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venerdì 13 Dicembre 2024

Scompare Alberto Michelotti, arbitro gioie e dolori per il Catanzaro dei tempi d’oro

Con l’arbitro Alberto Michelotti, scomparso oggi, 18 gennaio, viene a mancare un altro pezzo indelebile di quello che possiamo definire – e ricordare con molta nostalgia – il calcio dal volto umano. Anche troppo, simpaticamente parlando. Nato a Parma il 15 luglio 1930, di professione meccanico, Michelotti arbitrò nel 1979 la finale di ritorno di Coppa Uefa Borussia Mönchengladbach- Stella Rossa 1-0 e fu protagonista anche agli Europei del 1980. Non arbitrò mai nel Mondiale, ma in compenso fra i direttori di gara più inflessibili e autoritari della storia del calcio italiano ha occupato un posto d’onore. Le espulsioni comminate da Michelotti oltre ad essere “facili” erano anche leggendarie.
Il 17 dicembre 1972, un rigore concesso all’ultimo minuto in un Roma-Inter per un fallo al limite dell’area su Sandro Mazzola scatenò un’immediata invasione di campo, con i tifosi romanisti che poi distrussero anche il tunnel degli spogliatoi nel tentativo di raggiungere l’arbitro in fuga.
Michelotti ha arbitrato il Catanzaro per ben 12 volte fra Serie A e B, con tre vittorie (due delle quali in trasferta), sette pareggi e due sconfitte. A Taranto, anche in queste ore, ricordano tutti la partita Taranto-Catanzaro 0-3, prima giornata del campionato di Serie B 1972-73, conclusasi con sei ammoniti e due espulsi, Romanzini per il Taranto e Rizzo per il Catanzaro. Sulla sponda giallorossa invece ricordiamo le due sconfitte, tutte e due in Serie A ed entrambe in casa. Nella prima partita, Catanzaro-Fiorentina 0-2 del 5 dicembre 1971 l’arbitro parmense diede un rigore alla Fiorentina al 53’, trasformato da Chiarugi, che sbloccò il risultato e fece molto discutere. Ma fuoco e fiamme dovevano arrivare qualche anno dopo, al secondo campionato in Serie A del Catanzaro. Nel frattempo, però, in Serie B, in un Catanzaro-Foggia aveva negato due rigori solari ai giallorossi, e contro l’Avellino aveva concesso agli irpini un gol in netto fuorigioco. Ma nella partita Catanzaro-Torino del 12 dicembre 1976 fece di tutto per accelerare le giustificate ire del pubblico di casa. Il risultato in favore dei granata, con reti di Santin, Zaccarelli e doppietta di Ciccio Graziani era sulla carta ineccepibile, ma l’annullamento di un gol bellissimo a Palanca per un fuorigioco inesistente quando il risultato era ancora rimediabile e la mancata espulsione del terzino granata Santin per un fallo di mano che avrebbe visto chiunque in Mondovisione eccitarono gli animi del grande pubblico presente allo stadio. E le espulsioni di Gino Maldera e Sperotto scatenarono il putiferio con lanci in campo di bottiglie e arance, ma anche un ironico coro della tribuna: “Michelotti, Michelotti, alè, alè, alè”. E per dire la verità l’arbitro, temendo ancora peggio, non comminò formalmente la seconda espulsione, avvicinandosi a Sperotto e dicendo una frase rimasta celebre: “Si consideri espulso, perché se tiro fuori il cartellino rosso qui non si sa come va a finire”. Risultato “disciplinare” per il Catanzaro: tre giornate di squalifica del campo.
Oggi ci sono arbitri che in tema di manie di protagonismo sono i primi in classifica, ma sicuramente senza il carattere e la verace sfrontatezza di gente come Michelotti, del quale ogni partita oggi viene ricordata come una battaglia o una leggenda. Bei tempi, raccontati con passione da chi li ha vissuti o ne ha sentito parlare e rimpianti da chi non c’era o non era ancora nato.

Aurelio Fulciniti

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