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lunedì 25 Agosto 2025

“Alzare l’asticella”: la sfida di Iemmello per un Catanzaro più ambizioso

Nel pareggio d’esordio con il Südtirol al “Ceravolo”, la partita gira su un’immagine: Pietro Iemmello che riceve al limite, si apre il varco e disegna un destro nell’incrocio. È la scintilla tecnica che salva il Catanzaro e, al tempo stesso, il megafono di un messaggio che va oltre il risultato: «Mi sono stufato di essere contento per i gol… bisogna alzare l’asticella». Dentro quella frase c’è la cifra del capitano giallorosso versione 2025-26: leadership non come posa, ma come responsabilità pubblica; ambizione che diventa programma, per sé e per il gruppo.

Il contesto è impegnativo: terzo anno consecutivo in Serie B, due semifinali playoff alle spalle, un’estate di rinnovamento tecnico con l’arrivo di Alberto Aquilani e un ambiente che chiede di consolidare il proprio status fra le protagoniste. In un campionato che azzera le gerarchie ogni agosto, il “alzare l’asticella” di Iemmello è un invito a cambiare passo: trasformare il talento in standard, l’eccezione in abitudine.

Dal gol al manifesto: come nasce una leadership

Nel post-gara il capitano non cerca alibi. Riconosce le difficoltà («Loro sono una squadra sgorbutica, ti fanno giocare male», «il vento qui è un fattore»), ma ribalta il tavolo: «A 33 anni non mi basta più il gol; dopo due semifinali di fila serve di più, tutti dobbiamo alzare l’asticella». È il lessico di chi ha scelto di esporsi. L’asticella non è soltanto obiettivo sportivo; è cultura quotidiana: qualità nei dettagli, pulizia nelle uscite, gestione emotiva delle gare dure, capacità di reggere i momenti sporchi e di “accendere” il Ceravolo anche quando il gioco ristagna. È il contrario della retorica della rincorsa: Iemmello chiede al Catanzaro di passare da squadra che reagisce a squadra che impone.

La traiettoria del capitano: una timeline ragionata

Catanzaro, 1992: nascite e radici. La generazione formativa nella filiera di un grande settore giovanile, poi il salto fra i professionisti. Le esperienze da “officina” in Lega Pro con Pro Vercelli e soprattutto Foggia, dove il repertorio — attacco alla porta, tocco “corto” nello stretto, freddezza — prende forma definitiva. Il battesimo in Serie A al Sassuolo resta nella memoria collettiva: reti pesanti, compresa una notte iconica a San Siro. Seguono passaggi che gli allargano il bagaglio — BeneventoPerugia — fino al ritorno a casa, in giallorosso, nel 2022. Qui la storia si fa identitaria: capitano, simbolo tecnico ed emotivo, terminale e regista offensivo a seconda dei momenti. Negli ultimi due anni, playoff inclusi, 34 reti con la maglia del Catanzaro, con una particolare confidenza proprio con il Südtirol4 gol nelle ultime cinque sfide. Numeri che raccontano produzione, ma soprattutto incidenza.

Reti pesate: quando il gol vale (più di uno)

Non tutti i gol nascono uguali. Pesare una rete significa leggerla nel contesto: risultato in quel momento, tempo di gioco, difficoltà della giocata, impatto psicologico. Il destro all’incrocio contro il Südtirol è un 1-1 che cambia narrativa: estirpa inerzia alla gara, ribalta l’umore del pubblico, stabilisce che — anche in una serata complicata — c’è una soluzione “capo-popolo” a cui aggrapparsi. È lo stesso principio che nelle ultime due stagioni ha accompagnato tante sue firme: pareggi sbloccanti, gol che chiudono la partita, colpi che aprono finestre di dominio dopo fasi di sofferenza.

Il valore aggiunto sta nel quando più che nel quanto. E c’è un aspetto ulteriore: Iemmello pesa le reti anche fuori dal gol. Nella struttura di Aquilani il capitano si muove da “regista alto”: viene incontro, lega le due mezzali e l’esterno forte sul lato palla, pulisce la prima uscita quando la pressione avversaria ti costringe lungo. È il motivo per cui, quando dice «non basta accontentarsi», sta parlando anche a sé stesso: meno giocate forzate spalle alla porta contro vento, più letture preventive per orientare seconde palle e riaggressione.

Le parole che restano: citazioni chiave e fact-check

«È un punto che ti permette di non partire con una sconfitta»: realismo, non ridimensionamento. «Stadio pieno deve essere una costante»: la relazione con l’ambiente come leva competitiva — e non come cornice estetica — in una piazza che da tre stagioni vive un’identità ritrovata. «Tanti giovani, vanno aspettati»: qui c’è la regia di uno spogliatoio che protegge e pretende. L’asticella, per definizione, non si alza da soli: serve che NuamahLiberaliRispoli e i nuovi entrati come Cissé trovino minutaggio, errori “buoni” e responsabilità.

Sul piano dei dati, il quadro recente è nitido: Catanzaro reduce da due semifinali playoff consecutive in Serie BIemmello autore di 34 reti complessive nelle ultime due stagioni ufficiali con i giallorossi e 3 centri nelle ultime quattro contro il Südtirol. Il gol dell’1-1 alla prima di campionato è arrivato nella ripresa con una conclusione dal limite all’incrocio: un gesto tecnico di altissima difficoltà, coerente con la sua storia di esecutore “di precisione”.

Dalla teoria al campo: cosa vuol dire, domani, “alzare l’asticella”

Tradurre il manifesto in pratica è un’agenda di dettagli. Uscite: contro pressione uomo su uomo, alternare costruzione corta e “palla sporca mirata” su Pittarello o sul lato forte per dominare le seconde; la qualità del primo tocco del capitano serve a indirizzare la squadra 15-20 metri più su. 

Rifinitura: quando Iemmello riceve fra le linee, è decisivo che l’esterno debole tagli dentro (da manuale le corse di D’Alessandro) e che una mezzala “ombra” (Rispoli) occupi la zona di rifinitura sul corto per avere due linee di passaggioPalle inattive: il “fattore Ceravolo” — vento incluso — va trasformato in asset; corner e punizioni laterali con traiettorie tese sul primo palo aiutano a spostare l’inerzia delle gare bloccate. Gestione: nelle serate sporche, meno ricami e più continuità di possesso nel terzo di campo avversario; la leadership del capitano qui non è solo tecnica ma temperamentale: tempi delle proteste, linguaggio del corpo, capacità di tenere la squadra corta quando l’onda avversaria sale. Mercato e rotazioni: il discorso di Iemmello si sposa con la richiesta di fisicità e gamba formulata da Aquilani; ma nell’immediato l’asticella si alza con ciò che c’è, alzando i minuti “di qualità” dei giovani e fissando standard condivisi.

L’orizzonte: dal gol simbolo alla cultura della prestazione

Il Catanzaro ha bisogno che la perla con il Südtirol resti simbolo più che eccezione. “Alzare l’asticella” significa trovarsi, tra un mese, ad aver trasformato un punto di sofferenza in una piccola fondazione: più automatismi nelle uscite, più gerarchia nelle scelte dentro l’area, meno scorie emotive quando il vento — reale e metaforico — spinge contro. Il capitano ha scelto di non nascondersi, di legare il proprio talento a un’idea collettiva di crescita. Tocca alla squadra, allo staff e alla piazza accettare la sfida. Il resto — gol, strappi, notti piene al “Ceravolo” — verrà di conseguenza. Perché l’asticella non è una promessa: è un rituale quotidiano. E Iemmello, oggi, ne è il manifesto.

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