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mercoledì 22 Ottobre 2025

Floccari: “Quei 140 chilometri con papà verso Catanzaro furono l’inizio di tutto”

Centoquaranta chilometri al giorno, andata e ritorno, tra Vibo Valentia e Catanzaro. Un padre che non mollava, un ragazzino con la fame negli occhi e un sogno che sembrava troppo grande per un paesino del Sud dove gli osservatori non arrivavano mai. Sergio Floccari ha iniziato tutto lì, nel settore giovanile giallorosso tra il 1995 e il 1997, quando il calcio era fatica pura e la Serie A sembrava un miraggio lontano. Oggi, a distanza di quasi trent’anni, l’ex attaccante di Lazio, Atalanta e Messina ripercorre in un’intervista alla Gazzetta dello Sport quel percorso straordinario che lo ha portato dalla provincia calabrese ai palcoscenici della massima serie, segnando alla Juventus e conquistando una Coppa Italia.​

I sacrifici dell’adolescenza giallorossa

“È stata tosta”, racconta Floccari ricordando quegli anni di formazione al Catanzaro. Nato a Vibo Valentia negli anni Ottanta, cresciuto a Nicotera, si è trovato a fare i conti con una realtà calcistica ancora poco strutturata: “Da noi mica venivano gli osservatori. Con papà, per andare ad allenarmi a Catanzaro, facevo più di cento chilometri ad andare e poi altri cento a tornare”. Una routine massacrante per un adolescente, che molti coetanei non capivano: “Molti miei compagni mi chiedevano ‘ma chi te lo fa fare?’. Io avevo fame, volevo emergere e non ho mai avuto paura di sacrificarmi”. Il settore giovanile giallorosso di metà anni Novanta non godeva della stessa attenzione riservata alla prima squadra, come lo stesso Floccari ha rivelato in un’intervista successiva: “Nel settore giovanile del Catanzaro non c’era tantissima attenzione. Erano anni diversi in cui si puntava molto sulla prima squadra”.​

Nonostante l’impegno, Floccari non riuscì mai ad assaggiare la prima squadra del Catanzaro. Nel 1997, dopo due anni nelle giovanili giallorosse, il giovane attaccante decise di tentare la fortuna altrove, iniziando un lungo pellegrinaggio che lo portò prima ad Avezzano (dove la squadra poi fallì), poi in Veneto a Montebelluna e Mestre. Fu proprio in quei momenti, lontano dalla Calabria e dalla famiglia, che Floccari rischiò di mollare tutto: “Dopo il primo anno al Montebelluna mi sentivo un po’ solo, così mi venne voglia di tornare indietro. Mio padre mi chiamò e mi disse: ‘che torni a fa’?’. Mi ha dato tanta forza”.​

La doppietta che chiuse il cerchio

Il senso di quei viaggi infiniti con papà tra Vibo e Catanzaro si materializzò anni dopo, in una sera del 2006 allo stadio San Filippo di Messina. Sergio Floccari, appena arrivato in Serie A, segnò una doppietta alla Juventus di Buffon, Cannavaro, Vieira e Trezeguet. “Il primo gol: scatto in profondità, supero in velocità Cannavaro e infilo Buffon. Un sogno per uno che fino a due anni prima li usava alla PlayStation. Mio padre credo abbia fatto le ripetute sui gradoni della tribuna. Quella sera ho visto i suoi occhi commossi. Tutti quei viaggi e quei chilometri percorsi avevano trovato un senso. È stato come chiudere un cerchio”. Quella doppietta rappresentò la consacrazione definitiva per un attaccante che si definiva “operaio del pallone”, non per limiti tecnici, ma per il percorso compiuto: “Lo 0,2% di chi parte dalle serie minori poi riesce a raggiungere la Serie A. Io sono contento di far parte di questa nicchia”.​

Dopo Messina, la carriera di Floccari decollò: Atalanta con Delneri, Genoa con Gasperini, e poi la Lazio di Reja, dove vinse la Coppa Italia nel 2013 contro la Roma e segnò il gol decisivo al 94′ contro la Juventus in semifinale. Undici squadre in vent’anni, 74 gol in Serie A, e due convocazioni in Nazionale senza mai esordire: “Forse la Nazionale è il mio rimpianto. Ai miei tempi per essere chiamati c’era bisogno che in attacco scoppiasse un’epidemia”. Oggi Floccari studia a Londra per diventare direttore tecnico, forte di un’esperienza maturata anche come coordinatore del settore giovanile del Monza.​

Un legame mai dimenticato

Nonostante la carriera lo abbia portato lontano dalla Calabria, Floccari non ha mai dimenticato le radici e il Catanzaro, la squadra che per prima gli diede una chance. In un’intervista rilasciata a uscatanzaro.net nel 2022, l’ex attaccante aveva parlato con affetto del club giallorosso, elogiando la crescita della società e il campionato di vertice disputato in quella stagione: “Ho visto che il Catanzaro sta facendo un grandissimo campionato di vertice e ha una squadra molto forte”. Parole che testimoniano un legame mai spezzato, anche se consumato solo nella memoria di quei 140 chilometri percorsi insieme a papà, quando tutto sembrava impossibile e invece stava per cominciare.​

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