Non serve scavare troppo: basta una frase, detta con naturalezza in conferenza stampa, per capire quanto Fabio Caserta abbia ancora addosso un pezzo di Catanzaro. Alla vigilia di Bari-Modena, il tecnico ha parlato del presente biancorosso, ma quando è scivolato sul confronto con la sua esperienza ai Tre Colli e sul nome di Pietro Iemmello, la voce ha preso un’altra temperatura. Parole riportate da PianetaBari, che ai tifosi giallorossi suoneranno come un riconoscimento sincero.
“Con Iemmello un’altra categoria”
Caserta l’ha messa giù semplice, da uomo di campo: “Avevo trovato un giocatore che in questa categoria c’entra poco, come Iemmello”. Un attestato pesante, perché detto da chi lo ha allenato per un’intera stagione, quella della conferma in B e delle serate in cui il Ceravolo si alzava in piedi per il suo capitano. Dentro quella frase c’è tutto: i movimenti tra le linee, il carisma nelle partite che scottano. E c’è anche l’idea, neanche troppo nascosta, che il Catanzaro di allora avesse un’identità forte già pronta a reggere il passo della categoria.
Poi la precisazione, altrettanto chiara: “Il mio Catanzaro era facilitato da uno zoccolo duro che aveva stravinto in C e fatto un’ottima B”. Tradotto: un gruppo che si conosceva a memoria, un telaio tecnico-tattico su cui inserire con criterio le novità. È il passaggio più interessante del pensiero di Caserta, perché restituisce la fotografia di una squadra costruita nel tempo e capace di trasferire continuità anche quando cambi in panchina.
Il presente biancorosso e lo sguardo ai giallorossi
Nella conferenza, Caserta ha tenuto il focus sul Bari: “Tutte le partite sono difficili, è troppo presto. Dobbiamo pensare gara per gara”. Ha parlato di una B che corre (“Modena e Palermo sono costruite per vincere”), di dettagli da limare (“Dobbiamo concedere poco”), di scelte sul parco attaccanti: Gytkjaer preservato “per evitare rischi”, Cerri ancora indietro di condizione, gli altri abili e arruolati. Ma il parallelo con Catanzaro è scappato di nuovo fuori quando gli è stato chiesto chi fosse “più forte”: “Sono squadre diverse. A Bari forse ci sono le caratteristiche per giocare più in verticale; a Catanzaro ho trovato una strada già tracciata”.
Che non sia un’operazione nostalgia lo conferma un altro passaggio: “All’inizio volevo fare una cosa diversa, poi ho continuato il percorso”. Un’ammissione onesta: c’è stato un periodo di riassestamento, com’è normale quando erediti un impianto che funziona. Ma da lì in poi il lavoro si è mosso in continuità, senza strappi, sfruttando il valore dei leader tecnici — Iemmello, appunto — e la maturità del gruppo.
Le persone, prima dei moduli
Tra una nota su Castrovilli (“In B c’entra poco, ma va gestito, non ha i 90’ pieni”) e un elogio a Verreth (“È fortissimo, leader silenzioso”), Caserta ha infilato un concetto che da queste parti conosciamo bene: “Se sei diretto e onesto, il ragazzo lo capisce”. È il mantra con cui si tengono in piedi gli spogliatoi quando la rosa è profonda (“Devo lasciare a casa cinque elementi di movimento”, ha detto) e ogni scelta può fare rumore.
Sullo sfondo, l’ordinaria amministrazione: Dorval sereno e “contento di restare”, l’episodio Sibilli che per il Bari “non esiste” perché “non è arrivata alcuna comunicazione ufficiale”, la consapevolezza che il ciclo con Modena e Palermo misurerà l’ambizione del gruppo. Ma la linea resta la stessa: “Rispetto per tutti, consapevolezza della nostra forza. Dobbiamo andare ovunque per imporre il nostro gioco”.
Cosa resta a Catanzaro di queste parole
Resta l’impressione di un legame integro. Quando Caserta dice “Iemmello in B c’entra poco”, riconsegna al capitano giallorosso il profilo che gli appartiene: attaccante totale per la categoria, riferimento tecnico ed emotivo. E quando parla dello “zoccolo duro” che stravinse la C e arrivò quinto al primo anno in B, sta di fatto rimettendo al centro un progetto che a Catanzaro si è fatto grande con la continuità: società stabile, idee chiare, livello medio-alto degli interpreti.
È un pensiero che vale anche oggi, nell’anno dell’arrivo di Aquilani: cambiano i tratti del gioco, si ringiovanisce il parco offensivo, si inseguono nuove traiettorie. Ma la bussola resta quella. E se da fuori, uno che qui ha lavorato e vinto, conferma che quel modello funziona, è un segnale che fa bene all’ambiente.
Caserta guarda avanti con il Bari, ma quando parla di Catanzaro lo fa con rispetto e cognizione di causa. E soprattutto ricorda a tutti — anche a noi — quanto pesi avere in casa un Iemmello in pieno controllo della categoria. È un complimento che non si legge ogni giorno. Ed è anche una responsabilità in più da prendersi, già da sabato.