Siamo alla vigilia di una partita che è inutile nascondersi, è attesa da tanto tempo: il derby con il Cosenza.
Quest’anno riveste particolare importanza perché si disputa in Serie B e la vittoria ha una valenza maggiore.
Quando si parla di questa partita, i ricordi, per noi tifosi più adulti, sono tanti e per fortuna quasi tutti positivi. Alcuni, in particolare, rimarranno sempre nei ricordi dell’intera tifoseria giallorossa.
La storia dei derby risale addirittura al 1930 – Prima Divisione, una sorta di Serie C attuale – e vinse il Catanzaro per 2 a 1.
Poi negli anni si sono susseguiti altri confronti con alterne vicende.
Io credo che per quelli della mia età, le pietre miliari di questi confronti sempre calcisticamente molto sentiti, si possano riassumere in queste date: 18 novembre 1984, 16 novembre 1986, 29 ottobre 1997, 19 novembre 1997 e 8 dicembre 2008.
Se la cabala o i segni del destino hanno un senso, il mese di novembre …
Queste cinque partite, nella mai sopita rivalità calcistica con i nostri corregionali, hanno significato tantissimo, caratterizzandosi per quella sana goliardia che non ha mai fatto male a nessuno.
Giusto per farlo sapere alle nuove leve del tifo giallorosso, il 18 novembre 1984 è il giorno di un autentico carneade, Leonardo Surro, meteora del calcio nostrano, ma che rimarrà per sempre nei nostri cuori. Da solo demolì i cuginetti che anche a quel tempo vantavano ambiziosi traguardi, ma che con la sua tripletta, annichilì senza discussioni.
Di quella partita ricordo i tanti tifosi ospiti che in pochi minuti passarono dall’esaltazione di una possibile rimonta (sul 3 a 1 Marulla si fece parare dal nostro portiere Bianchi, un calcio di rigore e sulla conseguente azione di rilancio dei nostri, Surro completò il loro supplizio calcistico firmando il 4 a 1) alla disfatta totale, abbandonando la curva est tra gli sberleffi dei tifosi giallorossi.
Calcisticamente, comunque, credo che per loro, il 16 novembre 1986 sia stato ancora peggio.
Loro primi in classifica con ambizioni di promozione in B, noi derelitti in fondo, con l’unica speranza rimasta: il ritorno in giallorosso di Massimo Palanca dopo la sua cessione, nell’estate del 1981, al Napoli.
Gli ingredienti per una autentica Caporetto giallorossa c’erano tutti, si giocava in casa loro con tutto lo stadio – anche se monco di una curva – dalla loro parte, ma dopo pochi minuti Tavola colpì e le speranze di una sconfitta con onore si accrebbero, ed ancora di più, al loro pari. Ma il destino aveva tessuto altre trame e nel secondo tempo un O’Rey ancora fresco di viaggio e senza uno straccio di allenamento, dopo una parvenza di flessione di riscaldamento, subissato di fischi dagli “infedeli” locali, al primo tocco di palla colpì e li affondò subito dopo con una doppietta micidiale. La “terapia domiciliare” inferta quel giorno dal nostro fenomeno ai tifosi locali, fu talmente spietata in quanto non realizzata con il mitico mancino, ma soltanto con il piede destro e con un colpo di testa. Quasi non meritassero un colpo dei suoi con il “sinistro di Dio” come amava identificarlo uno che di calcio ne capiva tanto: Sandro Ciotti.
Poi vennero anni bui per il Catanzaro e l’onta della C2. Ma a tirare su il morale di noi tifosi, per fortuna, c’è stato sempre il Cosenza.
Coppa Italia 1997/1998, allenatore Francesco Paolo Specchia, un campionato di C2 anonimo, per non dire, fallimentare ma che in Coppa Italia un mercoledì (potremmo dire da leoni) del 29 ottobre 1997, vide la trasformazione di quella squadra, imbottita di ragazzini, tanto da rimandare a casa battuti per 3 a 1 gli avversari storici, protagonisti in C1. E quei ragazzini terribili non si fermarono, tant’è che nella gara di ritorno, il successivo 19 novembre (era martedì), a domicilio, li batterono per 1 a 0, eliminandoli dalla competizione.
Ovviamente vista anche la differenza di categoria tra le contendenti, gli sfotto’ la fecero da padrona e in uno dei primissimi gruppi di discussione tra tifosi, un buontempone catanzarese dedicò a quelli del Cosenza un messaggio: “Vi abbiamo fatto di martedì quello che solitamente vi facciamo la domenica”.
Dal punto di vista goliardico forse la più divertente per noi tifosi giallorossi, è stata quella dell’8 dicembre 2008. Quel giorno la partita si giocava al San Vito e finì 0 a 0. Trasferta vietata ai tifosi giallorossi, tifo locale straripante, ma il blitz messo in atto dagli ultras, sortì gli onori di tutte le televisioni nazionali.
Due parapendio a motore all’improvviso sorvolarono lo stadio fra lo sconcerto degli spettatori, trainando uno striscione e lanciando dei vessilli giallorossi: “Le Aquile vi sovrastano sempre”.
Ricordo, che nella successiva partita casalinga gli arditi trasvolatori furono celebrati con tutti gli onori.
In vista del prossimo capitolo di questa saga, il 26 novembre, da tifoso giallorosso non posso che auspicare che il Catanzaro, anche per il rispetto della tradizione che ci contraddistingue faccia la sua parte e ottenga la possibilità di smuovere finalmente la classifica.
Noi il nostro obiettivo lo abbiamo ben in mente senza inutili illusioni.
Il campionato debbono vincerlo altri, se ne sono in grado, ovviamente.