Nel silenzio che spesso accompagna le fratture più profonde, arriva ora una voce forte e chiara, quella degli Ultras Locri, o meglio, di “quelli del 1992”, un gruppo storico che ha segnato per trent’anni la vita curva e la cultura ultras nella Locride. Lo fanno con un comunicato carico di amarezza e lucidità, nel quale rivendicano il diritto di raccontare la loro verità sulla rottura con la Curva Sud della Reggina, un legame che per anni ha rappresentato molto più di una semplice alleanza tra tifoserie.
Dalle gradinate al cuore delle curve: trent’anni di storia e fratellanza
Nel comunicato pubblicato nelle ultime ore, i protagonisti di una lunga stagione ultras tornano a parlare non solo di calcio, ma di un mondo fatto di fratellanze, battaglie condivise, viaggi, rispetto e tensioni. “Eravamo noi – si legge – quelli con la pezza nella Sud accanto al CUCN, quelli negli scontri contro Verona, Palermo, da Castellamare a Cagliari. Sempre presenti, sempre in prima linea”. Una rivendicazione chiara, che intende non solo ricordare i momenti condivisi, ma soprattutto sottolineare un’appartenenza ancora viva, anche se distante dalle curve di oggi.
Il pretesto per rompere il silenzio è nato da recenti polemiche sui social, da “sciocchezze” – come le definiscono loro – dette senza conoscere la storia, senza rispetto per ciò che c’è stato.
L’amicizia con Catanzaro: rispetto e stima, non provocazione
Tra i nodi principali della frattura, c’è anche il rapporto – oggi evidente – con la tifoseria del Catanzaro, in particolare con alcune nuove leve ultras. Un legame che molti hanno letto come una provocazione nei confronti della Reggina, ma che i Locresi chiariscono essere tutt’altro: “Non è frutto della rottura, ma qualcosa di condiviso e appoggiato, anche dal CUCN, quando eravamo ancora uniti. Un rapporto nato dal rispetto reciproco e dal riconoscimento sincero tra tifoserie”.
Lo striscione LOCRI CZ e le recenti presenze in occasione delle partite dei giallorossi sono, secondo il gruppo storico, espressione di un nuovo corso, di giovani che non si identificano più con la Curva Sud Reggina, ma che mantengono fede alla propria identità.
Le incomprensioni mai chiarite
La narrazione tocca poi un punto particolarmente sensibile: il tentativo fallito di chiarire una vecchia incomprensione, nata durante una trasferta della Reggina a Roccella Jonica. “Più volte – scrivono – abbiamo cercato un confronto. Nessuno ci ha ascoltato. E quando poi al funerale di un caro amico del CUCN siamo stati presenti, ci è stato detto in privato che se non fosse stato per quell’occasione ci avrebbero persino ‘caricato’. Parole che ci hanno lasciati senza fiato”.
Una frattura che si è allargata nel tempo, alimentata non da un singolo episodio, ma da una progressiva perdita di fiducia e rispetto. Una storia di silenzi, freddezze e allontanamenti che si è trasformata in una distanza oggi apparentemente insanabile.
“Quelli del 1992”: una firma, una memoria, un’eredità
A firmare il comunicato sono “quelli del 1992”, come a ribadire una radice storica che non si vuole dimenticare. Non è una sfida, né un atto di presunzione, ma un modo per proteggere la propria storia da strumentalizzazioni e revisionismi. “Non ci paragoniamo a realtà più grandi di noi – scrivono – ma nei nostri trent’anni di curva abbiamo sempre rispettato tutti, amici e non”.
Il comunicato si chiude con un’osservazione amara, ma realistica: “Quello che è successo giovedì è conseguenza di tutto ciò. Se qualcuno pensava di venire a Locri e insultare noi e i nostri amici si sbagliava”. Un’ultima riga che suona come un punto fermo, una presa di posizione netta in difesa della propria identità, dei propri valori, delle proprie scelte.
Una storia d’amore finita male
Quella tra gli Ultras Locri e la Curva Sud Reggina è una storia lunga, fatta di battaglie condivise, di treni presi all’alba, di cori sotto la pioggia e di mani strette nei momenti più bui. È stata una fratellanza, prima che un’alleanza ultras. Ed è proprio per questo che la rottura – ormai pubblica e definitiva – lascia un senso di vuoto e tristezza.
Ma in un mondo in continua evoluzione, anche il tifo cambia pelle. E come in ogni comunità, il rispetto delle scelte altrui dovrebbe essere il primo passo per non perdere ciò che resta della memoria comune.
Che questo comunicato possa essere anche l’occasione per un momento di riflessione nel mondo del tifo organizzato: su ciò che unisce, su ciò che divide e su come si possa costruire un’identità forte senza bisogno di cancellare il passato, ma piuttosto custodendolo, anche nei suoi momenti più complessi.