Abbiamo seguito con attenzione, in questi giorni, il dibattito sulla costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina e desideriamo porre alcuni quesiti al presidente della Regione, on.le Occhiuto, poiché ha dichiarato, apertamente e senza alcun dubbio, di essere favorevole a tale progetto.
Elementi di carattere ingegneristico, tanti e vari, sono in discussione e non hanno trovato, ancora, risposte univoche e inconfutabili.
PREMESSO. Negli anni scorsi il Governo diede incarico ad una società denominata successivamente “soc. Ponte di Messina” di progettare e preparare l’iter per la costruzione del ponte. Il Ponte non fu costruito per vari motivi (non solo economici ma anche tecnici) ed il Governo fu costretto a versare, per evitare contenziosi, la mastodontica cifra di 1.140 milioni di euro, di cui 790 quale penalità.
Oggi tale contratto si ripete ma con una penale pari a circa 1.700 milioni di euro. Il “Ponte di Messina” avrebbe una campata lunga 3.300 metri, una volta e mezza di quella più lunga al mondo costruita dall’uomo: il Ponte di Akashi Kaikyō, in Turchia, 1.991 metri che uniscono l’isola di Honshū con l’isola di Awaji; la costruzione è iniziata nel 1988 dopo ben vent’anni di progettazione ed è stato inaugurato nel 1998.
I cavi di sostegno per la campata del Ponte di Messina dovranno avere il diametro di circa 1,5 mt. In una intervista rilasciata dal direttore di una fabbrica costruttrice di funi in acciaio, evidenziava che la costruzione di funi di diametro enormemente superiori a quelli già realizzati comportava problemi tecnici di cui al momento non era prevedibile la loro risoluzione.
Dal punto di vista tecnico la costruzione appare del tutto rischiosa per i siti su cui andrebbe costruito, per la presenza della “faglia di Cannitello”, probabile causa del terremoto del 1908 dovuto allo spostamento costante della Sicilia verso Nord-Ovest.
Secondo studi approfonditi, il calcolo del Ponte non ha tenuto conto dell’azione dei venti (!), considerandolo come una struttura statica, tipo i ponti ferroviari, né di alcune cause che potrebbero indurre sul Ponte effetti deleteri di risonanza: si pensi che questi elementi sono scaturiti da alcune simulazioni fatte dal Politecnico di Milano, dalle quali è risultato che il Ponte in mezzeria oscillerebbe, a pieno carico, sempre in presenza di vento, di circa 20 cm con la necessità d’interdire il traffico, in queste condizioni, soprattutto quello ferroviario.
L’altezza del Ponte sarebbe di circa 70 metri dal pelo libero dell’acqua, inferiore a quella di alcune navi da crociera costrette, soprattutto con mare mosso, a circumnavigare l’isola.
Poiché la ferrovia sarà instradata sul Ponte, il suo tracciato sarà dettato dall’altezza del Ponte e dalla pendenza massima delle linee ad Alta Velocità (20×1000) e dovrà avere l’imbocco del Ponte ad una distanza di 6/7 km a nord di Scilla ed a 6/7 km ad Ovest di Cariddi (verso Milazzo).
Non avranno benefici le aziende/fabbriche calabresi e siciliane perché, come ha dichiarato alcuni anni addietro il presidente della Confartigianato e dell’industria di Catania, del Ponte non sanno cosa farsene, perché le loro spedizioni, soprattutto se composte da merce deperibile, sono effettuate con il trasporto aereo perché più veloce e sicuro rispetto a quello su gomma.
Certamente il Ponte sarebbe un incentivo per i viaggi in auto con la conseguenza, però, di aumentare l’inquinamento atmosferico già alto per il passaggio delle navi e dei numerosi motopescherecci.
Ciò premesso, riportiamo i quesiti a cui i politici regionali e in particolar modo il Presidente dovrebbero rispondere prima di dare il loro placet alla costruzione:
Date le situazioni di arretratezza in Calabria, si ritiene il Ponte una priorità assoluta e per questo è da preferire ad investimenti che riguardano le reti ferroviarie, stradali, idriche, fognarie di cui le due regioni hanno assoluta necessità?
Quanti benefici potrebbe trarre la nostra regione utilizzando parte della somma destinata al Ponte, valutata, solo per adesso, circa 15 miliardi ma destinata ad aumentare nel tempo?
Il presidente ritiene che un cittadino di Reggio che deve andare a Messina sarà disposto a fare un po’ di chilometri per imboccare il Ponte a nord di Scilla e scendere dal Ponte a 6/7 km ad Ovest di Cariddi (verso Milazzo) dopo aver pagato un pedaggio di 10 euro calcolato a prezzo attuale?
Ritiene che il Ponte sarà destinato anche agli abitanti di una regione che negli ultimi anni ha perso circa un milione di abitanti (da 2,9 a 1,9 milioni) e che ha un trend costantemente in decrescita?
Lei pensa, caro Presidente, che il traffico merci su gomma (cioè con i camion) sarà incentivato dall’utilizzo del Ponte invece che su navi o su aerei e che il Ponte si possa considerare il terminale di una linea tirrenica ferroviaria che non ha nessuna caratteristica di Alta Velocità?
Lei pensa che la Calabria ha bisogno del Ponte per attrarre quei flussi turistici che vengono meno proprio per mancanza di ferrovie e strade?
Signor Presidente, se una piccolissima parte di questi 15 miliardi di euro fosse stata destinata alla ferrovia del capoluogo di regione (bastavano 180 milioni), Catanzaro sarebbe stata inserita nei circuiti ferroviari nazionali con il recupero della vecchia stazione di Sala e di quanto era necessario (galleria e innesto sulla linea di Germaneto), invece di essere lasciata ai margini della civiltà trasportistica.
Aggiungiamo che tutto questo appare come un disegno perverso per mettere in pratica un principio secondo il quale il Governo decide per tutti, anche per i diretti interessati, perché l’opera è ritenuta strategica per la nazione ma non per la Calabria e la Sicilia e non tiene conto della volontà dei cittadini; e allora, signor presidente, perché non organizzare un REFERENDUM in Sicilia ed in Calabria per conoscere le opinioni degli interessati e far decidere se anche per essi riveste la stessa primaria importanza?
Concludiamo con un pensiero di un consigliere regionale reggino, un certo Chizzoniti, di parecchi anni or sono, che in occasione dell’impegno sottoscritto da Berlusconi per il Ponte disse:
“UN PONTE, PER COLLEGARE IL NULLA.”
