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martedì 22 Ottobre 2024

Tutti o nessuno: perchè premiare la tifoseria che si è macchiata di episodi violenti nell’ultimo derby e penalizzare chi si è sempre mostrato ossequioso delle regole?

Mentre il popolo giallorosso, in vista dell’importantissimo impegno contro l’Avellino di Rastelli, si mobilita in massa per gremire il Nicola Ceravolo (attualmente sono oltre 8.000 le presenze assicurate), le istituzioni alle quali è demandata l’individuazione delle partite a rischio, di concerto con le forze dell’ordine, sta valutando se, e con quali modalità, consentire la trasferta di Crotone ai tifosi giallorossi.
Partendo dal presupposto che la storica rivalità calcistica che vi è tra le due tifoserie, nonché la posizione di classifica delle due compagini, oltre a lasciar intendere che non sarà di certo una partita come le altre, comportano l’automatico inserimento della stessa tra le gare con un alto grado di rischio. Ove tali considerazioni non fossero sufficientemente esplicative dei motivi per i quali la suddetta partita è stata attenzionata, basti pensare ai vergognosi e delinquenziali episodi compiuti dai tifosi crotonesi nell’ultima gara giocata (e persa!) dai pitagorici nel Capoluogo di Regione.

Dunque, a parere di chi scrive, è assolutamente condivisibile che le istituzioni a ciò preposte effettuino una valutazione circa la possibilità di disputare la gara a porte chiuse.
Ciò che, però, assumerebbe i contorni di una vera e propria ingiustizia sarebbe l’eventuale decisione di consentire la partecipazione dei soli tifosi di casa.
Sul punto è doveroso evidenziare come siffatta decisione, oltre che iniqua, giacché consentirebbe al solo Crotone di fruire del fisiologico apporto che il pubblico (soprattutto se presente in massa) è in grado di fornire in un derby, risulterebbe illogica e manifestamente abnorme per i seguenti motivi.

  1. La tifoseria giallorossa – contrariamente a quella crotonese, numeri alla mano, abituata a seguire la propria squadra con poche decine di persone – in tutte le trasferte della stagione in corso ha sistematicamente scortato i propri beniamini con diverse centinaia di tifosi (a Pescara erano in 1.500) provenienti dall’intero territorio nazionale senza che ciò causasse alcun tipo di episodio astrattamente censurabile. Tale circostanza, oltre che ribadire la maturità di una tifoseria abituata a ben altri palcoscenici, testimonia come i gruppi organizzati siano in grado di prevenire ogni condotta illecita e, più in generale, non conforme all’etica sportiva.
  2. Nella gara di andata furono soltanto i tifosi pitagorici ad adottare comportamenti violenti ed altamente immorali, tanto nei confronti dei catanzaresi quanto delle forze dell’ordine. Nessuna condotta violenta, inoppugnatamente riconducibile alla partita di calcio, è stata posta in essere dai tifosi delle Aquile.
  3. L’eventuale divieto di recarsi presso lo stadio “E. Scida” risuonerebbe come una sorta di ammissione operata dalle forze di polizia di non essere all’altezza di garantire la sicurezza dei tifosi provenienti dai tre colli. In tal senso, anche in considerazione delle grandi manifestazioni sportive e non (cortei politici, scioperi, e via dicendo) che quotidianamente si svolgono in tutta Italia, non è pensabile che la macchina della sicurezza non riesca a predisporre le più opportune misure onde tutelare l’incolumità delle persone che giungerebbero da Catanzaro.
    In ragione di quanto sopra esposto, la strada appare una soltanto: TUTTI O NESSUNO!

Foto: US Catanzaro 1929

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