsi nella benzina più potente per inseguire traguardi storici, ma richiede capacità di gestione e maturità collettiva.
“I tifosi non vedevano l’ora, avevo bisogno di tempo”, aveva raccontato Iemmello riferendosi al suo ritorno. Quella pazienza richiesta allora per adattarsi al contesto calabrese è la stessa che oggi viene invocata per permettere al nuovo progetto tecnico di decollare. Il bomber calabrese sa che a Catanzaro non esistono mezze misure: o sei un Re o rischi di diventare un capro espiatorio, perché ogni piccola crepa si trasforma in voragine nell’emotività collettiva.
Obiettivo playoff, con realismo
Le ambizioni restano alte: Aquilani ha dichiarato fin dal suo arrivo che le sue ambizioni sono importanti, riconoscendo il valore di un club che da anni sta compiendo grandi cose. Il Catanzaro punta a confermarsi nella parte sinistra della classifica cadetta dopo due semifinali playoff consecutive, ma la strada appare più complicata del previsto in un campionato equilibratissimo dove Monza, Modena e Cesena guidano la graduatoria. Con 15 punti in 12 giornate, i giallorossi si trovano in zona playoff ma lontani dalle posizioni di vertice, chiamati a trovare continuità per risalire.
Pietro Iemmello, confermato con contratto fino al 2026, rimane il faro di questa squadra. In questa stagione ha già segnato 3 gol in 12 partite, numeri da migliorare rispetto ai suoi standard ma che confermano la sua importanza nel progetto tecnico. Il capitano conosce perfettamente i meccanismi della propria città: sa che ogni gol viene celebrato come un miracolo e ogni astinenza dal tabellino diventa un caso. Sa che giocare davanti al proprio pubblico, in quello stadio Ceravolo che può diventare un catino incandescente, significa portare sulle spalle il peso di migliaia di sogni.
“A Catanzaro poi ogni piccolo problema diventa gigantesco”: quella frase racchiude l’essenza di cosa significhi essere il capitano della propria squadra del cuore. E mentre la stagione entra nel vivo, con la consapevolezza che serve un cambio di passo per alimentare le ambizioni playoff, quelle parole profetiche pronunciate mesi fa tornano a risuonare come un monito e insieme come una promessa. Il percorso sarà accidentato, ma la meta – quella Serie A sognata da un’intera generazione di tifosi – resta lì, a portata di mano per chi saprà gestire pressioni e aspettative senza farsi travolgere.
