Il classe 2004, in prestito ai giallorossi, ha parlato a cuore aperto a “Calcio con Fulmi”: dai sacrifici del padre all’esordio con Mourinho, passando per l’esperienza in Calabria e un infortunio che lo tiene ai box nel finale di stagione
In un’intervista intensa e ricca di spunti umani prima ancora che sportivi, Riccardo Pagano, centrocampista del Catanzaro in prestito dalla Roma, ha raccontato il suo percorso a Francesco Fulminante, creatore della pagina “Calcio con Fulmi”. Un viaggio che parte dai campetti di Tivoli, dove suo padre lasciò il lavoro pur di accompagnarlo ogni giorno a Trigoria, e arriva al presente, segnato dall’esperienza in Calabria e da un infortunio che, a meno di sorprese, lo terrà fuori fino al termine della regular season.
Il classe 2004 ha raccolto finora 20 presenze in maglia giallorossa sotto la guida di Fabio Caserta, alternando momenti di buona intensità e qualità ad altri in cui la giovane età e l’adattamento alla Serie B hanno reso il suo rendimento meno costante. Nonostante ciò, il talento romano ha lasciato intravedere sprazzi del suo potenziale, inserendosi con dedizione in un gruppo ambizioso e costruito per provare a confermarsi nella parte sinistra della classifica.
Catanzaro, un’esperienza viva e intensa
“Catanzaro è una piazza che vive di calcio. I tifosi ci hanno sempre sostenuto, in casa come in trasferta. È una città speciale”, ha dichiarato Pagano, sottolineando l’energia che ha trovato fin dal primo giorno in Calabria. L’entusiasmo dei tifosi e la fame del gruppo si intrecciano con la consapevolezza di essere in una fase delicata della stagione: “Il primo obiettivo è entrare nei playoff, poi ce la giocheremo fino in fondo. Nei playoff può succedere di tutto”.
Parole cariche di maturità, quelle del giovane centrocampista, consapevole di vivere un’annata formativa. Peccato per l’infortunio muscolare che lo tiene lontano dai campi da poco meno di un mese. La voglia di tornare è tanta, ma anche la lucidità di capire l’importanza di recuperare al meglio.
Dal sacrificio del padre a Mourinho: la forza della gratitudine
L’intervista scava in profondità anche nel lato più personale di Pagano. Il suo racconto del padre che lascia il lavoro per accompagnarlo agli allenamenti a Trigoria commuove e mostra il peso delle scelte che spesso si celano dietro una carriera sportiva: “Non sapevo se sarei mai diventato calciatore. Ma lui ha deciso di puntare su di me. Non tutti farebbero una scelta così”.
Alla Roma ha vissuto tutta la trafila delle giovanili, diventando capitano dall’Under 14 fino alla Primavera. Con i giallorossi ha vinto uno scudetto Under 15, una Coppa Italia e una Supercoppa Primavera. Ma soprattutto ha fatto il grande salto: l’esordio in Serie A con José Mourinho. “Mi ha detto: ‘Te lo sei meritato’. È stato il primo allenatore tra i grandi a credere davvero in me. Mi porterò sempre dentro le sue parole e la sua fiducia”. Con lo Special One è arrivato il debutto ufficiale, ma anche la consapevolezza di poter appartenere a quel livello.
Il sogno: Roma, il 10 e vincere
Pagano indossa da sempre la maglia numero 10, simbolo di fantasia e responsabilità. Un numero che rappresenta ambizione, visione, carattere. “Mi ispiro a giocatori moderni come Musiala, ma anche a Dybala, che per me ha più qualità di tutti in Serie A”. Il sogno, chiarissimo, è uno: “Tornare alla Roma e vincere con quella maglia. Perché lì vincere vale dieci volte più che altrove”.
Nel frattempo, però, il pensiero resta rivolto al presente. A un finale di stagione ancora da scrivere, magari proprio con un recupero in extremis per i playoff, e a una maglia, quella del Catanzaro, che Riccardo ha imparato a indossare con orgoglio e gratitudine.