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martedì 14 Ottobre 2025

Catanzaro piange Mister Lopez: il poeta della piazza e delle cose dimenticate

Si è spento Antonio Lopez, figura amatissima e fuori dagli schemi. Il suo carretto era un museo vivente, le sue parole una carezza per l’anima del quartiere

In un angolo di Catanzaro, tra il chiacchiericcio del mercato e il silenzio delle pause quotidiane, Antonio Lopez, per tutti “Mister Lopez”, aveva creato un mondo fatto di ironia, memoria e poesia urbana. La sua scomparsa lascia un vuoto difficile da colmare non solo per il quartiere Cocole, ma per l’intera città, che oggi perde una delle sue anime più autentiche e affettuosamente stravaganti. Non era un artista di professione, né un intellettuale accademico. Eppure, nel suo modo di occupare lo spazio pubblico, di parlare alla gente, di trasformare oggetti dimenticati in simboli di vita vissuta, Lopez era un vero patrimonio culturale cittadino.

Non un banco, ma un teatro di strada

In origine fruttivendolo, Lopez aveva lavorato con il fratello al vecchio mercato generale, tra cassette di agrumi e voci che si rincorrevano all’alba. Poi, come spesso accade alle esistenze che non seguono sentieri già tracciati, aveva scelto una strada tutta sua, diventando un rigattiere sui generis, con il suo carrettino sempre pieno di oggetti improbabili, strani, spesso dimenticati. Ma mai banali.

Il suo carretto non era un punto vendita, ma un palcoscenico itinerante, dove ogni oggetto trovava voce grazie a un aneddoto, una frase sagace, una riflessione profonda nascosta dietro l’ironia. “Questo non è un ferro da stiro, è un pezzo di resistenza domestica”, raccontava una volta sorridendo, mentre un passante si fermava incuriosito. In quell’arte dell’improvvisazione, Lopez era maestro: sapeva tenere viva l’attenzione, sapeva fare spettacolo senza mai salire su un palco, trasformando ogni incontro in un piccolo evento di umanità condivisa.

Piazza Larussa: un piccolo museo a cielo aperto

Negli ultimi anni si era stabilito nel quartiere Cocole, in piazza Larussa, dove aveva trovato non solo il suo luogo, ma anche il suo pubblico. Il suo banco era un museo popolare, fatto di utensili d’altri tempi, cornici sbeccate, vinili graffiati e lampade di foggia antica. Nulla era messo lì per caso. Ogni oggetto era una leva di memoria, una scusa per aprire un dialogo, un ricordo, una battuta. Non si vendeva e non si comprava soltanto: si ascoltava, si rifletteva, si rideva.

Anziani, studenti, professionisti, bambini: tutti passavano da Mister Lopez. Per una parola gentile, per un consiglio inatteso, per una riflessione sulla politica, sul calcio, sulla vita. Aveva il dono della leggerezza, ma non era mai superficiale. E quella sua filosofia di strada, colta nella semplicità, ha lasciato un segno profondo.

Un personaggio nato, non costruito

Ci sono persone che si inventano un personaggio. E poi ci sono quelle che personaggi lo sono per natura. Antonio Lopez rientrava in questa seconda, rarissima categoria. Non recitava mai: era. Con la sua voce bassa ma arguta, con i suoi modi schietti, con l’abbigliamento un po’ bohemien che sembrava cucito addosso, era una figura iconica, quasi cinematografica. Catanzaro perde oggi un volto familiare, uno di quelli che ti fanno pensare: “meno male che ci sono ancora persone così”.

I suoi magazzini erano piccole gallerie d’arte involontaria, dove la cultura popolare conviveva con quella della strada. Ogni visita da lui era un salto nel tempo e nella coscienza. La sua non era cultura istituzionale, ma cultura narratadivulgata con naturalezzatrasmessa con amore.

L’eredità di Mister Lopez: dare valore a ciò che sembra inutile

Oggi, con la sua scomparsa, Catanzaro non perde solo un rigattiere. Perde una voce liberaun interprete delicato della vita quotidianaun collezionista di attimi, di quelli che scivolano via se non c’è qualcuno che sappia fermarli. Mister Lopez insegnava – senza mai volerlo – a guardare con attenzione ciò che altri scartanoa trovare valore nei dettaglia non prendere tutto troppo sul serio, ma nulla alla leggera.

Nel suo carretto non c’erano solo oggetti: c’era il riflesso di un mondo interiore fatto di stupore, ironia e un pizzico di malinconia. In ogni battuta, in ogni sguardo, c’era l’intelligenza affettuosa di chi conosce la fatica della vita ma sceglie di raccontarla con leggerezza. Un uomo che, a modo suo, ha fatto cultura di prossimità.

Un addio che è un arrivederci tra le vie della città

Nel cuore di chi lo ha conosciuto, Mister Lopez non se ne andrà davvero mai. La sua sedia vuota in piazza Larussa parlerà ancora. Il carretto, anche se fermo, continuerà a raccontare. Le sue frasi, scolpite nella memoria di molti, riemergeranno nei momenti più imprevisti, come accade con chi ha davvero toccato la vita degli altri.

Catanzaro perde un simbolo di umanità e originalità, un pezzo della sua memoria viva, un filosofo del quotidianoche sapeva usare parole semplici per dire cose profonde. E in tempi in cui si corre, si urla e si dimentica troppo in fretta, il suo esempio resta lì a ricordarci che ogni angolo di città può essere un luogo d’incontro, se c’è qualcuno capace di restituirgli anima.

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