Il 27 giugno 1971 non è solo la data di una partita di calcio, ma è anche l’inizio di una leggenda che dura da cinquant’anni e che si tramanda ininterrottamente di generazione in generazione, con un entusiasmo e una passione che non sembrano avere fine.
Quella che oggi chiameremmo la “regular season” del campionato di Serie B 1970/71, si conclude con il seguente verdetto, dalla seconda alla quarta posizione, in ordine alfabetico: Atalanta 47, Bari 47 e Catanzaro 47. Con il Mantova promosso a quota 48, per le tre successive non c’era altra soluzione che gli spareggi. Il primo, Atalanta-Bari a Bologna, si conclude con il risultato di 2-0 a tavolino per i nerazzurri (2-0 sul campo, con partita sospesa per incidenti provocati dai pugliesi), mentre, sempre a Bologna, il Catanzaro tiene bene il campo sullo 0-0, fin quando a tre minuti dalla fine i giallorossi vengono trafitti dal gol del terzino Maggioni con una rocambolesca conclusione dalla lunga distanza.
A questo punto, a decidere la terza promossa sarà Catanzaro-Bari da giocarsi al San Paolo di Napoli. Ed è un esodo rimasto nella Storia del calcio italiano, con 20.000 tifosi provenienti non solo da Catanzaro, ma da tutta la Calabria.
Agli ordini dell’arbitro, il signor Enzo Barbaresco di Cormons, si schierano in campo le seguenti formazioni:
Catanzaro: Pozzani, Marini, Massari, Bertoletti, Benedetto, Busatta, Gori, Franzon, Mammì, Banelli, Ciannameo. Allenatore: Seghedoni. In panchina il secondo portiere Romeo e Braca.
Bari: Spalazzi, Diomedi, Furlanis, Muccini, Spimi, Depetrini, Canè, Fara, Busilacchi, Pienti, Marmo. Allenatore: Toneatto. In panchina il secondo portiere Colombo e Sega
Sulla carta il Bari appare superiore con il terzino Furlanis, campione d’Italia con il Bologna 1963-64, l’ex regista del Torino Depetrini e l’ex attaccante brasiliano del Napoli Jarbas Faustinho Canè.
Ma nonostante l’arrembaggio dei pugliesi, il grande cuore giallorosso si dimostra più forte e resistente. E il battito scatta per l’apoteosi al minuto 81’: Gori, sulla fascia sinistra, sorprende improvvisamente gli avversari con la sua velocità e chiede il triangolo al subentrato Braca che glielo restituisce prontamente; l’ala giallorossa crossa poi sul secondo palo con la palla che supera il portiere e arriva sulla testa dell’accorrente Mammì che mette in rete.
Un gol che a descriverlo sembra come tanti, ma nel calcio conta il risultato, non la rete in sé stessa. E il risultato non fu solo una vittoria, ma un’occasione di riscatto per dimostrare che la Calabria esisteva e non era disposta a farsi umiliare dal Nord dove molti emigravano, bensì entrava anche dalla porta principale che in quel caso era quella dell’Olimpo del calcio, la Serie A.
di Aurelio Fulciniti