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lunedì 21 Aprile 2025

Scosse e faglie tettoniche: cosa c’è dietro lo sciame sismico di Catanzaro

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Lo sciame sismico che negli ultimi giorni sta scuotendo l’area di Catanzaro riaccende i riflettori su un tema di estrema importanza per la comprensione dei fenomeni sismici: le faglie tettoniche. Queste fratture profonde nella crosta terrestre rappresentano una delle cause principali di terremoti, rivelandosi il punto di incontro tra forze naturali straordinarie. Ma cosa sono esattamente le faglie, come funzionano e perché il loro studio è fondamentale? In questo approfondimento, con il supporto dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), ne esploriamo le caratteristiche, i meccanismi e il loro ruolo come sorgenti sismogenetiche.

Cosa sono le faglie tettoniche?

Le faglie tettoniche sono fratture all’interno della crosta terrestre (formata da placche), dove due blocchi di roccia adiacenti si muovono uno rispetto all’altro. Questo movimento, che può essere improvviso o avvenire lentamente, si verifica lungo una linea di minore resistenza delle rocce sottoposte a pressioni. In breve, una faglia rappresenta il punto in cui la crosta cede sotto il peso delle forze tettoniche.

Non tutte le faglie sono eguali, ma tutte condividono un elemento in comune: il movimento relativo dei blocchi di crosta, responsabile dei terremoti. Le faglie possono essere profonde alcuni chilometri e, in alcuni casi, arrivare fino alla superficie terrestre, modellandone la morfologia.

I principali tipi di faglie

Le faglie sono classificate in base al tipo di movimento che avviene tra le due parti di crosta. L’INGV evidenzia tre principali tipologie:

  1. Faglia normale (o diretta):
    In questo tipo di faglia, il blocco di roccia soprastante la parete di faglia (detto “hanging wall”) scivola verso il basso rispetto all’altro blocco. Questo fenomeno è tipico di aree caratterizzate da estensione della crosta, dove i blocchi rocciosi si allontanano tra loro.
  2. Faglia inversa:
    Il movimento in una faglia inversa è l’opposto: il blocco soprastante la parete di faglia sale rispetto all’altro. Questo avviene in zone di compressione, dove i blocchi rocciosi spingono l’uno contro l’altro.
  3. Faglia trascorrente:
    In questo caso, i due blocchi di crosta si muovono orizzontalmente uno di fianco all’altro lungo un piano verticale. È tipica in contesti di movimento laterale. Un esempio importante è quello della faglia appenninica, che si estende per decine di chilometri e si è formata nei milioni di anni scorsi.

È importante notare che spesso una faglia non rientra perfettamente in una sola tipologia. La combinazione di movimenti dà origine a configurazioni complesse, che possono evolvere nel tempo attraverso il fenomeno di inversione tettonica: una faglia normale può diventare inversa o viceversa.

Faglie e terremoti: un legame indissolubile

Quando una faglia si “riattiva”, il movimento lungo la frattura genera un terremoto. Più forte è la sollecitazione accumulata nel tempo, più violento sarà il rilascio di energia sotto forma di onde sismiche. Ogni riattivazione contribuisce ad aumentare lo “scalino” tra i due blocchi: il dislivello può variare da centimetri a metri, a seconda dell’intensità del sisma. Alcune faglie hanno accumulato nel corso di milioni di anni dislivelli di diversi chilometri.

Secondo il Database delle Sorgenti Sismogenetiche Italiane (DISS), esistono migliaia di faglie attive censite in Italia, un Paese con un alto livello di sismicità. Studiare e monitorare queste faglie è fondamentale per valutare la pericolosità sismica delle diverse aree.

Faglie visibili e faglie nascoste: come identificarle

Non tutte le faglie sono visibili ad occhio nudo. In alcuni casi, il piano di rottura arriva fino alla superficie terrestre, rendendo la faglia osservabile attraverso “pieghe” rettilinee o a forma d’arco che si sviluppano lungo il paesaggio. Queste caratteristiche modellano il territorio e spesso influenzano anche la morfologia delle montagne e delle valli.

Esistono però anche faglie “sepolte”: fratture inattive da milioni di anni, nascoste sotto i sedimenti. Un esempio è quello delle faglie nella Pianura Padana, identificate solo mediante avanzate tecniche di indagine geologica, come la sismica di riflessione.

Le faglie come sorgenti sismogenetiche

Non tutte le faglie sono in grado di generare terremoti devastanti. In geologia si utilizzano le sorgenti sismogenetiche, ovvero quelle faglie con una struttura tridimensionale ben parametrizzata, capaci di provocare forti scosse.

Il concetto di sorgente sismogenetica rappresenta il necessario passaggio dal generico studio delle faglie a una rappresentazione più dettagliata:

  1. Analisi 3D delle faglie attive: Le geometrie vengono mappate per valutare il potenziale sismico.
  2. Database delle faglie attive: In Italia, il DISS è la principale fonte di informazioni sulle faglie in grado di generare terremoti.
  3. Simulazioni dello scuotimento: Questi dati vengono utilizzati per calcolare la pericolosità sismica, guidando la progettazione di infrastrutture e interventi di prevenzione.

L’Italia e le sue faglie: un territorio fragile

L’Italia si caratterizza per una rete complessa di faglie, molte delle quali attive, distribuite lungo l’intera penisola. La catena appenninica, in particolare, ospita alcune faglie tra le più pericolose del Paese. Queste faglie si sono formate milioni di anni fa durante l’innalzamento del gruppo del Sasso, e oggi continuano a essere attentamente monitorate da esperti di geologia e vulcanologia.

Nel contesto dello sciame sismico che sta interessando Catanzaro e le zone limitrofe, il tema delle faglie tettoniche si rivela cruciale per comprendere i fenomeni alla base dei terremoti. Sebbene non sia possibile prevedere con certezza il verificarsi di un terremoto, lo studio delle faglie e delle sorgenti sismogenetiche ci consente di sviluppare mappe di pericolosità sismica e lavorare sulla prevenzione.

La consapevolezza e la preparazione devono essere il nostro obiettivo prioritario. Sapere dove ci troviamo e come agire in caso di terremoti può fare la differenza. Continuate a seguirci per approfondimenti, aggiornamenti e consigli su come affrontare i rischi sismici.

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