L’eco del boato del “Ceravolo” è un suono che non si dimentica. Lo sa bene Andrea Fulignati, il portiere toscano che per due anni ha difeso la porta del Catanzaro con una promozione e un’avventura in Serie B da raccontare. Oggi è tornato a casa, a Empoli, ma il cuore, come racconta in un’intervista al quotidiano Il Tirreno, è rimasto un po’ in Calabria. Le sue parole non sono un semplice riassunto, ma il riflesso di un’esperienza che gli ha cambiato la carriera e, forse, un po’ anche la vita.
Il legame con la città e il suo passato
Andrea, tornato nella sua Toscana, ha ricevuto un premio speciale, quello intitolato a Carlo Castellani, figura storica del calcio empolese. Un’emozione unica. Ma anche in un momento così personale, il pensiero è volato a quel biennio in giallorosso. Il rapporto con Catanzaro non era solo professionale, era una questione di pelle. “Vivarini e il suo preparatore dei portieri Zambardi mi hanno dato tanto”, ha ammesso Fulignati. E ha rincarato la dose: “Mi hanno rilanciato, in sostanza”. Una frase che pesa come un macigno e che, da sola, racchiude il senso di un percorso fatto di fiducia e crescita reciproca.
Nonostante il recente addio, i meriti sportivi di quel gruppo e di chi lo ha guidato sono sotto gli occhi di tutti: una promozione da record in Serie B (la prima per il Catanzaro dopo 17 anni) e un esordio in cadetteria da brividi, con un quinto posto che ha fatto sognare fino all’ultimo.
Un numero uno, un recordman
Nel biennio 2022-2024, Fulignati è stato una vera e propria sicurezza tra i pali del Catanzaro. Le sue statistiche parlano da sole: 80 presenze e una media di un gol subito a partita, con 35 clean-sheets che hanno cementato la difesa delle Aquile. Numeri che lo posizionano di diritto nella storia recente del club.
Ma non sono solo i numeri a definire l’uomo e l’atleta. Nelle sue parole emerge l’umiltà di chi non si è mai sentito arrivato. “Con loro ho iniziato a giocare tanto con i piedi”, ha spiegato, riferendosi al suo ex staff tecnico. Un dettaglio che per un addetto ai lavori non è banale, ma che descrive la sua evoluzione da portiere “tradizionale” a interprete moderno del ruolo, capace di essere il primo regista della squadra.
“Sarà bello riabbracciarli. E cercare di superarli, ovviamente”, ha detto pensando al Pescara, avversario di turno, allenato da Vivarini. Un’affermazione che racchiude sportività e gratitudine, elementi che uniscono chi ha condiviso un pezzo di strada così importante.
