La tensione è esplosa al termine di Mantova-Catanzaro 1-3, quando il nervosismo accumulato da Davide Possanzini ha trovato sfogo in un alterco con alcuni membri dello staff tecnico di Alberto Aquilani. Una scena che testimonia plasticamente lo stato d’animo di un allenatore sul filo del rasoio, dopo la settima sconfitta stagionale che lascia il Mantova sempre più invischiato nell’ultimo posto della classifica. Non è stata solo una questione di singole incomprensioni post-gara: il clima al “Martelli” si è surriscaldato progressivamente, con il difensore Cella protagonista di un momento di nervosismo tale da richiedere l’intervento calmante di De Maio e altri compagni e membri dello staff. Il calcio, si sa, amplifica emozioni e pressioni, ma quanto accaduto mercoledì sera racconta di una squadra e di un tecnico che stanno attraversando la fase più delicata della stagione.
Una rimonta che brucia per il Mantova di Possanzini
Il Mantova aveva iniziato benissimo la partita, passando in vantaggio dopo appena sette minuti grazie al gol dell’ex Leonardo Mancuso, perfetto nell’insaccare con un destro potente su assist di Bragantini. Per oltre un’ora i virgiliani hanno tenuto testa al Catanzaro, sfiorando anche il raddoppio e controllando il possesso palla con quella filosofia di gioco che, finora, si è rivelata sterile in termini di risultati. Ma nella ripresa è cambiato tutto: il Catanzaro ha alzato il baricentro, ha aggredito con maggiore intensità e ha ribaltato completamente l’inerzia del match. Prima l’autogol di Zan Majer al 68′, il secondo stagionale per il difensore sloveno, poi la perla di Cisse al 75′ e infine il sigillo di Favasuli all’80’, chiudendo una rimonta da incubo completata in appena undici minuti.
Quella che sembrava una serata di riscatto per Possanzini e i suoi si è trasformata nell’ennesima doccia fredda, certificando tutte le fragilità di una squadra che crea, ma non concretizza, e che difende con troppe lacune nei momenti decisivi.
Davide Possanzini: Un allenatore sotto pressione
Il nervosismo di Possanzini non è nato improvvisamente al triplice fischio finale. È il frutto di settimane difficilissime, di una posizione in panchina ormai costantemente messa in discussione e di una pressione mediatica crescente. Lo stesso tecnico marchigiano lo aveva ammesso senza filtri già dopo la sconfitta di Bari: “Io in discussione? Ogni giorno mi ci metto”. Parole che rivelano la consapevolezza di chi sa di essere sull’orlo del baratro, ma che allo stesso tempo cerca di mantenere unito lo spogliatoio e di continuare a lavorare con professionalità. Dopo il ko con il Catanzaro, tuttavia, quella maschera di compostezza ha ceduto, lasciando emergere tutta la frustrazione accumulata.
Possanzini non è un tecnico improvvisato: è stato lui a guidare il Mantova dalla Serie C alla B nella stagione 2023-24, conquistando una storica promozione con quattro giornate d’anticipo, e soprattutto a salvarlo nella difficile prima stagione cadetta 2024-25, centrata all’ultima giornata. Ma questa nuova annata si sta rivelando un ostacolo troppo alto per una squadra costruita con limiti evidenti, come lo stesso allenatore ha riconosciuto: “Abbiamo dei limiti, ma non siamo da ultimo posto”. Una frase che suona quasi come un grido di dolore, la rivendicazione di una dignità tecnica che la classifica, purtroppo, non rispecchia. Il Mantova è primo in Serie B per tiri tentati ma fatica maledettamente a trovare la porta e, soprattutto, a segnare. E quando costruisce un vantaggio, come accaduto questa sera, non riesce a gestirlo, crollando sotto i colpi di squadre più ciniche ed esperte come il Catanzaro.
Il Catanzaro trova continuità
Dal punto di vista giallorosso, la vittoria al “Martelli” assume un peso specifico enorme. Dopo un inizio di stagione complicatissimo, con otto giornate senza vittorie che avevano messo in discussione il progetto tecnico di Aquilani, il Catanzaro ha centrato il secondo successo consecutivo, confermando i segnali di crescita mostrati nelle ultime uscite. La squadra calabrese ha saputo gestire lo svantaggio iniziale senza scomporsi, è rimasta ordinata e compatta nella fase difensiva e poi ha colpito con freddezza nella ripresa, approfittando proprio del nervosismo e della fragilità psicologica degli avversari.
La rimonta di Mantova certifica un cambio di passo mentale per i giallorossi: non è più la squadra fragile e confusionaria delle prime giornate, ma un gruppo che ha ritrovato consapevolezza, equilibrio e, soprattutto, capacità di reagire nei momenti difficili. Il gioco di Aquilani, basato su possesso palla e pressione alta, sta finalmente iniziando a produrre risultati concreti, e i tre punti conquistati in Lombardia allontanano ulteriormente il Catanzaro dalle zone calde della classifica.
Cosa resta dopo il nervosismo
Il clima infuocato del post-partita al “Martelli” è destinato a lasciare strascichi. Per il Mantova, la situazione si fa sempre più complicata: il calendario non concede respiro (domenica c’è la trasferta di Genova contro la Sampdoria) e la posizione di Possanzini appare appesa a un filo. La società del presidente Piccoli ha scelto finora di confermare il tecnico della promozione, ma un’altra sconfitta potrebbe cambiare definitivamente le carte in tavola.
Per il Catanzaro, invece, la vittoria di Mantova rappresenta un ulteriore tassello nel percorso di crescita: la squadra di Aquilani ha dimostrato carattere e personalità, virtù indispensabili per affrontare un campionato lungo e impegnativo come la Serie B. Il nervosismo di Possanzini, in fondo, è l’altra faccia della medaglia della freddezza ritrovata dai giallorossi: due stati d’animo opposti che fotografano perfettamente i destini divergenti di due squadre che, fino a poche settimane fa, condividevano lo stesso problema dell’assenza di vittorie. Ora il Catanzaro guarda avanti con rinnovato ottimismo, mentre il Mantova affonda sempre più nel baratro della crisi, tecnica e soprattutto psicologica.
