venerdì 26 Luglio 2024

L’Amarcord del giovedì, di Aurelio Fulciniti: Intervista a Carlo Pascucci

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Benvenuti alla nona puntata della rubrica dedicata ai protagonisti e alle partite più significative nella storia dell’US Catanzaro. In questa occasione, rivivremo momenti chiave attraverso la testimonianza di Carlo Pascucci, con la riproposizione di un’intervista del 2022.

Il Catanzaro per molti calciatori è un autentico colpo di fulmine. Ci possono rimanere a giocare anche solo per poco tempo, ma diventa amore a prima vista. E non passa più. Fra questi innamorati folli dei colori giallorossi c’è anche Carlo Pascucci, difensore centrale di quelli che non mollavano mai. Nato a Roma il 22 settembre 1966, Pascucci esordisce a 17 anni con la Pro Cisterna e nel 1984 passa alla Fiorentina. Il suo primo allenatore in viola, Giancarlo “Picchio” De Sisti, gli dà subito fiducia e lo schiera da titolare contro Roma, Inter e Cremonese. Ma De Sisti è costretto ad abbandonare la panchina per un motivo di salute molto grave e gli subentra Ferruccio Valcareggi, il ct della Nazionale campione d’Europa nel 1968 e finalista contro il Brasile ai Mondiali messicani del 1970, quelli di Italia-Germania 4-3. Valcareggi non terrà in considerazione Pascucci, schierandolo stabilmente fra le riserve e spesso anche in tribuna.  Alla fine del campionato le presenze resteranno solo tre, e non andrà meglio nella stagione successiva con Aldo Agroppi, che lo farà giocare solo in due occasioni. Ma sono comunque periodi indimenticabili, per un ragazzo che si affaccia al calcio dalla porta principale: “È stata una grande soddisfazione e contemporaneamente anche una grande emozione. Ho esordito prima in Coppa Uefa contro l’Anderlecht e poi in Serie A. Un qualcosa che ti rimane dentro, come succede a tutti i ragazzi ed i bambini che si apprestano a entrare nel mondo del calcio e poi arrivano a realizzare il loro sogno”. 

Dal 1987 al 1992 Pascucci gioca nella Lucchese, dove diventa una vera e propria “bandiera” con 184 presenze e 10 gol: “Arrivai dalla Sambenedettese in Serie B, dove ho appreso tantissimo perché giocavo in una squadra molto esperta. Quello con la Lucchese è stato un periodo pieno di soddisfazioni, perché vincemmo sia il campionato di C1 che la Coppa Italia di categoria”.

Alla Lucchese Pascucci ha come allenatore Corrado Orrico. Classe 1940, il tecnico di Massa fra Carrarese e Lucchese negli anni Ottanta e Novanta predica il gioco a zona ancora prima di Arrigo Sacchi, oltre ad inserire altre metodologie di allenamento reinventate o nuove di zecca. Ma non sarà fortunato quando avrà l’occasione di allenare in Serie A, all’Udinese 1979/80 ma soprattutto all’Inter 1991/92, dove concluderà i campionati con due esoneri. Di lui Pascucci parla con schiettezza ma anche con  competenza, oramai da collega, e lo fa anche di altri suoi allenatori:  “Orrico mi ha insegnato tanto. Ma quando poi tornò a Lucca io decisi di andare via e mi trasferii all’Ascoli dove ho disputato anche lì delle ottime stagioni. Diciamo che fra me e Orrico c’era un rapporto di odio-amore e se non fosse tornato sicuramente sarei rimasto a Lucca. Ma è di certo un allenatore preparato che in quegli anni fu tra i primi ad attuare il gioco a zona e ha introdotto delle metodologie importanti per quanto riguarda la preparazione atletica. Ma ho avuto la fortuna, sempre a Lucca, di essere allenato da Marcello Lippi, di cui ho sempre ammirato la capacità di effettuare cambi di modulo e di gioco in corsa, oltre a sapere “leggere” la partita”. 

Ma se appena gli nomini il Catanzaro, Pascucci vola nei ricordi e parla di un passato indimenticabile che ha sempre piacere a ricordare. Ha giocato appena 26 partite di campionato in maglia giallorossa, ma ne parla con l’entusiasmo di chi ne ha disputate almeno 200: “Di Catanzaro ho dei ricordi bellissimi, perché è una piazza dove o ci giochi per un mese o ci giochi per dieci anni  è impossibile che non ti rimanga dentro. C’è la bellezza della passione. Ho solo il rammarico di esserci rimasto solo per un anno. Un campionato meraviglioso, in cui purtroppo fu decisivo il rigore sbagliato da Libro contro la Battipagliese, prima ancora dei playoff col Benevento. Abbiamo vissuto un anno di grande passione, sempre con il pubblico e con i tifosi che ci hanno sostenuto e incitato in ogni momento. Ed era bellissimo l’entusiasmo della gente anche durante gli allenamenti. Seguo sempre la squadra e fra i primi risultati che guardo c’è ogni volta quello del Catanzaro”. 

E anche del più ricordato allenatore giallorosso di allora, Rino Lavezzini da Fidenza, Pascucci ha parole sincere: “Ho avuto un buon rapporto con Lavezzini, anche se mi sono travato sempre bene con tutti i miei ex allenatori. Se ho avuto ogni tanto qualche screzio è stato sempre e solo legato al campo, non di più”.

Come la gran parte degli ex giocatori, Pascucci è rimasto nel mondo del calcio e magari con un sogno nel cassetto: “Oggi sono un allenatore professionista. Ho preso tutti i  patentini, ma fino ad ora non sono mai andato oltre la Serie D. Mi auguro di avere un’occasione anche nelle categorie superiori. Magari anche a Catanzaro, dove francamente verrei di corsa”. 

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