Non servono parole, quando i gesti raccontano tutto. Al termine di Spezia-Catanzaro, semifinale di ritorno dei playoff di Serie B, c’è un’immagine che vale più di ogni analisi tattica, di ogni episodio discusso o gol segnato: l’abbraccio tra Fabio Caserta e Floriano Noto, sotto il settore ospiti dell’“Alberto Picco” gremito da oltre mille cuori giallorossi.
Uno sguardo carico di emozione, le braccia strette, il silenzio che si fa applauso. Lì, in quel momento sospeso tra orgoglio e amarezza, si è concentrato l’intero significato di una stagione. Una stagione straordinaria, fatta di sogni coltivati e vissuti con passione, oltre ogni previsione.
Il significato di una stretta
Caserta, visibilmente commosso, si rifugia nell’abbraccio del presidente. Non è solo un saluto o un ringraziamento: è il riconoscimento reciproco di un viaggio condiviso, di una fiducia costruita giorno dopo giorno, tra le difficoltà iniziali e le imprese che hanno riportato il Catanzaro nel cuore dell’Italia calcistica che conta.
Floriano Noto, con la compostezza che lo contraddistingue, avvolge l’allenatore come un padre fiero, consapevole di ciò che questo gruppo ha saputo costruire. Lì, a pochi passi da uno dei settori più caldi d’Italia, si chiude un cerchio che ha un solo protagonista collettivo: il Catanzaro intero.
Una foto che resterà
Sotto gli occhi dei tifosi, il Catanzaro saluta la stagione con dignità, lacrime e gratitudine. In quell’abbraccio ci sono le notti magiche del “Ceravolo”, le rimonte, i cori, le trasferte impossibili, i minuti infiniti di battaglia sportiva. C’è lo Spezia, certo, e c’è il verdetto di un campo che non ha sorriso. Ma c’è soprattutto la consapevolezza di aver scritto un capitolo che resterà nella storia recente del club.
L’immagine è già memoria. E forse, un domani, sarà anche un punto di partenza.