Tre campionati con la maglia giallorossa, in tre serie diverse e in tre periodi differenti. In totale, 62 partite e cinque gol col Catanzaro. Salvatore Pesce, centrocampista con buone attitudini offensive, pugliese doc, è nato ad Andria l’8 marzo 1961. Dopo avere iniziato nelle giovanili del Crotone, Pesce passa a quelle della Lazio ed esordisce in Serie A l’11 maggio 1980, Lazio-Milan 0-2. Una partita triste in un periodo disgraziato per il calcio italiano, travolto dallo scandalo-scommesse del Totonero, con entrambe le squadre che saranno retrocesse in B dalla giustizia sportiva.
Il Catanzaro, retrocesso sul campo, sarà onorevolmente ripescato al posto proprio della Lazio. E Pesce, dopo due stagioni in Toscana nella Sangiovannese, passa proprio nelle file dei giallorossi. E ci racconta come andò: “Firmai per il Catanzaro già a marzo del 1982. Io ero ancora alla Sangiovannese e il presidente del Catanzaro era Adriano Merlo. L’accordo decisivo fu in un albergo di Napoli. Il Catanzaro aveva una bella squadra che però fu privata dei suoi elementi migliori e arrivammo io, Maurizio Trombetta, Gigi De Agostini e altri calciatori. Ma a parte De Agostini non c’erano molti compagni di squadra in grado di fare la differenza. Il campionato iniziò male, fu esonerato anche Bruno Pace e si andò incontro alla retrocessione”.
Un campionato a Prato e poi di nuovo a Catanzaro, giusto in tempo per l’indimenticabile e trionfale stagione 1984/85 in Serie C/1 sotto la guida di Giovan Battista Fabbri in panchina. E prosegue il racconto di Salvatore Pesce: “Bellissima squadra. Fu un campionato strepitoso. Pino Lorenzo, Agostino Iacobelli, Carmelo Bagnato, Antonio Sassarini e Gaetano Musella. Bravi ragazzi e calciatori veri. Per me fu una grande stagione anche a livello di gol perché ne segnai cinque in campionato e tre in Coppa Italia, quella “maggiore”. Ricordo il gol del 2-0 nella partita che vincemmo 4-2 in casa contro la Reggina. Sull’uscita del portiere presi il palo, poi il pallone rimbalzò e finì dall’altro lato. Io sullo slancio ero lì e la misi dentro. Praticamente ho fatto un uno-due col palo. In Coppa Italia il gol indimenticabile fu quello del 2-1 decisivo che segnai contro l’Udinese in casa. Grande partita, molto sentita perché nelle file dei bianconeri friulani c’erano Massimo Mauro e soprattutto Zico, uno che davvero non aveva bisogno di presentazioni”.
A fine campionato, Pesce passa al Taranto e ottiene una nuova promozione in Serie B. E siccome non c’è due senza tre, vince il campionato anche a Barletta. E segna anche contro il Catanzaro, promosso insieme ai biancorossi pugliesi. Catanzaro-Barletta si gioca l’11 gennaio 1987, penultima di andata, e finisce 3-2. All’immediato vantaggio di Massimo Palanca segue l’altrettanto fulmineo pareggio di Roberto Scarnecchia.
Nel secondo tempo al vantaggio di Carlo Caramelli segue proprio il pari di Pesce e la gara si conclude col 3-2 di Vittorio Cozzella. “Il pomeriggio della partita a Catanzaro col Barletta avevo la febbre a 39. Ma ci tenevo molto a giocare, anche se ero stato male tutta la settimana. Ricordo che prima della partita il mio allenatore, Pippo Marchioro, mi diede un’occhiata per vedere se ero in condizioni di entrare in campo. E giocai, per fortuna”.
L’ultima stagione di Pesce in maglia giallorossa è in Serie B: “Quella del campionato 1988/89 fu una stagione calcistica piuttosto tirata, che si concluse con la salvezza all’ultima giornata. Iniziammo con Tarcisio Burgnich come allenatore, che dopo poche giornate fu esonerato e sostituito da Gianni Di Marzio. Una bella squadra anche quella, con Massimo Palanca, certo, ma anche Luigi Sacchetti, Carmelo Miceli, Armando Cascione e Stefano Rebonato”.
E “l’oggi”, di Salvatore Pesce? “Mi sono occupato per diversi anni di una scuola calcio e poi delle giovanili della Fidelis Andria. Ho allenato in Eccellenza in Basilicata e in Serie D nelle Marche. Ma dal primo luglio sono andato ufficialmente in pensione. Sono legato a tutte le squadre in cui ho giocato ma il cuore è giallorosso, non si può negare. Smetterei di essere giallorosso solo se cambiassero questi colori, ma per fortuna questo non accadrà mai”.