venerdì 20 Giugno 2025

Ranieri e il ricordo di Catanzaro: “Lottavo per centomila lire, bastava una stretta di mano”

Claudio Ranieri non dimentica. Non dimentica il profumo autentico del calcio, quello vissuto a mani nude, senza filtri e senza firme su contratti milionari. Lo ha dimostrato ancora una volta nel corso dell’intervento all’European Golden Boy al Teatro Cucinelli di Solomeo, dove ha regalato al pubblico presente uno spaccato intenso del suo percorso umano e sportivo. A riportarlo è CorrieredellaCalabria.it, che ha raccolto le parole cariche di emozione di un uomo prima ancora che di un tecnico.

Lottare per centomila lire in più

«Ricordo quando da ragazzo mi bastava dare la mano a un presidente che rispettava quello che diceva. Io a Catanzaro non firmavo, ma lottavo per centomila lire in più», ha raccontato Ranieri, sorridendo con complicità. Un calcio che sembra appartenere a un’altra epoca, fatto di strette di mano, rispetto e promesse mantenute. Un calcio in cui la parola aveva ancora il sapore della verità, e in cui i rapporti umani contavano quanto, se non più, del talento tecnico.

Quel riferimento a Catanzaro non è casuale. Perché se è vero che Claudio Ranieri ha esordito in Serie A con la Roma, è sotto la bandiera giallorossa calabrese che il suo nome ha trovato consacrazione e continuità. Tra il 1976 e il 1982, infatti, ha indossato per ben 128 volte la maglia del Catanzaro nella massima serie, diventando il giocatore con più presenze in Serie A nella storia del club.

Una carriera costruita sulla fatica

Da giovane calciatore, Ranieri ha conosciuto la fatica e la gavetta. Dopo gli inizi nell’oratorio di piazza San Saba a Roma, venne notato da Helenio Herrera e tesserato per la Roma. Proprio nella capitale, sotto la guida dell’allenatore della Primavera, Antonio Trebiciani, venne trasformato da attaccante in terzino, un cambiamento che avrebbe segnato il suo percorso. L’esordio in Serie A arrivò il 4 novembre 1973 in Genoa-Roma (2-1), grazie a Manlio Scopigno.

Ma fu il Catanzaro a dargli l’opportunità di imporsi con continuità. Sotto le Aquile, Ranieri diventò un punto fermo della difesa, contribuendo a scrivere alcune delle pagine più belle della storia recente del club. A Catanzaro, la sua affidabilità, il senso tattico e la capacità di leadership emersero con forza.

Dopo l’esperienza calabrese, il suo percorso proseguì con la promozione in Serie A ottenuta col Catania di Gianni Di Marzio, prima di chiudere la carriera nel Palermo.

Una visione moderna con radici profonde

Alla platea dell’European Golden Boy, Ranieri ha parlato anche del suo attuale approccio da tecnico, un mix tra empatia e pragmatismo: «Quando sono arrivato alla Roma, i ragazzi avevano il morale sotto i tacchi. Ho detto loro: tirate fuori il bambino che è dentro di voi. Non siete così male come vogliono far credere». Un messaggio semplice e potente, capace di riportare motivazione e leggerezza in un contesto spesso schiacciato dalla pressione.

«Non sono uno psicologo, ma cerco di entrare in sintonia con i giocatori» ha aggiunto, sottolineando l’importanza del lato umano nel calcio di oggi. Perché anche se il gioco è diventato “pesante”, con miliardi in ballo, alla base restano le emozioni, la passione e quel legame viscerale con il campo.

Il valore del ricordo

Le parole di Claudio Ranieri hanno riportato alla luce non solo un passato sportivo fatto di sudore e lealtà, ma anche una pagina speciale nella storia del Catanzaro Calcio. Quel periodo, fatto di battaglie sportive e crescita personale, ha lasciato un segno indelebile nella memoria del tecnico e nella coscienza collettiva della tifoseria giallorossa.

In un calcio che corre veloce verso il futuro, fa bene fermarsi ogni tanto e guardare indietro. Perché ci sono storie, come quella tra Ranieri e Catanzaro, che non smettono mai di parlare. Storie che non hanno bisogno di firme, ma solo di uno sguardo e una stretta di mano.

Articoli correlati

Ultimi articoli