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mercoledì 24 Settembre 2025

Brescia a un passo dal baratro: Cellino pronto a staccare la spina, scatta l’ora X

Venerdì 6 giugno 2025 rischia di diventare una data indelebile, amaramente storica per la tifoseria e la città di Brescia. Nelle prime ore del mattino, nella sede del club in via Solferino, si respira un’aria cupa, grave, carica di un silenzio che urla. Dentro gli uffici, chi può si muove con discrezione: dipendenti, collaboratori, dirigenti. Tutti in attesa di un segnale che non arriva. Anzi, che sembra ormai svanito.

Secondo quanto riportato da BresciaOggi.it, il presidente Massimo Cellino, attualmente a Cagliari, avrebbe ribadito nella notte l’intenzione di abbandonare la nave, di non procedere con il salvataggio del Brescia Calcio, lasciando la società al proprio destino. Un destino che, salvo miracoli nelle prossime ore, è quello del fallimento sportivo, con l’impossibilità di iscriversi al campionato di Serie C.

Una situazione che ha assunto i contorni del dramma sportivo, sociale, quasi civile. Fuori dagli uffici la calma è solo apparente: la Digos, la Polizia Locale, la Guardia di Finanza, i Carabinieri presidiano discretamente l’area. Nel frattempo iniziano ad arrivare i primi ultras, ancora pochi, ma carichi di una tensione che rischia di esplodere.

Midolo si dimette: un altro tassello che cade

Il segnale più forte, se ce ne fosse ancora bisogno, è arrivato alle ore 11.25 con le dimissioni ufficiali di Stefano Midolo, unico consigliere rimasto con poteri di firma per la gestione corrente e i pagamenti. Midolo, che aveva assunto la responsabilità operativa dopo le penalizzazioni inflitte a Massimo ed Edoardo Cellino, ha abbandonato il proprio incarico con una comunicazione inviata via PEC. Un gesto che certifica lo stallo amministrativo e, forse, la resa totale.

Questo ulteriore scossone si aggiunge ai segnali già preoccupanti registrati sin dalle prime ore della giornata. Alcuni dipendenti, secondo i testimoni, sono stati visti uscire con borse, effetti personali, computer portatili, quasi a indicare uno sgombero degli uffici. Altri sono invece rimasti all’interno, chiusi in silenzio, in attesa di indicazioni che nessuno ha più la forza o la volontà di dare.

L’orologio corre, la speranza si assottiglia

La deadline è fissata per le ore 15 di oggi: entro quell’ora il club dovrà versare 4,3 milioni di euro per pagare stipendi, contributi e ritenute dei tesserati. Solo in questo modo potrà perfezionare l’iscrizione alla Serie C. Una cifra non irraggiungibile per un club che ha conosciuto palcoscenici ben più importanti, ma che oggi appare come un muro invalicabile.

Tutto ruota intorno alla volontà – o all’assenza di essa – di Massimo Cellino, imprenditore e patron controverso, capace di grandi investimenti quanto di repentine retromarce. La sua assenza fisica da Brescia, il silenzio prolungato e il continuo rinvio delle decisioni, contribuiscono ad alimentare un clima di angoscia e impotenza collettiva.

Nelle stanze della sede, il direttore generale Andrea Mastropasqua, il team manager Edoardo Piovani e altri dirigenti stanno vivendo ore che definire tese sarebbe un eufemismo. Nessuna conferenza stampa, nessuna dichiarazione ufficiale. Solo l’attesa. E la paura di un verdetto già scritto.

Una caduta annunciata: tra silenzi e omissioni

Il declino del Brescia non è un fulmine a ciel sereno. La gestione Cellino, segnata da scelte tecniche controverse, cambi frequenti di allenatori, squalifiche, penalizzazioni e tensioni interne, ha minato nel tempo le fondamenta di un club storico, amato da una piazza tra le più vive d’Italia. Il fallimento, se arriverà, sarà solo il triste epilogo di una gestione solitaria e poco trasparente.

Il dato più sconvolgente è che non ci sia un piano B, una soluzione tampone, un compratore pronto a subentrare in extremis. Neppure la speranza, oggi, sembra voler restare a presidiare via Solferino. Il tempo stringe e ogni minuto che passa rende più difficile immaginare un epilogo diverso da quello più temuto: la cancellazione del Brescia Calcio dal calcio professionistico.

Tifosi in attesa, città sospesa

I primi ultras si sono già presentati davanti alla sede, in silenzio ma visibilmente provati. È solo questione di tempo prima che l’attesa si trasformi in protesta. La tifoseria, che in questi anni ha continuato a seguire la squadra anche nei momenti più difficili, si sente oggi tradita e abbandonata.

Per una città come Brescia, il calcio non è solo sport. È identità, orgoglio, appartenenza. È memoria condivisa, è Baggio al Rigamonti, è il profumo della Serie A. È storia e passione. Vedere tutto ciò sfaldarsi in poche ore, nel silenzio assordante di un presidente che ha deciso di spegnere l’interruttore, è un colpo che lascia senza fiato.

Oltre le 15: un’intera comunità col fiato sospeso

Cosa accadrà alle 15? Qualcuno sogna ancora un colpo di scena last minute, un bonifico provvidenziale, un salvatore che piombi dal cielo. Ma la realtà, spesso, è più spietata dei sogni. Brescia, oggi, rischia di perdere non solo una squadra, ma un pezzo della propria anima.

La giornata non è finita. Le prossime ore saranno determinanti. Ma, comunque vada, questo 6 giugno 2025 resterà nella storia del calcio italiano. Perché un club glorioso sta per scomparire. E lo sta facendo nel silenzio colpevole di chi avrebbe dovuto proteggerlo.

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