A quarantotto ore dall’esordio stagionale, la Primavera del Catanzaro entra nel conto alla rovescia. Domenica il primo turno di Coppa Italia Primavera contro il Venezia inaugurerà una stagione speciale, la prima dopo la promozione in Primavera 2, e a dettare il passo è la voce di Massimo Costantino. Il tecnico giallorosso ha fissato la cornice valoriale del progetto con parole semplici e nette ai microfoni dell’US:
«Finalmente si inizia, non vedevamo l’ora di tornare in campo. Ci approcciamo con grande entusiasmo, abbiamo fatto un ottimo ritiro e stiamo lavorando bene. Sappiamo le difficoltà della Primavera 2, ma prepariamo una squadra che, da neopromossa, possa ben figurare: l’obiettivo è formare atleti che possano essere il futuro del club, con i tempi giusti. In bocca al lupo a tutti, ragazzi e staff». È una dichiarazione d’intenti che racconta molto più di una vigilia: chiarisce priorità tecniche, ribadisce una cultura del lavoro e chiama a raccolta un gruppo che, nel giro di dodici mesi, è passato dall’essere sorpresa a voler diventare realtà stabile del panorama giovanile.
Entusiasmo e identità: la continuità come scelta strategica
Nel mondo del settore giovanile, dove i cicli possono essere rapidi e le rose cambiano pelle con naturalezza, la vera ricchezza è la continuità del metodo. Costantino l’ha rimarcata partendo dal ritiro: sedute intense, correzioni puntuali, attenzione ai micro-dettagli (posizionamenti preventivi, distanze tra reparti, gestione delle transizioni), senza perdere di vista l’orizzonte formativo. Il messaggio ai giocatori è chiaro: competere sì, ma attraverso una identità riconoscibile, capace di resistere alla pressione dei risultati e di resistere, soprattutto, al vento delle prime difficoltà. In questa prospettiva, la gara con il Venezia è più di un debutto: è il primo set-point psicologico della stagione, il banco di prova in cui misurare la tenuta delle idee e la qualità delle relazioni in campo—quelle che, nella scorsa annata, hanno spinto i giallorossi alla promozione e a una consapevolezza nuova.
Per ragioni tecniche e di percorso, l’entusiasmo evocato dal mister è un capitale da investire con intelligenza. Tra i cardini non negoziabili rientrano la cura del possesso nella metà campo avversaria, l’aggressività ordinata senza palla e una rest-defence corta, capace di autorizzare coraggio davanti senza esporre troppo la linea alle ripartenze. Si tratta di concetti spesso citati nel professionismo, ma che nel vivaio assumono un valore didattico ancora più alto: educano a leggere il gioco, a scegliere quando accelerare e quando rallentare, a riconoscere la palla “utile” rispetto a quella solo “spendibile”.
Il salto in Primavera 2: cosa cambia davvero per il Catanzaro
Il passaggio di categoria comporta un cambio di intensità media, di altezza del pressing e, soprattutto, di qualità delle letture richieste nei duelli. In Primavera 2 gli errori si pagano presto e cari, i tempi di giocata si accorciano e la fisicità degli avversari impone una maggiore pulizia tecnica nel primo controllo. Da qui deriva l’insistenza di Costantino sul lavoro “dentro e fuori dal campo”: dentro, affinando automatismi e princìpi; fuori, curando la dimensione mentale con cui affrontare un contesto più esigente. La sfida non è soltanto “reggere” l’impatto, ma portare il proprio calcio dentro il nuovo livello, senza rinunciare a niente: pressing organizzato, uscite codificate dalla prima costruzione, riaggressione immediata dopo la perdita.
Il merito del percorso giallorosso recente è aver legato risultati e crescita individuale. Non è un dettaglio: nei campionati giovanili la priorità è formare, ma la formazione migliore avviene quando si impara competendo. Per questo, il Catanzaro non potrà permettersi zone grigie: nei duelli di catena laterale, nelle seconde palle, nelle palle inattive—luoghi in cui spesso si decidono le partite giovanili—dovrà esibire concentrazione adulta e fame “da debuttante”. È il mix che ha fatto la differenza un anno fa e che oggi viene riproposto a un piano superiore.
Venezia, primo esame: letture, ritmo e dettagli
Il Venezia Primavera è avversario tradizionalmente organizzato, capace di alternare fasi di palleggio ordinato a uscite verticali rapide sugli esterni. In gare così l’inerzia si piega sui dettagli: tempi di pressione sulla prima costruzione, coperture preventive della mezzaluna per proteggere l’area sui cross, e scelta del rischio nella gestione del possesso. Il Catanzaro dovrà cercare di alzare il ritmo quando l’avversario allunga le distanze tra i reparti, ma anche saper abbassare il battito nei momenti in cui la partita chiede respiro, magari congelando palla con una circolazione ragionata per poi cambiare lato e colpire sul lato debole.
La qualità del primo passaggio sarà la bussola. Se la prima uscita è pulita e “mette in vantaggio” il ricevitore, si possono creare 2 contro 1 sulle corsie e invitare la mezzapunta al classico taglio dentro-fuori. In fase di non possesso, la densità centrale dovrà impedire al Venezia di rifinire tra le linee, spingendo la manovra esternamente dove i raddoppi sono più naturali. In più, palle inattive: in Coppa, spesso, decidono. Sarà cruciale difendere con attenzione “zona-porto” e, in attacco, variare soluzioni tra battuta tesa sul primo palo e cross arretrato, per non diventare leggibili. È in questi frammenti che una neopromossa può giocare alla pari, trasformando la partita in una sequenza di episodi favorevoli.
“Formare atleti per il futuro”: la rotta tecnica e il senso del progetto
L’osservazione più importante di Costantino è, in realtà, la più semplice: «L’obiettivo è formare atleti che possano, con i tempi giusti, essere il futuro del club». In una città che vive di calcio e che negli ultimi anni ha ritrovato ambizione e respiro nazionale, la Primavera è un investimento strategico per il Catanzaro. Significa selezionare e sviluppare profili con caratteristiche moderne—tecnica in corsa, resistenza al duello, lettura della pressione—senza accelerare tappe che hanno bisogno di essere metabolizzate. La filiera con la prima squadra, il dialogo metodologico, la condivisione di un vocabolario tattico comune sono i ponti che accorciano la distanza tra i sogni e la realtà professionistica.
Sul piano culturale, poi, c’è un altro messaggio potente: il noi prima dell’io. La dedica finale del mister—«In bocca al lupo a tutti, ragazzi e staff»—non è un semplice augurio, ma la conferma di un ecosistema in cui ogni funzione conta: preparatori, match analyst, staff sanitario, responsabili dell’area tecnica, collaboratori del vivaio. È lì che si costruisce la competitività quotidiana, ed è da lì che si misura il salto di qualità di un settore.
Una promessa
La Coppa Italia Primavera è la porta d’ingresso ideale per una neopromossa: gara secca, margini sottili, possibilità reale di confrontarsi e misurarsi subito. A due giorni dal calcio d’inizio, il Catanzaro si presenta con idee chiare, entusiasmo e la volontà di far valere la propria identità, senza complessi. La promessa è scritta nelle parole del tecnico: lavorare per “ben figurare” mantenendo il profilo educativo del progetto. La chiamata è per i tifosi e per la città: seguire la Primavera non è un atto di nicchia, ma un modo per riconoscere e sostenere il futuro giallorosso. Perché dall’energia di questi ragazzi passa una parte della crescita complessiva del club.
Il debutto contro il Venezia dirà subito qualcosa: non la verità definitiva—quella non appartiene alle prime partite—ma il livello di prontezza, la qualità delle letture sotto pressione, la capacità di stare dentro la gara quando il vento cambia. È in quelle pieghe che si riconoscono i gruppi destinati a crescere. Il Catanzaro ci arriva con un allenatore che ha chiari i fondamenti e con una squadra che ha imparato a stare insieme. Da oggi, però, c’è di più: la sfida di dimostrare che la promozione non è stato un traguardo, ma un punto di partenza.