Il pareggio per 3-3 maturato al “Nicola Ceravolo” lascia in eredità una sensazione agrodolce, sospesa tra l’orgoglio per una rimonta di carattere e il rammarico per una vittoria sfumata all’ultimo respiro. Ma se il calcio è fatto di emozioni, l’analisi fredda dei dati ci restituisce una fotografia ancora più nitida e, per certi versi, spietata della gara. Le statistiche di Catanzaro-Pescara raccontano una storia di dominio territoriale giallorosso quasi totale, contrapposto a un’efficacia chirurgica, quasi spaventosa, della squadra abruzzese. I numeri non mentono: il Catanzaro ha prodotto, creato e schiacciato l’avversario, ma ha pagato a carissimo prezzo ogni singola distrazione difensiva, in una serata dove la legge del “gol sbagliato, gol subito” si è applicata con scientifica crudeltà. Analizziamo nel dettaglio i numeri di una partita folle.
Catanzaro-Pescara, dominio territoriale giallorosso: possesso e volume di gioco
Il primo dato che balza agli occhi osservando la panoramica della partita è il possesso palla: 57% per il Catanzaro contro il 43% del Pescara. Non è un possesso sterile, quello della squadra di Aquilani, ma una gestione della sfera che ha portato a completare ben 357 passaggi precisi (su 417 tentati), contro i soli 239 degli ospiti. Questo differenziale di oltre 100 passaggi testimonia come il pallino del gioco sia stato saldamente nei piedi di Petriccione e compagni.
Il Catanzaro ha cercato di scardinare la difesa abruzzese con pazienza e qualità, come dimostra la precisione nei passaggi del 79% nella metà campo avversaria, un dato elevato per la categoria. Tuttavia, c’è un numero che deve far riflettere: nonostante questa mole di gioco, gli ingressi nel terzo offensivo sono stati 40 per i giallorossi contro i ben 56 del Pescara. Questo apparente contrasto suggerisce una chiave tattica precisa: mentre il Catanzaro manovrava avvolgendo l’avversario, il Pescara verticalizzava immediatamente appena recuperata palla, sfruttando le ripartenze per ribaltare il fronte con meno passaggi ma più rapidità.
L’attacco: bombardamento giallorosso vs cecchini abruzzesi
È nella sezione dei tiri che il paradosso di questo 3-3 diventa evidente. Il Catanzaro ha scagliato verso la porta avversaria la bellezza di 19 tiri totali, contro gli appena 8 del Pescara. Di questi 19 tentativi, ben 12 sono arrivati dall’interno dell’area di rigore. Questo è un dato tattico fondamentale: le Aquile non hanno tirato a caso da fuori (solo 7 volte), ma sono riuscite a portare il pallone in zona pericolosa con costanza.
Il dato più eclatante, però, riguarda i tocchi nell’area avversaria: 30 per il Catanzaro contro 12 per il Pescara. In pratica, i giallorossi hanno vissuto nell’area avversaria quasi il triplo del tempo rispetto agli ospiti. Eppure, il risultato è lo stesso. Perché? La risposta sta nelle grandi occasioni da rete mancate: il Catanzaro ne ha fallite 3, mentre il Pescara, pur avendone costruite 4 totali (dato aggregato di “grandi occasioni”), si è dimostrato letale nel convertire le situazioni sporche. È mancato quel killer instinct definitivo per chiudere la gara sul 3-2, una cattiveria sotto porta che in passato aveva fatto le fortune dei giallorossi.
Catanzaro-Pescara: La questione portieri e la fragilità difensiva
Se l’attacco ha prodotto tanto raccogliendo meno del dovuto, la fase difensiva mostra le crepe che sono costate i tre punti. Il confronto tra i portieri è, purtroppo, impietoso in termini statistici. Pigliacelli si è trovato di fronte a una serata difficile: su 4 tiri nello specchio subiti dal Pescara, ha effettuato 1 sola parata. Gli altri 3 tiri sono diventati gol. Non è necessariamente una condanna al singolo, ma evidenzia come ogni conclusione degli ospiti fosse potenzialmente letale, con una difesa che ha concesso tiri troppo puliti.
Dall’altra parte, Desplanches ha effettuato 5 parate decisive, di cui 2 classificate statisticamente come “grandi parate”. Il portiere del Pescara ha tenuto a galla i suoi nel momento di massimo sforzo giallorosso, ergendosi a muro. Il Pescara ha tirato in porta solo 4 volte in totale su 8 tentativi: ne sono scaturiti 3 gol. Una percentuale realizzativa del 75% sui tiri nello specchio è un dato anomalo che ha punito oltremodo un Catanzaro capace di concedere poco volume, ma di altissima pericolosità.
I duelli e l’aggressività: una battaglia fisica
Contrariamente a quanto si potrebbe pensare vedendo una squadra tecnica come quella di Aquilani, il Catanzaro ha vinto la battaglia fisica. I giallorossi hanno vinto il 55% dei contrasti totali, dominando in particolare nei contrasti a terra (56%) e prevalendo anche nei duelli aerei (53%). Questo dato sfata il mito di una squadra “leggera”.
Il Catanzaro ha lottato, collezionando 45 recuperi palla e 19 chiusure difensive. Tuttavia, il Pescara ha usato le maniere forti per spezzare il ritmo del palleggio calabrese: ben 22 falli commessi dagli abruzzesi contro i soli 13 del Catanzaro. Una strategia ostruzionistica sistematica che ha pagato dividendi, frammentando il gioco e impedendo alle Aquile di trovare continuità negli ultimi dieci minuti, culminati poi con la beffa finale.
La costruzione sulle fasce: cross e palle lunghe
Un ultimo aspetto tattico interessante riguarda lo sviluppo del gioco sulle corsie esterne. Il Catanzaro ha tentato ben 25 cross, ma solo 5 sono andati a buon fine (20%). Una precisione bassa che indica come il Pescara abbia intasato bene l’area centralmente, costringendo i giallorossi a sfoghi laterali spesso preda dei centrali abruzzesi, autori di ben 26 chiusure difensive totali.
Anche l’uso delle palle lunghe è stato frequente per i padroni di casa: 31 riuscite su 58 tentate. Non si è trattato solo di “palla a terra”, ma anche della ricerca diretta delle punte (Pittarello e Iemmello) per saltare il pressing aggressivo di Gorgone. Il Pescara, di contro, ha cercato molto meno il cross (solo 1 riuscito su 14), preferendo la via centrale per le ripartenze di Di Nardo e Corazza, una scelta che alla fine ha pagato.
Catanzaro-Pescara 3-3: La matematica della beffa
In sintesi, i numeri di Catanzaro-Pescara raccontano di una prestazione che, ai punti, avrebbe dovuto premiare largamente i padroni di casa. Più possesso, più tiri, più occasioni create, più dominio territoriale con quei 30 tocchi in area. Eppure, il calcio non è una scienza esatta. La differenza l’ha fatta il cinismo: il Pescara ha massimizzato il minimo sforzo offensivo, mentre il Catanzaro ha pagato dazio per le occasioni mancate e per una serata in cui la porta avversaria sembrava stregata grazie a Desplanches, mentre la propria fin troppo vulnerabile. Aquilani può ripartire dalla prestazione offensiva sontuosa, ma i dati difensivi sono il campanello d’allarme su cui lavorare in vista della prossima sfida.
