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venerdì 19 Dicembre 2025

Danilo Pagni a Radio Ciak: “Aquilani è una scommessa, si formerà a Catanzaro e potrà allenare grandi piazze”

Danilo Pagni, direttore sportivo con oltre vent’anni di esperienza nel calcio italiano e collaboratore dell’area tecnica del Milan nella stagione 2017-2018, è tornato ospite di Radio Ciak nel programma Ciak&Goal per analizzare il momento del Catanzaro dopo il trittico di vittorie che ha rilanciato le Aquile in classifica. Con il suo consueto stile diretto e senza filtri, Pagni ha tracciato un quadro lucido della situazione giallorossa, elogiando la scelta di confermare Alberto Aquilani nei momenti difficili e delineando la strada che il club calabrese deve percorrere per costruire un futuro solido e ambizioso.

Aquilani protetto: la scelta giusta di Polito e Noto

“Ho visto un Catanzaro compatto, brioso, con quel pizzico di imprevedibilità e baldanza nell’attaccare”, esordisce Danilo Pagni nell’intervista radiofonica, riferendosi alla prestazione contro il Venezia. Il direttore sportivo calabrese sottolinea come non si lasci condizionare dai risultati contingenti, ma osservi la crescita del progetto nel medio-lungo periodo. “Aquilani acquisirà più autostima dopo queste vittorie. Ha fatto bene Ciro Polito e il Presidente a proteggerlo, era giusto così”, afferma con convinzione.

Pagni conosce bene le dinamiche del calcio professionistico, avendo lavorato con società prestigiose come Milan e Chievo Verona, oltre a diverse realtà di Serie B e Serie C. Per questo la sua analisi acquista un peso specifico notevole: “Aquilani è una scommessa. Si formerà a Catanzaro e dopo uno o due anni potrà ambire ad allenare grandi piazze”. Un passaggio chiave che fotografa la visione strategica del tecnico romano come figura in evoluzione, destinata a crescere proprio grazie alle difficoltà affrontate in una piazza esigente come quella calabrese.

Catanzaro, palestra per allenatori: il “vaccino” dei tifosi brontoloni

Uno dei passaggi più significativi dell’intervista riguarda il rapporto tra Aquilani e la tifoseria catanzarese. Con una metafora efficace, Danilo Pagni definisce l’esperienza al Ceravolo come “un vaccino non indifferente” per qualsiasi allenatore. “Allenare il Catanzaro con i brontoloni dei tifosi, che sono straordinari ma sono brontoloni, è una prova importante. Aquilani aveva bisogno prima di tutto lui di queste vittorie”.

Il riferimento ai “brontoloni positivi” sottolinea un aspetto fondamentale del calcio italiano: le piazze calde, esigenti, che non perdonano errori ma che sanno anche sostenere con passione viscerale quando vedono impegno e identità. Pagni invita però alla razionalità: “Sulle ali della vittoria, senza esaltarsi e con i piedi piantati per terra, si può fare davvero un bel cammino. La vittoria ha 100 padri, quindi bisogna lavorare”.

L’allenatore, anello debole del sistema calcio

Quando gli viene chiesto quanto sia importante per un tecnico avere una società che lo protegga, Danilo Pagni offre una riflessione personale e toccante. “Il mestiere dell’allenatore è molto particolare. Io ho avuto mio padre allenatore, me lo sono anche tatuato. So quanto soffre, è l’anello debole”. Il direttore sportivo racconta come molti allenatori, anche a ottimi livelli, vivano con ansia costante il timore dell’esonero: “Molti ragazzi hanno paura di essere sempre cacciati. Fanno gli spacconi in sala stampa, ma se li conosci, ci vivi, capisci che la vivono male”.

Nel caso del Catanzaro, Pagni spiega perché l’esonero non aveva senso: “Prima di tutto ha un costo. Poi vai a compromettere un progetto e devi ripartire da zero”. Il riferimento al predecessore Vincenzo Vivarini è diretto ma equilibrato: “Vivarini a Catanzaro ha fatto qualcosa di importante? No, però si era creato un mito che non è così. Se Calabro, che non è un fulmine di guerra ma è un ottimo allenatore, avesse avuto Iemmello il cammino sarebbe stato diverso”. Una stoccata che ridimensiona narrazioni costruite sui risultati senza analizzare i contesti.

Danilo Pagni sulla strategia del Catanzaro: giovani, settore giovanile e sostenibilità

Alla domanda su dove possa arrivare questo Catanzaro, Danilo Pagni risponde con pragmatismo e visione. “Esiste una condizione importantissima: l’autostima. Quando vinci, va in autostima. La Serie B è un campionato bizzarro, ci sono degli up and down terribili”. Il dirigente calabrese sottolinea come sia meglio ragionare “a pancia piena”, puntando sempre ai playoff, anche se con un distinguo importante: “Arrivare ottavo ai playoff non può essere un obiettivo. Uno che arriva ottavo stona. Non può essere un decimo posto l’obiettivo”.

La vera chiave del futuro giallorosso, secondo Pagni, sta nella politica societaria a lungo termine. “La società quest’anno ha cercato di alleggerire un po’ il budget, di fare qualche investimento su qualche giovane che poi ti può andare bene o male”. Il riferimento agli acquisti di Alphadjo Cisse e Mattia Liberali è esplicito: “Complimenti a Ciro Polito per il colpo Cisse. Sono state operazioni intelligenti, anche se Liberali ha bisogno di tempo per dimostrare di poter giocare in Serie B”.​​

La visione strategica emerge con forza quando Pagni parla di settore giovanile: “La politica deve essere quella di tenere sempre una classifica medio-alta e di produrre giocatori. Io non posso andare a comprare giocatori per fare il Modena o il Palermo“. Il Catanzaro, secondo il direttore sportivo, sta facendo le mosse giuste: “Stanno costruendo il centro sportivo, hanno preso un allenatore in Primavera come Costantino, in Primavera 2 hanno Bava, che è stato responsabile del settore giovanile al Torino per tanti anni”.​​

Produrre talenti, non inseguire il fantacalcio

Il monito di Danilo Pagni al Catanzaro è chiaro: evitare la tentazione del “fantacalcio” che ha caratterizzato altre società ambiziose. “La storia del Catanzaro deve essere costruita da qui a 5 anni con 2-3 giocatori del settore giovanile. Se poi ti vuoi mettere alla stregua del Palermo, del Modena e di altre squadre che vogliono fare fantacalcio, secondo me è sbagliato”. Una posizione netta che rispecchia una filosofia di sostenibilità finanziaria e tecnica, fondamentale per un club di provincia che vuole crescere senza mettere a rischio la propria stabilità.

Il dirigente calabrese evidenzia anche come il Catanzaro sia ormai “una società matura” grazie a un Presidente, Floriano Noto, “che ogni anno sta facendo esperienza e ogni anno diventa più manager”, e un direttore sportivo, Ciro Polito, definito “bravo e rampante”, con “alcune operazioni andate male, alcune malissimo, alcune molto bene”. Il bilancio complessivo, però, è positivo: “C’è una società che lo appoggia perché lo fa sbagliare. Poi andiamo a vedere i giocatori che sono arrivati, quelli che hanno giocato, quelli che hanno fatto bene. Alla fine c’è il bilancino dei risultati”.

Donadoni allo Spezia e il caso D’Angelo

Nel corso dell’intervista, è stato chiesto a Danilo Pagni un commento sulle notizie di mercato degli allenatori, in particolare sul possibile arrivo di Roberto Donadoni allo Spezia al posto di Luca D’Angelo. La risposta del direttore sportivo è stata equilibrata e sfaccettata: “Donadoni come giocatore lo emulavo perché mi piaceva tantissimo. Come allenatore discreto, molto portato dal sistema calcio. È una persona molto perbene, elegante. Sono tantissimi anni che non allena, subentra”.

Su D’Angelo, invece, Pagni esprime solidarietà: “Fino all’anno scorso era un fenomeno, ma mica era un fenomeno solo per i 23 gol di Pio Esposito? Ha fatto una grande annata, aveva un’ottima squadra, si sono create le condizioni. D’Angelo non merita questo trattamento”. Un’analisi che ricorda come nel calcio moderno gli allenatori siano figure molto esposte, giudicate spesso in base a risultati contingenti senza considerare il contesto complessivo.

Vivarini tra Catanzaro e Frosinone: ridimensionare i miti

Uno dei momenti più pungenti dell’intervista riguarda Vincenzo Vivarini, attuale tecnico del Frosinone ed ex allenatore del Catanzaro. “Vivarini non era il fenomeno che avete descritto a Catanzaro, non è il brocco di Frosinone o di Pescara. A Pescara non ha una grande squadra”, afferma Danilo Pagni con lucidità. Il riferimento alla necessità di contestualizzare i giudizi sugli allenatori è evidente: “Il calcio è fatto di situazioni. Forse devono cambiare perché è come quando marito e moglie entrambi possono avere figli, ma insieme non riescono a procreare. È la stessa cosa”.

Una metafora che sintetizza perfettamente il concetto di “alchimia” tra tecnico, rosa e ambiente, elemento impalpabile ma decisivo per il successo di un progetto sportivo. Danilo Pagni conclude con una considerazione generale sul mondo del calcio moderno: “Lasciate stare tutti questi giocatori che si sbattono la maglia, la mano sul petto. Ormai non esistono né i giocatori bandiera né gli allenatori. Esistono i risultati, le aziende, si ragiona in maniera cinica da manager”.

L’intervista di Danilo Pagni a Radio Ciak ha offerto uno spaccato prezioso sul calcio contemporaneo, visto con gli occhi di chi conosce le dinamiche interne del sistema. Per il Catanzaro, le sue parole rappresentano un endorsement importante alla linea societaria: proteggere Aquilani, investire sui giovani, costruire il settore giovanile e puntare ai playoff con ambizione ma senza perdere i piedi per terra. Una ricetta che, se applicata con costanza, può portare il club giallorosso a consolidarsi come realtà stabile della Serie B e, perché no, a coltivare sogni ancora più grandi.

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