Gianpaolo Ormezzano, nato a Torino il 17 settembre 1935 e ivi venuto a mancare il 26 dicembre 2024, è stato probabilmente l’ultimo giornalista sportivo italiano convinto della valenza morale e sociale del calcio e dello sport in generale. E all’orizzonte non se ne vedono, di altri come lui.
Non a caso era tifoso del Torino, squadra di grandi campioni, di epiche vittorie, di immense tragedie e di eterni romantici, in campo e sugli spalti. Granata fino al midollo, ex studente svogliato di giurisprudenza, è stato per anni una grande firma sportiva di “Tuttosport”, quotidiano che ha anche diretto, e de “La Stampa”.
Ma, ad onor del vero, la sua fede calcistica non ha mai oscurato neanche per un attimo la grande competenza professionale e in particolare l’imparzialità di giudizio. Si occupò anche di ciclismo e di motori, da amico del “Drake” Enzo Ferrari, che gli chiese persino di scrivergli una biografia. Il progetto della biografia su Ferrari non andò in porto, ma l’amicizia con l’uomo del Cavallino Rampante durò tutta una vita.
Da tifoso, Ormezzano amava chi era come lui, qualsiasi fosse la squadra per la quale l’interlocutore – reale o ideale – faceva il tifo.
E il 26 settembre 1993 il Catanzaro, in C2, gioca e vince 2-1 in trasferta a Lamezia nel derby contro la Vigor, con doppietta in fotocopia da calcio piazzato di Alfonso Bertozzi (ex Verona in Serie A, nonché Lanerossi Vicenza e Reggiana in B), ma i tifosi giallorossi sono costretti a fare la trasferta a piedi lungo la Statale 280, causa sciopero dei treni.
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Ammirato, Ormezzano darà omaggio ai tifosi nella sua rubrica “Sportenti” su “La Stampa”, il giorno dopo la partita. Ed è il caso di riportare un significativo passaggio di quell’articolo.
“Alcune centinaia di tifosi del Catanzaro sono andati ieri a piedi dalla loro città a Lamezia Terme, una quarantina di chilometri. E ad essi ci piace intitolare la giornata di ieri. Pedoni nell’Italia dei predoni, marciatori nell’Italia dei marci-attori. E pellegrini fieri, di cappa e spada, per un tipo di marcia che di solito nasce da un fioretto”.
La domenica successiva, a “Quelli che il calcio”, su Rai Tre, da Fabio Fazio e Marino Bartoletti, il presidente del Catanzaro Club, Franco Rotella e una piccola delegazione di giovani tifosi, furono ospiti per raccontare la mitica trasferta. Tutti noi, davanti al televisore, pensammo: ci porterà fortuna? E invece la partita Catanzaro-Molfetta (presente sull’altrettanto mitica schedina del Totocalcio) finì con un deludente 1-1.
Ma al di là dei risultati, l’epica di quella trasferta era già scritta e tramandata fino ad oggi. Una memoria storica, di quando la fede ci faceva sentire sempre e comunque protagonisti.