La Serie B 2024-25 si sta rivelando non solo un campionato equilibrato e incerto, ma anche un vero e proprio terreno di continui ribaltoni sulle panchine. Dopo venti giornate, sono già dodici i cambi di allenatore registrati, un numero che potrebbe rappresentare un record nella storia recente del torneo. L’ultimo scossone è arrivato dalla Salernitana, che ha annunciato l’arrivo di Roberto Breda al posto di Stefano Colantuono, in un’ennesima mossa che riflette le pressioni crescenti sulle società e sugli allenatori.
Un quadro di instabilità crescente
Se il calcio italiano è da sempre caratterizzato da un approccio poco paziente nei confronti degli allenatori, quanto sta accadendo in Serie B quest’anno rappresenta una vera e propria esasperazione del fenomeno. Su 20 squadre, ben 12 hanno già optato per un cambio in panchina, con alcune società come la Cremonese e la Sampdoria che hanno registrato addirittura più di un avvicendamento tecnico.
Ad esempio, la Cremonese ha iniziato la stagione con Giovanni Stroppa, salvo esonerarlo a ottobre per fare spazio a Eugenio Corini, poi anch’esso sollevato dall’incarico a novembre, con Stroppa incredibilmente richiamato per proseguire l’annata. Lo stesso caos si è verificato alla Sampdoria, dove Andrea Pirlo, Andrea Sottil e ora Leonardo Semplici si sono alternati nel giro di pochi mesi, in un club alla disperata ricerca di una stabilità ormai perduta.
Le cause: pressione, risultati e competitività
Le ragioni di questa instabilità sono molteplici. La Serie B è da sempre un campionato estremamente competitivo e imprevedibile, dove ogni punto conta in ottica promozione o salvezza. In questa stagione, tuttavia, la pressione sembra aver raggiunto livelli inediti.
Il fattore economico è determinante: la promozione in Serie A rappresenta un traguardo che può cambiare radicalmente il destino di un club, mentre la retrocessione in Serie C può avere conseguenze devastanti. Di fronte a questo contesto, i dirigenti tendono a reagire immediatamente alle difficoltà, spesso scegliendo il cambio in panchina come soluzione più immediata.
Esoneri di peso e nuovi volti
Tra i casi più significativi, spicca quello di Vincenzo Vivarini, esonerato dal Frosinone nonostante la sua grande esperienza e il buon lavoro svolto in passato. Anche allenatori di lungo corso come Pierpaolo Bisoli e Stefano Colantuono sono stati sollevati dai rispettivi incarichi, a dimostrazione di come neppure il curriculum possa garantire una maggiore tolleranza nei momenti difficili.
Al loro posto, molte società hanno puntato su tecnici emergenti o su ritorni di esperienza. Alessandro Dal Canto al Cittadella e Fabrizio Castori al Sudtirol sono esempi di questa tendenza. Tuttavia, i continui cambi sembrano spesso più dettati dalla necessità di dare una scossa alla squadra che da una visione progettuale di lungo termine.
Cosa dice questo trend del calcio italiano?
Il dato dei dodici cambi di allenatore in venti giornate deve far riflettere. Rappresenta non solo l’impazienza crescente delle società, ma anche una mancanza di programmazione e stabilità che rischia di penalizzare il movimento calcistico italiano nel complesso.
Se da un lato è comprensibile che i dirigenti cerchino risultati immediati in un campionato così equilibrato, dall’altro va considerato l’impatto che queste scelte hanno sulla continuità del lavoro e sulla crescita dei giovani giocatori. Cambiare continuamente allenatore significa alterare schemi, dinamiche di spogliatoio e fiducia, con effetti spesso controproducenti sulla squadra.
Verso un necessario cambio di mentalità
La Serie B 2024-25 ci ha regalato finora emozioni e sorprese, ma il dato dei cambi in panchina è un campanello d’allarme per tutto il sistema calcio. Serve maggiore pazienza e progettualità da parte delle società, che dovrebbero privilegiare investimenti a lungo termine piuttosto che scelte dettate dall’emotività.
Con ancora metà stagione da giocare, resta da vedere se questo trend proseguirà o se le società riusciranno a mantenere la calma nei momenti di difficoltà. Una cosa è certa: i risultati sul campo continueranno a dettare legge, ma il futuro del calcio italiano dipenderà anche dalla capacità di costruire un sistema più stabile e sostenibile.