L’inizio che ti proietta dentro la stagione con fiducia e consapevolezza. Sul campo del Venezia Primavera, i ragazzi di Massimo Costantino hanno firmato una vittoria larga e, soprattutto, autorevole: 1-5 nel primo turno di Coppa Italia Primavera, con un primo tempo devastante chiuso sullo 0-3 grazie alla tripletta di Ardizzone. Nella ripresa, i sigilli di Gjoka e Cosentino hanno completato un pomeriggio perfetto per un gruppo neopromosso in Primavera 2 e deciso a prendersi spazio e rispetto fin da subito. Il successo vale l’accesso al turno successivo contro il Cittadella, primo snodo già significativo del cammino giallorosso.
Un primo tempo da grande squadra
Il dato che salta agli occhi è il parziale all’intervallo: 0-3. Non un lampo casuale, ma la fotografia di una squadra entrata in campo con idee chiare e un’aggressione alta che ha messo in difficoltà il primo possesso dei lagunari. Il Catanzaro ha letto bene tempi e spazi, scegliendo di alzare il baricentro e di accorciare con i centrocampisti sulle seconde palle. Ne è venuta fuori una fase di pressione lucida, mai frenetica, da cui sono scaturite tre palle-gol trasformate in altrettante reti da Ardizzone, chirurgico sia nell’attacco della profondità sia nelle conclusioni dall’interno dell’area. Il vantaggio iniziale ha sbloccato gamba e testa; raddoppio e tris hanno telecomandato la gara su un binario favorevole, permettendo alle Aquile di gestire senza perdere intensità.
Le chiavi tattiche: ampiezza, tempi di inserimento e riaggressione
Se il punteggio racconta molto, la lettura tattica spiega il resto. Il Catanzaro ha alternato con intelligenza ampiezza e attacchi interni: esterni larghi per allungare la linea difensiva veneziana, mezzali pronte a tagliare tra terzino e centrale, punta centrale a cucire corto quando serviva abbassare il ritmo e a scappare alle spalle quando la pressione avversaria si alzava. Decisiva la riaggressione immediata dopo palla persa, che ha impedito al Venezia di uscire pulito e ha alimentato una serie di recuperi offensivi sfociati nei gol del primo tempo. Nei duelli individuali, i giallorossi hanno vinto tanti contrasti “di secondo contatto”, segno di brillantezza atletica ma anche di organizzazione: il campo è stato occupato bene, con distanze corte e linee sempre pronte a chiudersi.
Ardizzone, firma d’autore: tripletta e leadership
I numeri danno sostanza alle sensazioni: tre reti di Ardizzone in 45 minuti non capitano per caso. La prima conclusione ha dato fiducia, la seconda ha fatto esplodere la squadra, la terza ha indirizzato la qualificazione. Ma al di là del tabellino, colpisce la completezza della prestazione: attacco della profondità con i tempi giusti, freddezza davanti al portiere, disponibilità nel primo pressing. Una leadership silenziosa che si è tradotta nel fare la cosa semplice al momento giusto, quasi sempre orientata alla porta. Per un gruppo giovane, avere già un riferimento così puntuale dentro l’area è un plus che può spostare l’inerzia delle partite.
Gjoka e Cosentino chiudono il cerchio
Con il Venezia costretto a sbilanciarsi per riaprirla, il Catanzaro ha avuto il merito di non accontentarsi e di tenere alta l’attenzione. Il gol di Gjoka e la rete di Cosentino hanno confermato la profondità delle soluzioni offensive giallorosse. Due marcature che raccontano una squadra con diversi uomini a bonus e con una panchina coinvolta, altra nota lusinghiera se rapportata al periodo dell’anno e al naturale rodaggio iniziale.
Personalità da neopromossa (che non sembra una neopromossa)
La promozione in Primavera 2 porta entusiasmo e, talvolta, un pizzico di incoscienza positiva. A Venezia si è vista però personalità strutturata: gestione dei momenti, capacità di alzare e abbassare i giri del motore, lettura matura dei duelli. Il confronto fisico non ha spaventato; anzi, in diverse situazioni la squadra di Costantino ha imposto i propri tempi, anche quando il match si è fatto più spezzettato. È un segnale che va oltre il risultato: suggerisce che la base di lavoro costruita nel pre-campionato è solida e che i principi sono stati assorbiti con efficacia.
Che cosa resta (e che cosa verrà con il Cittadella)
Restano il punteggio rotondo e una dose massiccia di autostima, ma soprattutto restano elementi tecnici utili alla crescita: la qualità del primo pressing, la pulizia dell’uscita bassa quando il Venezia ha provato ad alzare la pressione, la varietà delle soluzioni offensive (ampiezza, inserimenti interni, transizioni). Più avanti nel torneo servirà migliorare la gestione dei minuti successivi ai gol – fisiologicamente la squadra ha abbassato un filo l’attenzione – e continuare a ruotare uomini e posizioni senza perdere equilibrio, perché il calendario di Primavera 2 richiederà continuità di prestazione e profondità di rosa.
Il prossimo passo si chiama Cittadella: una partita differente per contesto tattico e per caratteristiche dell’avversario, ma con la stessa valenza mentale. Il Catanzaro arriva all’appuntamento sapendo di poter contare su una spina dorsale credibile, su giocatori già capaci di incidere in zona-gol e su un’idea precisa di come comandare le partite. È il miglior viatico per una stagione che chiede assestamento sì, ma anche coraggio: quello visto a Venezia non è negoziabile.
Sintesi: Venezia–Catanzaro 1–5 (Coppa Italia Primavera, primo turno). Parziale 0–3 all’intervallo. Marcatori giallorossi: Ardizzone (3), Gjoka, Cosentino. Catanzaro neopromosso in Primavera 2; al prossimo turno sfiderà il Cittadella.
Per i tifosi giallorossi è un segnale concreto: la Primavera c’è, è affamata e vuole prendersi la scena. Il viaggio è appena cominciato; le fondamenta, però, sono state gettate con forza. Avanti Aquilotti.