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giovedì 18 Dicembre 2025

Sosta Nazionali, rivoluzione FIFA: da settembre 2026 stop di 3 settimane

Il calendario l’hanno sparecchiato loro, quelli di FIFA. E stavolta non è un ritocchino: dopo il Mondiale 2026, la prima pausa stagionale di settembre diventerà un rettilineo lungo tre settimane. Dal 21 settembre al 6 ottobre si fermerà quasi tutto, perché l’idea è semplice quanto dirompente: concentrare in un solo blocco le partite delle Nazionali e cancellare la sosta di ottobre. Le altre finestre restano — novembre, marzo e giugno — ma l’avvio di stagione cambia fisionomia.

Per capirci: meno tira e molla tra club e selezioni, viaggi in andata e ritorno ogni tre weekend, rientri il venerdì notte e partite la domenica col fiato corto. «Siamo arrivati a un punto in cui il cambiamento è inevitabile», ha spiegato David Terrier di FIFPRO, il sindacato dei calciatori, che da anni chiede di tagliare il sovraccarico. Tradotto al bar dello sport: si prova a proteggere gambe e teste, spalmando gli impegni in modo più umano.

Cosa cambia per chi vive di club (noi compresi)

Mettiamola così: a settembre non ci sarà più il “mordi e fuggi” che ti spezza il ritmo dopo tre giornate. Con un blocco unico di tre settimane, gli allenatori avranno due strade. La prima: dare riposo vero a chi rientra dall’estero, senza costringerlo a scendere in campo 48 ore dopo un intercontinentale. La seconda: usare la pausa come mini–ritiro per chi resta a casa, alzando i giri del motore con lavori mirati e amichevoli a porte chiuse.

Per una realtà come il Catanzaro, significa soprattutto due cose. Primo: tempo per integrare i nuovi dentro i meccanismi, senza correre. Secondo: recupero degli acciaccati senza l’ansia del “stringi i denti che domenica giochiamo”. Niente alibi, però: quando riparti dopo tre settimane, il conto te lo presenta subito il campo. Se arrivi molle, prendi schiaffi. Se arrivi carico, metti insieme una striscia.

Bar dello sport, ma coi dati: perché ha senso

Non serve un laboratorio per capirlo: in avvio di stagione il rischio infortunio cresce con i carichi che si impennano e i viaggi che stravolgono i cicli di recupero. Un’unica finestra lunga riduce i “picchi” e toglie al club la roulette russa del rientro last minute. Per i giocatori, significa più giorni di lavoro omogenei, meno dispendio a fisarmonica, più possibilità di presentarsi al campionato con le batterie davvero ricaricate.

Sul fronte spettacolo, c’è un compromesso: a settembre si gioca meno coi club, ma rientri a ottobre senza ulteriori pause a stretto giro — e questo aiuta il ritmo della stagione. Il tifoso avrà un “buco” più largo all’inizio, ma poi potrà godersi un blocco autunnale più continuo. E in TV? Meno spezzatino, più continuità quando riparte il torneo.

La voce dei protagonisti (e il sottotesto)

La riforma nasce ascoltando chi il calcio lo fa davvero. FIFPRO ha spinto, FIFA ha messo la firma. Le Federazioni si prendono il loro spazio, i club hanno un terreno più stabile su cui progettare. Il sottotesto è chiaro: longevità e benessere degli atleti. Meno “tira la carretta e vedi tu”, più pianificazione. Non basterà da sola — nessuna soluzione è magica — ma è un primo passo sensato in un’epoca in cui il numero di partite esplode e l’asticella fisica sta sempre un gradino più in alto.


Il punto è questo: ci stanno dicendo che la stagione si costruisce anche nelle pause. A settembre avremo tre settimane per mettere mattoni, non cerotti. E quando torneremo al Ceravolo, lo capiremo subito dal primo controllo e dalla prima pressione fatta coi tempi giusti. Se senti il rumore secco del pallone e non quello delle caviglie che scricchiolano, allora sì: questa rivoluzione aveva un senso.

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