Basta chiudere gli occhi un secondo e Max Carlini torna lì, tra il granata e il giallorosso. Il triangolo è il suo: Castellammare, Catanzaro, Reggio Emilia. Tre maglie che gli sono rimaste attaccate addosso come l’odore dell’erba dopo l’allenamento. Stavolta non indossa gli scarpini, ma il tono è quello di sempre: diretto, pulito, da uno che ha fatto strada e ne ha ancora sotto le suole.
Parlando della Reggiana che sabato aspetta il Catanzaro al Mapei Stadium, Carlini la prende larga, da Castellammare. Lì, dice, certe partite non si portano via solo per il punteggio: “Per prendere un punto al ‘Menti’ devi essere squadra vera” – dice a alla Gazzetta di Reggio. Vale per tutti, valeva per la Reggiana a inizio settimana. Tradotto: Dionigi ha un gruppo che sa soffrire e non molla. È un segnale.
Reggio e Catanzaro, passioni diverse ma ugualmente profonde
Il “Conte” – come lo chiamavano negli spogliatoi – di Reggio conosce ogni corridoio. “Al Mapei entri e ti senti importante”, racconta spesso. Lì ha firmato una rovesciata da cartolina in un derby col Modena che i tifosi gli ricordano ancora. Eppure la sua Catanzaro non è meno viva: 87 presenze, 17 gol tra campionato e coppe, un tratto di strada in cui è stato leader tecnico ed emotivo.
Due città accomunate da una passione che si esprime in modo diverso. A Reggio la settimana scorre quasi normale, poi allo stadio la Curva Sud si fa muro. A Catanzaro l’onda è continua: la senti al bar, per strada, al ristorante. Per chi gioca può essere benzina o pressione—dipende da come reggi il ritmo. Carlini quel ritmo lo conosce.
Gli uomini copertina
Nelle sue parole spunta subito Pietro Iemmello: simbolo, riferimento, attaccante che detta le altezze della squadra. Dall’altra parte, Carlini indica il carisma di Paolo Rozzio e l’idea di compattezza che Dionigi sta costruendo. Sono nomi pesanti, ai quali aggiungere i nuovi innesti: gente che aumenta il livello degli allenamenti prima ancora delle partite.
Che partita sarà: tattica e dettagli
Qui esce il Carlini tattico. Vede una gara “aperta”, come spesso accade in Serie B quando i valori sono vicini e la differenza la fanno i particolari. Che tipo di particolari? L’approccio, per cominciare. Il Catanzaro in questo avvio ha faticato a spingere subito sul pedale; quando poi ha alzato i giri, la squadra ha mostrato i soliti tratti: palleggio corto, ricerca della superiorità sul lato forte, mezzali che si buttano dentro dietro la prima punta.
La Reggiana, al contrario, tende a stare ordinata e a risalire sulla prima giocata pulita, sfruttando i corridoi che si aprono dietro gli esterni avversari. È il classico braccio di ferro tra chi ama tenere palla e chi cerca di far male quando la riconquista. Alla lunga decide la lucidità negli ultimi 20 metri.
Il peso del Mapei e la partita dentro la partita
Giocare al Mapei non è mai neutro. Spazi larghi, panchine “calde”, curva che spinge proprio quando serve. Per chi attacca, il campo invita ad allargarsi; per chi difende, chiede concentrazione sulle seconde palle. Carlini insiste su un concetto: “Per uscire con qualcosa bisogna restare squadra nei momenti difficili”. L’ha detto spesso, l’ha fatto spesso.
Le sue città, la sua scia
Di Catanzaro gli restano tanti gol, uno su tutti: quello di Messina, quando rientrò da titolare dopo un periodo ai margini. Racconto di rivalsa, come piace ai calciatori veri. “Sabato sarà prima di tutto uno spettacolo di pubblico perché il Catanzaro è seguito anche in trasferta, soprattutto dai tanti tifosi sparsi in tutta Italia”. Di Reggio porta addosso la famiglia – lì è nato suo figlio – e quell’aria che ti fa sentire calciatore appena metti piede sul prato.
Per le Aquile, Carlini riconosce un’eredità: “Con noi si posò un primo mattoncino”, dice pensando ai tempi in cui, con altri senatori, iniziò a costruire il gruppo che poi ha spinto in alto i giallorossi. Sono quei fili invisibili che collegano stagioni e persone.
Il pronostico? Meglio una sensazione
I conti, di solito, li fa il tabellone luminosa. Il “Conte” non si sbilancia, ma la sensazione è che vedremo gol. Perché il Catanzaro, quando trova il suo ritmo, arriva in area con tanti uomini; e la Reggiana in casa tende ad alzarsi, specie se sente la partita girare. Alla fine resta la domanda buona per il viaggio di ritorno: chi saprà stare meglio nei dieci minuti in cui la partita fa crack?
