Ci sono i re per una notte e i bomber per un giorno. Leonardo Surro appartiene a questa seconda categoria, anche se la sua fama dura ancora oggi, da ben 39 anni, che non sono pochi. Anzi, per un calciatore significa entrare dalla Storia alla Leggenda, di pari passo. A renderlo famoso ed amato è stata una tripletta, una di quelle che danno il diritto di portarsi il pallone a casa, anche se negli anni Ottanta si usava farlo solo Oltremanica, Inghilterra e Scozia in primis, mentre in Italia la palla finiva sempre nelle mani dell’arbitro a fine partita. E non sono stati tre gol qualunque, per Surro, bensì di quelli che restano nella memoria attimo per attimo, perché realizzati in un derby, il più sentito a queste latitudini: Catanzaro-Cosenza.
Nato ad Avellino il 4 settembre 1962, Leonardo Surro per i tifosi giallorossi è un volto indelebile, un’autentica “faccia da derby”. Cresciuto nelle giovanili dell’Ariano Irpino e poi in quelle dei biancoverdi avellinesi, passa alla Lazio nel 1981 e poi è decisivo per la promozione in Serie A dei biancocelesti nella stagione 1982/83 allenati per gran parte della stagione da Roberto Clagluna e nelle ultime cinque partite da Giancarlo Morrone. Surro segna all’Olimpico contro il Bologna (1-1) e poi è ancora più decisivo nella vittoria interna contro il Bari (1-0). A fine stagione non viene però confermato e passa al Siena in C1: una stagione positiva per lui, con undici gol realizzati, ma non per la squadra, che retrocede.
Il Catanzaro lo nota e nell’indimenticabile stagione 1984/85 passa a vestire la maglia giallorossa. Nel modulo di stampo olandese dell’allenatore Gibì Fabbri, il centravanti irpino, pur partendo dalla panchina trova comunque spazio e modo di mettersi in mostra, con 16 presenze e 4 gol segnati. Ma la partita che lo rende mitico è datata 18 novembre 1984, e ce la facciamo raccontare da lui stesso: “Io ringrazio sempre la città di Catanzaro e la sua tifoseria che a distanza di quasi quarant’anni mi hanno ancora in mente per i tre gol fatti nel derby col Cosenza. In quella giornata di novembre ricordo che io partii in panchina. Giovanni Battista Fabbri, mentre vincevamo 1-0 ed era anche una gara molto equilibrata, dopo un quarto d’ora del secondo tempo decide di tirare fuori dal campo un centrocampista e di mettere me, un attaccante. Una cosa abbastanza inusuale in quel periodo, in cui si cercava di tenere un po’ il risultato, magari togliendo un attaccante e mettendo un difensore. Fatto sta che poi quel giorno poi è diventato memorabile per me e per tutta la città. Furono tre gol strepitosi che ci fecero vincere 4-1 e mandarono in visibilio tutta la tifoseria e naturalmente anche noi”.
In quanto alle tre reti, quelle meritano una narrazione a parte, e ci pensiamo noi, arricchendo il tutto con gli altri episodi di rilievo di quella partita emozionante. Al 69’ c’è il primo dei tre gol: Iacobelli lancia in verticale per Bagnato sulla destra, che dopo uno stop al volo serve sulla sinistra per Lorenzo, il quale a sua volta mette per Surro al centro dell’area, che segna di prima intenzione. Sette minuti dopo, arriva la rete del 3-0. Un gol che segnato oggi sarebbe subito da antologia, con Il centravanti avellinese che conclude al volo, incrociando sul secondo palo un’azione partita addirittura dal lungo rilancio con i piedi del portiere Bianchi. Ma la partita non è finita e le emozioni neanche. Dopo l’espulsione del terzino del Cosenza Marino, gli ospiti non demordono e segnano all’82’ con Del Rosso. Pochi minuti dopo, arriva l’occasione del potenziale secondo gol per il Cosenza: un fallo di Pedrazzini su Baldassarri appena dentro l’area viene sanzionato dall’arbitro Cornieti di Forlì con un calcio di rigore. Marulla tira, ma Bianchi con felice intuito si tuffa e devia in angolo. Ed infine arriva il quarto gol giallorosso che chiude la partita: Lorenzo, dopo una brillante triangolazione con Pedrazzini, mette in mezzo per Surro che chiude agevolmente in rete.
Ma che cosa rappresenta più in generale un derby, per Leonardo Surro? “Posso dire che può sembrare una partita normale, ma non lo è, perché tutta la città e la tifoseria ti danno quell’impulso per farti sentire che è una partita diversa, non come tutte le altre. Certe volte i derby possono anche nascondere quelle che sono le annate di una squadra e quindi chiaramente ci si prepara sempre bene come nelle altre partite, ma sicuramente con un impulso del tutto differente nell’aspettare e poi nell’affrontare la gara”.
Nel campionato di Serie B 1985/86, Surro gioca 18 partite. Di gol ne segna solo uno, il 6 ottobre 1985, quinta giornata del girone di andata: a Catanzaro arriva il Genoa che passa in vantaggio con Butti al 57’. La reazione c’è, quando al 75’ Enrico Piccioni serve un pallone perfetto in verticale a Surro, che batte imparabilmente Giovanni Cervone (fra l’altro ex portiere giallorosso due stagioni prima) per l’1-1 conclusivo. La squadra, alla fine, non concluderà felicemente la stagione e Surro, da uomo di calcio, ne spiega concretamente i motivi: “Ci fu la promozione in B e devo dire che la società, secondo il mio punto di vista, allestì una buonissima squadra. Purtroppo, le cose non andarono per il verso giusto perché poi, come si è visto in altre situazioni e in altre realtà, non è sufficiente allestire un’ottima rosa quando poi non si riesce ad amalgamare tutto il parco giocatori e quella fu la nostra pecca, di non riuscire a creare un clima, diciamo così, amichevole di spogliatoio. Non riuscimmo a salvarci e retrocedemmo, ma dispiacque un po’ a tutti, perché dal punto di vista tecnico era un’ottima squadra”.
Tornando all’oggi, cosa pensa Surro del Catanzaro attuale? “Per quanto riguarda il Catanzaro di oggi devo dire che, secondo me, il presidente Noto ha le idee molto chiare. Per quanto concerne invece l’aspetto tecnico penso che il direttore sportivo Magalini e l’allenatore Vivarini abbiano intrapreso la strada giusta per fare un ottimo campionato. La classifica sta dicendo già delle cose importanti, ma qui abbiamo a che fare con due persone navigate, le quali sanno benissimo che il campionato di Serie B è lungo e bisogna combattere sino alla fine, cercare di non esaltarsi nei momenti in cui va tutto bene e non deprimersi nei momenti in cui ci potrebbero essere delle difficoltà. I conti in Serie B si fanno sempre alla fine e credo che il Catanzaro abbia le carte in regola per fare un campionato di primissimo piano”.
Si sta per riproporre anche il derby col Cosenza. Cosa ne pensa Surro? “Tornando al derby, è chiaro che, come dicevo prima, è una partita un po’ particolare, dove la classifica non vuol dire tutto, nel senso che sono partite dove sia la tifoseria che la città spingono ognuna dalla propria parte e anche se ci fosse una squadra che abbia un po’ il favore del pronostico questo non vuol dire che diventa una partita facile. Anzi, può diventare un tranello. Quindi è una partita che va presa con le molle, con la giusta concentrazione, ma credo che il Catanzaro abbia la mentalità giusta per affrontare questo tipo di partite”.
Infine, una domanda d’obbligo rivolta a un addetto ai lavori: qual’ è il futuro del calcio italiano partendo proprio dalle scuole calcio e dai settori giovanili? “Io ho una scuola calcio ad Ariano Irpino, il mio paese, già da trent’anni e devo dire che secondo il mio punto di vista funzionano molto bene. Il calcio giovanile in Italia va bene e per capirlo basta vedere gli ottimi risultati delle Nazionali di categoria, che arrivano quasi sempre in fondo alle competizioni esprimendo spesso un buon calcio e dei buoni talenti. Forse l’unica cosa che manca, a differenza delle altre nazioni, è che soprattutto i grandi club hanno difficoltà a far giocare sui palcoscenici importanti questi giovani che, a mio giudizio, se stessero in altre nazioni giocherebbero già sia in campionato che in Champions. Noi purtroppo in Italia abbiamo questa forte pressione mediatica che condiziona il lavoro fatto dalle grandi società, le quali aspettano sempre che il giocatore abbia una certa maturazione e una certa età per fare sì che possa debuttare in un contesto importante. Invece io credo ci voglia un po’ più di coraggio perché abbiamo dei grandi talenti e ci sarebbe bisogno di spingerli di più. Sotto questo punto di vista ne trarrebbe dei grandi vantaggi anche la nostra Nazionale maggiore. Al limite ci vorrebbe anche qualche straniero in meno, che in questo momento occupa spazio in più nei settori giovanili”.
Intervista esclusiva di Aurelio Fulciniti