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venerdì 19 Dicembre 2025

Il monito del cardiologo Giuseppe Colangelo: “Il 75% degli arresti cardiaci è in casa. Basta silenzio, il Sud non è serie B”

RIFLESSIONE DEL DOTT. GIUSEPPE COLANGELO

Non è una semplice brutta notizia. È una ferita aperta. La morte di un cittadino di 57 anni a Lamezia Terme, con l’ambulanza intervenuta senza medico, non è solo un fatto di cronaca: è un grido che riaccende le denunce sul Servizio 118 e sulla sanità del Sud. Per il cardiologo Dottor Giuseppe Colangelo, questa è “un’altra vita spezzata, un’altra famiglia distrutta,” e la sensazione è che “era evitabile”.

“Lo diciamo con rabbia e con impotenza, perché non doveva finire così. Non ancora. Non di nuovo,” afferma il Dottor Colangelo, il cui lavoro quotidiano sul campo gli offre una prospettiva diretta sulle lacune del sistema.

Il Sud non è un territorio di serie B: il cuore non aspetta

La tragedia, secondo Colangelo, travalica i confini regionali, essendo “la radiografia di un Paese che non sa proteggere i suoi cittadini nei momenti più fragili”. L’accusa è netta: il sistema troppo spesso non risponde alle emergenze.

“Ambulanze che arrivano tardi. Soccorsi senza medico. Strumenti assenti. E mentre si aspettano quei minuti interminabili, qualcuno perde la vita. Perché quando è il cuore a fermarsi, un minuto vale una vita, e una vita vale tutto.”

Il dolore maggiore, continua il medico, è la scoperta che la tutela della vita non è percepita come una priorità. Si parla di cardioprotezione e si incontra burocrazia; si invoca la prevenzione e si ricevono silenzi. La conseguenza è che cittadini, volontari e associazioni devono sopperire alle mancanze di ciò che dovrebbe essere la base stessa dello Stato.

La vera emergenza: il 75% degli arresti cardiaci avviene in casa

Il Dottor Colangelo riporta l’attenzione sulla prevenzione quotidiana, spesso ignorata a favore delle grandi narrazioni mediatiche: “Non succede solo negli ospedali. Succede anche nello sport, sotto i riflettori… Ma la verità è un’altra: il 75% degli arresti cardiaci avviene in casa. Nelle nostre cucine, nei corridoi, negli ascensori, nei condomini. Non negli stadi. Non sulle prime pagine.”

Di fronte a questa realtà, la domanda è lancinante: “Quanto vale una vita senza telecamere?”

L’impegno personale: la rivoluzione parte dal condominio

Per scardinare questa inerzia, il cardiologo lancia un chiaro appello a una “rivoluzione culturale, umana e civile”. La prevenzione deve essere riconosciuta come un diritto, non un lusso.

Senza attendere ulteriormente le risposte istituzionali, il Dottor Colangelo annuncia un passo concreto: “Tra poche settimane, a Cava de’ Tirreni, nascerà il primo condominio cardioprotetto. Non sarà un esperimento. Sarà un seme. Altrove – al Nord e in Europa – è la normalità. Qui sarà considerato straordinario. Ma io lo farò. Anche da solo, se servirà.”

Il messaggio finale è un invito all’azione civica e morale: “Perché il cambiamento non arriva da chi resta a guardare. Arriva da chi sceglie di non voltarsi dall’altra parte.”

Ogni vita salvata è una vittoria. Ogni vita perduta è una sconfitta che pesa sulle nostre coscienze.

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