Saveriano Infantino: Il bomber lucano che vestì la maglia giallorossa nel 2017-18 è capocannoniere della Serie D con 7 gol in 3 partite. Dal Ceravolo al Notaresco: la parabola di un attaccante che ha fatto dell’area di rigore la sua casa
Saveriano Infantino continua a segnare come se il tempo non passasse mai. Trentanove anni compiuti appena una settimana fa, ma il fiuto del gol resta quello dei tempi migliori. Domenica scorsa l’ex attaccante del Catanzaro ha firmato un poker straordinario che ha permesso al suo Notaresco di battere 4-2 l’Unipomezia nel girone F di Serie D.
Dopo la tripletta all’esordio contro la Recanatese, Infantino si è piazzato in vetta alla classifica marcatori dell’intera Serie D con 7 gol in 3 partite. Un ruolino di marcia che fa tornare alla mente i suoi giorni in giallorosso, quando al Ceravolo portava quella concretezza che in Serie C vale sempre oro.
I numeri raccontano di un bomber che non conosce crisi: oltre 140 reti in carriera tra i professionisti, una media realizzativa che ha attraversato categorie e stagioni senza mai perdere il suo marchio di fabbrica.
Quando vestiva giallorosso: la parentesi solida al Ceravolo
Infantino sbarcò al Catanzaro nell’estate 2017, in una squadra che doveva trovare un’identità dopo i cambi in panchina. Prima Erra, poi Davide Dionigi a ottobre, e Pancaro successivamente: un cantiere tattico dove il bomber lucano portò subito una cosa semplice e fondamentale: i riferimenti.
La palla su di lui diventava sponda pulita o attacco al primo palo. Non spettacolo puro, ma quella concretezza che in Serie C fa la differenza tra chi vince e chi rincorre. Nelle due stagioni da tesserato giallorosso (2017-18 e metà 2018-19) mise insieme, dopo delle difficoltà iniziali, 31 presenze e 7 gol in campionato: numeri non da capocannoniere, ma da centravanti che il suo dovere lo faceva sempre.
Chi c’era al Ceravolo in quegli anni ricorda un attaccante onesto, nel senso migliore del termine. Tanti duelli aerei vinti, linee di passaggio liberate per i compagni, punizioni e rigori procurati anche quando non finivano nel tabellino alla voce “gol di Infantino”. Nelle partite sporche del Sud, quelle di vento e seconde palle, il suo lavoro era benzina pura per chi arrivava da dietro.
La sua specialità era la lettura dell’area: non il numero 9 che parte da quaranta metri, ma quello che ti taglia il tempo del difensore nell’ultimo metro cruciale. Quando i cross arrivavano “forti e tesi” sul primo palo, Saveriano ci arrivava spesso prima di tutti, o comunque andava a disturbare quel tanto che bastava per far accadere qualcosa.
L’esplosione dopo Catanzaro: quando il sistema giusto fa la differenza
Il bello del calcio è che a volte la miglior misura di un giocatore la vedi quando cambia maglia. Dopo il Catanzaro, Infantino volò letteralmente: prima al Teramo (cessione a gennaio 2019), poi l’esplosione alla Carrarese dove mise giù numeri pesanti: 17 gol in 26 presenze nel 2018-19, poi 10 in 30 l’anno successivo.
Sono stati i picchi della sua carriera recente, la conferma che inserito nel sistema giusto, l’istinto in area fa sempre la differenza. Un dato che aiuta a rimettere a fuoco anche l’esperienza giallorossa: al Ceravolo fece il suo dovere, altrove raccolse il massimo perché il contesto gli chiedeva esattamente ciò che sapeva fare meglio.
Nel Catanzaro del 2018-19 con Gaetano Auteri la squadra aveva cambiato marcia e ambizione: pressing alto, gioco verticale, tanti uomini dentro l’area. Un calcio che creava opportunità a raffica ma chiedeva al “9” di reggere ritmi folli e movimenti ripetuti. Infantino restò una soluzione affidabile spalle alla porta, ma la concorrenza aumentò e l’inerzia tattica portò ad altre scelte.
La lezione che resta: l’eredità di un centravanti d’area
“Il 16 settembre ho festeggiato il compleanno e domenica mi sono fatto un regalo speciale”, ha raccontato all’ANSA Infantino dopo il poker di domenica. “Segnare quattro gol è un traguardo incredibile, non scontato. Non mi era mai capitato in carriera”.
I 39 anni non sembrano intaccare la sua brillantezza. La ricetta del bomber lucano è semplice: “Negli ultimi anni curo ogni dettaglio: allenamenti, palestra, alimentazione. Mi sono affidato a un nutrizionista e a un personal trainer e mi sento in gran forma”.
Se parliamo di eredità, Infantino ha lasciato un paio di insegnamenti importanti ai centravanti passati dal Catanzaro dopo di lui. Prima di tutto: valorizzare le palle sporche, perché non tutte le azioni nascono pulite ma il numero 9 deve farle diventare giocabili. Secondo: vivere l’area di rigore, perché il pane in Serie C (e spesso anche in B) te lo guadagni dentro i sedici metri.
In un club che oggi ragiona di palleggio, trequarti e catene laterali pulite, la memoria di un “9 alla Infantino” serve a ricordare che le partite si vincono ancora con il centravanti che fa a sportellate, prende falli, fa salire la squadra e punge nel momento giusto.
Il bilancio senza retorica: professionista vero
Saveriano Infantino rappresenta la carriera di un attaccante che ha saputo “stare” nel calcio vero, quello senza riflettori, fatto di chilometri e campi ruvidi. Al Ceravolo resta un ricordo pulito: professionista serio, centravanti d’area, uno che non ha mai tirato indietro la gamba.
Dalle esperienze con Barletta, L’Aquila, Torres, fino alle tappe di Carrarese, Catanzaro, Teramo e Taranto, il bomber lucano ha costruito una carriera solida sui fondamentali. Oggi al Notaresco, con la sua esperienza e la sua forma fisica, alimenta i sogni ambiziosi del club rossoblù.
“Il calcio è la mia vita”, dice ancora oggi. “Conservo l’entusiasmo del bambino che ero, una passione trasmessa da mio padre”. E a 39 anni, con un poker fresco di giornata e 7 gol in 3 partite, dimostra che l’età anagrafica conta fino a un certo punto quando hai l’istinto killer dentro l’area.
Se cerchi il titolo definitivo per la sua esperienza giallorossa, eccolo: Infantino al Catanzaro è stata una parentesi solida. Non un amore travolgente, ma neanche una storia banale. Di quelle che, a distanza di anni, ti fanno dire: “Quando c’era lui lì davanti, sapevi sempre dov’era la porta”.