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venerdì 19 Dicembre 2025

Pompetti, riabilitazione a Napoli e clessidre: il messaggio è chiaro, tornerà presto

Il telefono vibra, la storia dura pochi secondi: video, clessidre. Marco Pompetti manda un segnale semplice e dritto ai suoi. Il Catanzaro lo aspetta, lui lavora. E oggi il punto è questo: Pompetti e il Catanzaro sono di nuovo una coppia che respira nello stesso ritmo, anche se per adesso il prato lo vede da lontano. La riabilitazione a Napoli è la notizia da segnare in agenda, perché racconta un percorso che si fa serio, quotidiano, senza bisogno di proclami.

Pompetti: perché la riabilitazione a Napoli conta

La ferita sportiva è di quelle che lasciano segno. Il 26 luglio in Trentino, amichevole col Napoli, uno scontro di gioco con Luis Hasa e la diagnosi: frattura lievemente scomposta del terzo distale della tibia sinistra. Il giorno dopo l’intervento a Brescia, eseguito senza intoppi. Da lì, il cammino del calciatore: immobilizzazione, carico controllato, lavoro in acqua, rinforzo muscolare, rieducazione al gesto. Nulla di improvvisato, tutto scandito da tempi medici.

In queste settimane il centrocampista ha tenuto il filo con i tifosi. Alla prima di campionato con il Südtirol, la passerella sotto la Curva e un messaggio social che vale più di mille parole: sentirsi abbracciato, promettere un “a presto” che non è frase di circostanza. Lo abbiamo raccontato qui: il giorno dell’ovazione al Ceravolo. Oggi la cartolina è Napoli, che per Pompetti diventa una routine di sedute, terapie, misurazioni. L’ora della pazienza, quella vera.

Pompetti infortunio: cosa è successo, cosa succede adesso

Il contrasto in mezzo al campo, l’impatto, il dolore secco. Non serve romanzare. Serve ricordare che l’infortunio non è solo una voce nel bollettino: è un cambio di stagione per il suo reparto. Il Catanzaro ha dovuto ritarare il rombo del centrocampo, alternando qualità sul primo passaggio e gamba sulle seconde palle. Il rientro non si misura a giorni su un calendario — non è questo il luogo per fare previsioni — ma in step superati: deambulazione piena, forza simmetrica, ritorno alla corsa lineare, poi cambi di direzione, infine campo vero. Le clessidre della storia Instagram parlano proprio di questo: tempo e lavoro.

Pompetti e il rientro: cosa può cambiare nel Catanzaro

Qui entra la parte di campo, quella che piace a chi il pallone lo mastica. Con Pompetti al cento per cento, l’uscita bassa del Catanzaro di Aquilani si fa più pulita. Il piede è educato, la testa gira prima, i tempi del pressing si leggono meglio. È il classico centrocampista che ti sposta piccole cose per novanta minuti: la ricezione orientata che accorcia una pressione, il passaggio che ti salta una linea, la palla inattiva battuta con criterio. Non è un fuoco d’artificio, è una corrente elettrica che tiene acceso il motore.

Nel frattempo, la squadra ha dovuto inventarsi alternative. La mediana ha guadagnato chili e corsa, ma ha perso un filo di lucidità nell’ultimo terzo. È normale: quando togli il regista che ti lega due fasi, gli altri fanno un passo in più nel fango. Lavoro e minuti stanno aggiustando le cose, ma l’idea resta nitida: il rientro di Pompetti significa restituire al gioco due ingredienti che oggi vanno e vengono, verticalità e pazienza nella rifinitura centrale.

Un gruppo che lo aspetta

A dirla tutta è anche una questione emotiva. In estate il gruppo è cambiato tanto, diciassette arrivi e la necessità di costruire gerarchie nuove. Pompetti, classe 2000, era uno di quelli che tenevano il filo tra vecchi e nuovi, campo e spogliatoio. La sua presenza allo stadio, la sua camminata sotto i distinti, sono dettagli che pesano. È così che si cementa una stagione: con i pezzi che si aspettano e si riconoscono.

Le prossime settimane: tra calendario e attese

Il campionato non aspetta nessuno. Il Catanzaro viaggia, somma minuti e si misura con una Serie B che non perdona le mezze misure. Qui il discorso si fa semplice: ogni punto preso oggi è benzina nel serbatoio quando torneranno gli assenti. E quando Pompetti tornerà ad accendere il gioco da dentro, l’inerzia potrà cambiare in fretta. Non serve premere sull’acceleratore dei tempi: serve arrivare pronti al momento in cui il numero 21 rimetterà gli scarpini giusti.

Nel frattempo, restano due certezze. La prima: il gruppo ha metabolizzato l’assenza senza tradire l’idea di gioco. La seconda: il ragazzo ha la testa dove deve stare, tra palestra e campo, tra video e protocolli. Lo si capisce dal modo in cui comunica: poco, essenziale, giusto. A chi gli sta intorno basta e avanza.


Il calcio è pieno di ritorni che cambiano stagioni. Questo potrebbe essere uno di quelli. Le clessidre scorrono, ma il messaggio è chiaro: Pompetti-Catanzaro è un binomio che non si è spezzato, si è solo messo in pausa. E quando la pausa finirà, la palla farà di nuovo il suo rumore. Quello buono.

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