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venerdì 22 Agosto 2025

Fabrizio Castori, l’uomo dei duelli e del ritmo: così il Sudtirol dell’allenatore da record sfida il Catanzaro

Il nome Fabrizio Castori evoca immediatamente un certo modo di interpretare il calcio italiano: intensità feroce, campo “in verticale”, duelli come unità di misura della partita. Alla Serie B 2025-26 si presenta con un primato storico in tasca – è l’allenatore con più panchine nella categoria, record celebrato ufficialmente dalla Lega – e con un Südtirol plasmato a propria immagine: compatto, diretto, feroce nelle seconde palle. È l’avversario che attende il Catanzaro di Alberto Aquilani nella prima domenica del campionato, dopo l’eliminazione di Coppa Italia. Un incrocio tecnico interessante, perché all’urto fisico e alla verticalità tipiche delle squadre di Castori si oppone il progetto giallorosso di costruzione 2+2, trequarti “offensivo ma diligente” e rest-defence corta.

L’allenatore da record (e da salvezze impossibili)

Il percorso di Fabrizio Castori è noto: dalle categorie dilettantistiche fino alla Serie A, con tappe-manifesto come il Carpi campione di B e promosso nel 2015 e la Salernitana riportata nel massimo campionato nel 2021. Ma gli ultimi dodici mesi hanno aggiunto un capitolo speciale. Chiamato dall’FC Südtirol a dicembre 2024, ha risollevato una squadra inchiodata in fondo alla classifica e l’ha condotta a una salvezza anticipata, fino al rinnovo per il 2025-26. Nel frattempo, il 7 maggio 2025 è stato certificato come nuovo recordman di panchine in Serie B (573), superando Mazzetti, traguardo celebrato anche con una targa ufficiale nel pregara di Bolzano. Sono tappe che raccontano meglio di molte etichette l’identità del tecnico marchigiano: un organizzatore di sistemi, capace di far rendere i giocatori dentro strutture chiare, con una cultura del lavoro che tiene alta l’asticella ogni settimana.  

Un calcio “in verticale”: principi, moduli, uomini chiave

Per decodificare il Südtirol di Castori bisogna partire da tre parole: ritmoaggressivitàcampo diretto. Le sue squadre non disdegnano il palleggio, ma cercano soprattutto di fendere il campo con pochi tocchi, consolidando la manovra sulle corsie e attaccando con decisione gli spazi tra braccetto ed esterno del blocco difensivo rivale. È qui che il 3-4-2-1 “alla Castori” prende corpo: quinti larghi per dare ampiezza, doppia cerniera centrale per vincere le seconde palle, due rifinitori alle spalle della punta per legare la verticalità con gli inserimenti. Le ultime uscite – compresa la gara di Coppa Italia a Como (3-1), con Casiraghi a segno su rigore e i consueti meccanismi sulle corsie con El Kaouakibi e Simone Davi – hanno ribadito questa grammatica: squadra compatta, ripartenze senza fronzoli, palla inattiva curata nei dettagli.  

Dentro questi principi emergono i pesi specifici dei singoli. Hannes Fink? Il passato romantico. L’oggi dice Daniele Casiraghi come moltiplicatore di pericolosità su piazzato e tra le linee; Fabian Tait come “briglia” tattica del centrocampo, riferimento emotivo e posizionale; quinti come El Kaouakibi e Davi che determinano l’ampiezza e spingono l’uscita in transizione. Davanti, la scelta tra Pecorino e Odogwu orienta il tipo di gioco lungo: più profondità e attacco del primo palo con il primo, più duello aereo e sponde con il secondo. Sono scelte che Fabrizio Castori alterna con pragmatismo, senza dogmi estetici, dentro un manifesto dichiarato più volte: il calcio è ritmo e intensità, la squadra deve “andare avanti” e convertire campo in occasioni.  

Le sfide che ci attendono: perché Catanzaro-Südtirol è una partita di dettagli

La partita del “Ceravolo” non è solo un test di muscoli. È un confronto di principi. Il Catanzaro ha lavorato per costruire dal basso con la struttura 2+2 (centrali + mediani), terzini aggressivi in spinta e rientro, trequarti capace di legare e attaccare l’area. In non possesso, Aquilani ha chiesto pochi dietro palla, fiducia nella rest-defence e pressing immediato dopo la perdita. Il Südtirol, per contro, cerca di sporcare l’uscita iniziale e di giocare subito sulla seconda palla: spinge sul lato palla per forzare il lancio o l’errore corto, poi ribalta con pochi tocchi. In sostanza: il Catanzaro punta a controllare il contesto attraverso il palleggio e le occupazioni preventive; l’FCS prova a rompere il contesto e ad accelerarlo a proprio favore.

Ecco allora tre duelli-chiave che possono spostare l’inerzia. Il primo è Di Chiara vs El Kaouakibi: il terzino sinistro giallorosso dovrà leggere bene le uscite in ampiezza del quinto avversario e, al contempo, garantire qualità sul primo passaggio per superare la pressione laterale. Se El Kaouakibi vince metri, la catena destra del Südtirol diventa piattaforma di cross e traversoni; se Di Chiara spezza il ritmo e trova la pulizia del cambio gioco, si aprono 2v1 sull’altro lato e ricezioni comode per il trequartista.

Il secondo è Pontisso vs Tait, ovvero organizzazione contro organizzazione. Il capitano altoatesino è il metronomo temperamentale del sistema di Fabrizio Castori: detta la distanza tra i reparti, fa scattare il pressing orientato, protegge la zona di rifinitura. Pontisso ha il compito speculare: schermare la prima giocata verticale dell’FCS, ma anche tenere corta la squadra giallorossa per non lasciare campo sul ribaltamento. È un duello di tempi più che di contrasti: chi arriva prima sul “luogo dell’azione” – la seconda palla – si prende il contesto.

Terzo asse: braccetti/centrali del Südtirol vs Iemmello. Il Re giallorosso si muove spesso “fuori traccia”, viene incontro, riceve tra le linee e attiva gli esterni con apripista a un tocco. Il 3 dietro di Castori – molto “a uomo” sui riferimenti – dovrà decidere chi esce e con quali coperture. Se l’uscita è in ritardo, Iemmello ha il tempo di girarsi e rifinire; se è in anticipo ma senza assorbimento del corridoio, il rischio è l’imbucata nello spazio liberato.

Come il Catanzaro può far male (e come può proteggersi)

Dentro il quadro, ci sono quattro leve per indirizzare la gara. La prima è la pulizia del primo passaggio: non basta evitare l’errore, serve mettere in vantaggio chi riceve. Con un 2+2 in costruzione, la verticalizzazione a basso rischioè quella che trova il trequartista “sotto” la linea dei mediani avversari. Da qui, si può lavorare sul corto-largo: tocco di ritorno e apertura veloce sul lato debole, dove l’esterno giallorosso attacca alle spalle del quinto. La seconda leva è la rest-defence: Castori chiede transizioni aggressive; se i due centrali e il mediano di parte restano in controllo dei corridoi interni, la squadra può contro-pressare senza esporsi al 3 contro 3 alle spalle. La terza è il calcio da fermo: l’FCS difende spesso “a blocco”; una rotazione corta per liberare Pontisso/Di Chiara al cross arretrato ha già punito avversari simili. La quarta è la gestione emotiva dei momenti: sul 1-0 o dopo una palla persa in uscita, il Südtirol tende ad alzare i giri; qui serve scegliere quando rallentare (possesso lungo, cambi lato) e quando accettare l’onda (attacco diretto su Iemmello per risalire).

Stato dell’arte: ciò che dicono calendario e precedenti recenti

Il battesimo stagionale del Südtirol è arrivato in Coppa ItaliaComo-Südtirol 3-1 il 16 agosto, con vantaggio altoatesino su rigore di Casiraghi e rimonta lampo dei lariani in tre minuti (doppietta Douvikas, poi Da Cunha). Nel secondo tempo, espulsione di Bordon e gestione comasca fino al triplice fischio. È un fotogramma utile per leggere pregi e crepe: pericolosità immediata dai piazzati, ma transizioni difensive vulnerabili quando la squadra si allunga nel corridoio tra braccetto e quinto. Non è un verdetto, è un promemoria per domenica.  

Dal punto di vista storico-statistico, la cifra di Fabrizio Castori è alimentata da longevità e coerenza. Il sorpasso in vetta alla classifica delle panchine di B è arrivato nella prima settimana di maggio, con la contestuale striscia che ha portato l’FCS alla salvezza con un turno d’anticipo; poi, il rinnovo fino al 2026. Un continuum di lavoro che spiega la solidità dell’avversario e la credibilità del progetto.  

Dove può nascere la partita del Catanzaro

Nell’angolo giallorosso le scelte di Aquilani faranno rima con equilibri. Il doppio mediano (con Pontisso garante delle distanze e il socio di reparto perno di pressione sulla prima costruzione FCS) dovrà riconoscere l’inerzia delle seconde palle e, soprattutto, non farsi attirare in avanti quando i quinti avversari “fingono” profondità per poi rigiocare corto su Casiraghi. Sulle corsie, la gestione di Di Chiara e Frosinini è strategica: attaccare il lato cieco del quinto solo con copertura preventiva del mediano, altrimenti il rischio è aprire autostrade per l’uscita verticale di Castori.

Davanti, tutto ruota attorno a Iemmello. Se il capitano riesce a imporre i suoi tempi – ricezione tra le linee, scarico, riattacco del mezzo spazio – la linea a tre del Südtirol deve rompere uno dei braccetti: è il momento da attaccare con l’esterno opposto e con la mezzaluna pronta al cross arretrato. Con una differenza non banale: non forzare il filtrante centrale nei primi minuti. Fabrizio Castori prepara molto le uscite “trappola” in zona luce e ha difensori abituati a rompere forte: meglio spostare la pressione da un lato all’altro finché il blocco non perde simmetria.

Una conclusione (molto) pratica

La narrativa su Castori rischia talvolta di essere sbrigativa: “vecchia scuola”, “ripartenze”, “battaglia”. In realtà, il suo Südtirol è un sistema moderno nella gestione degli spazi di pressione e nella manutenzione dei momenti. Il Catanzaro non può limitarsi a evitare l’errore: deve aggredire la gara con il proprio codice, accettando i duelli ma scegliendo quando e dove combatterli. Il perimetro è chiaro: palle inattive e seconde palle non sono dettagli, sono capitoli; i binari Di Chiara-El Kaouakibi e Pontisso-Tait sono termometri; la rest-defence è la cintura che permette alla parte creativa della squadra di esprimersi senza paura.

Domenica sera al “Ceravolo” si gioca la prima pagina di un romanzo lungo nove mesi. Fabrizio Castori porterà la sua cultura del ritmo e dei duelli. Aquilani risponderà con le geometrie della sua costruzione e con l’idea di un calcio che vuole accelerare quando decide lui. Il resto lo farà il campo, come sempre succede quando si incrociano due idee chiare. E il pubblico giallorosso, che spesso sa anticipare gli umori della partita, potrà misurare in fretta se i dettagli preparati in settimana si diventeranno vantaggi. In Serie B è quasi sempre così: sono i passaggi di proprietà del pallone e delle seconde palle a scrivere la differenza tra un racconto di sofferenza e una storia di slancio.

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