Certe immagini raccontano il calcio meglio di qualsiasi tabellino. Nello spogliatoio del “Mapei”, la maglia numero 93 della Reggiana, quella di Mathis Lambourde, piegata sul lettino e immortalata da Alphadjo Cisse. Due cuori rossi in una storia Instagram bastano a spiegare il resto: uno scambio di maglia che vale più di mille parole. Un gesto semplice, antico, ma capace di raccontare il calcio meglio di tante polemiche da moviola.
Un legame nato a Verona
Lo ha detto lo stesso Cisse in conferenza stampa dopo la doppietta contro la Reggiana:
“Con Lambourde ho un grande rapporto, per me è come un fratello. Lo scorso anno eravamo insieme all’Hellas Verona.”
Non sono frasi di circostanza. Chi ha vissuto spogliatoi lo sa: certe intese vanno oltre il campo, oltre i colori della maglia. Sono rapporti che nascono tra un allenamento e una trasferta, cementati da sogni comuni e dalla stessa fatica quotidiana.
Oggi Cisse veste il giallorosso del Catanzaro, Lambourde il granata della Reggiana. Ma entrambi portano addosso l’impronta dell’Hellas Verona, la casa calcistica che li ha formati e lanciati verso il calcio dei grandi.
L’abbraccio dopo la battaglia
I novanta minuti del “Mapei” sono stati duri, intensi, giocati col coltello tra i denti. In campo non c’è spazio per i sentimentalismi. Ma al fischio finale, ecco il momento che riporta tutto alla dimensione più vera di questo sport: Cisse e Lambourde che si cercano, si stringono la mano e si scambiano la maglia.
Un rito che nel calcio moderno qualcuno definisce folclore, ma che in realtà resta uno dei gesti più puri. L’attaccante trevigiano di origini guineane e il francese sbarcato in Italia per inseguire un pallone: due destini paralleli, due giovani che hanno incrociato la propria strada a Verona e che ora continuano su binari diversi, senza dimenticare il rispetto reciproco.
Un segnale al calcio dei grandi
In un’epoca in cui si parla più di VAR, fuorigioco semi-automatici e proteste che di gioco, il gesto di Cisse e Lambourde è una boccata d’aria fresca. Ricorda che prima di essere avversari, i calciatori sono ragazzi. Hanno legami, amicizie e storie da raccontare.
Il calcio è fatto di rivalità, certo. Ma anche di gesti che insegnano. E ieri il campo del “Mapei” ha regalato spettacolo tecnico e agonistico, mentre fuori dal campo due giovani hanno regalato un’immagine di rispetto e stima reciproca.
Per i tifosi del Catanzaro, vedere Cisse esultare sotto la curva con quella cattiveria agonistica è stato un brivido. Per il ragazzo, però, il post partita ha avuto un altro sapore: un momento condiviso con chi ha camminato al suo fianco nel percorso di crescita.
Un abbraccio, una maglia, una foto. Gesti semplici, che rendono grande il calcio. E chissà che un giorno non li si riveda insieme con la stessa maglia addosso. Per ora restano divisi dai colori, ma uniti dalla stessa passione.