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venerdì 27 Dicembre 2024

Il Presepe: simbolo di umiltà e speranza, dalla grotta di Betlemme alla Chiesa del Carmine

Nelle settimane precedenti al Natale del 1223, San Francesco d’Assisi espresse il desiderio di rappresentare il Bambino nato a Betlemme, adagiato sul fieno in una greppia tra il bue e l’asinello.

Secondo il racconto di Tommaso da Celano, in quel periodo, nella contrada, Francesco conobbe un nobile di nome Giovanni, uomo “di buona fama e di vita ancora migliore”. Francesco fece chiamare Giovanni quindici giorni prima della ricorrenza del Natale e gli disse:

“Se desideri che celebriamo a Greccio la presente festa del Signore, affrettati a precedermi e prepara diligentemente quanto ti dico. Voglio infatti far memoria del Bambino che è nato a Betlemme e, in qualche modo, vedere con gli occhi del corpo i disagi per la mancanza delle cose necessarie a un neonato, come fu adagiato in una greppia e come fu posto sul fieno tra il bue e l’asino”.

Questa rievocazione storica sottolinea ciò che San Francesco definiva “l’umiltà dell’incarnazione”: un Dio onnipotente che si è fatto uomo, incarnandosi nel grembo della Vergine Maria, venendo al mondo indifeso come un bambino e povero come l’ultimo degli ultimi, nella grotta di Betlemme.

Seguendo questo spirito francescano, nella Parrocchia della Madonna del Carmine è stato realizzato un presepe semplice ed essenziale. L’allestimento mette in risalto solo la stalla con Maria, Giuseppe, il bue e l’asinello. A colpire i visitatori sono le statue a grandezza naturale e, soprattutto, la semplicità dei materiali utilizzati.

Questo presepe vuole evocare il senso più autentico del Natale, ispirando chi lo ammira a riflettere sulla sobrietà e sull’essenza della nascita di Gesù.

“Il presepe nasce come scuola di sobrietà. Questo ha molto da dire anche a noi. Oggi, infatti, il rischio di smarrire ciò che conta nella vita è grande, e paradossalmente aumenta proprio sotto Natale”, ha affermato Papa Francesco nell’udienza generale del 20 dicembre 2023.

Il Santo Padre ha coniato una nuova parola, “presepiamoci”, invitandoci a diventare noi stessi presepi, ovvero uomini e donne capaci di riconoscere la presenza del Bambino in ogni persona che incontriamo.

Il presepe ci parla di un Dio che, pur essendo Onnipotente, sceglie per sé la mangiatoia di una povera stalla, deridendo le nostre false grandezze. Il suo messaggio è chiaro:

“Se vuoi essere grande, diventa umile… Se vuoi essere il primo, fatti ultimo.”

Ammirando la stalla allestita all’interno della Chiesa del Carmine, ci si lascia sorprendere dalla semplicità e dalla profondità del messaggio che essa trasmette. È un’occasione per abbracciare l’invito di Dio, che si è fatto piccolo per essere accolto nei nostri cuori e nella nostra vita.

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