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giovedì 26 Dicembre 2024

Sit-in di protesta a Catanzaro per il rinnovo del contratto dei lavoratori Socio-Sanitari

Lunedì 16 settembre, a Catanzaro, a partire dalle 10, davanti alla sede della Fondazione Betania, si terrà il sit-in di protesta per il mancato rinnovo del contratto dei lavoratori addetti al comparto socio-sanitario, assistenziale, educativo Uneba.
«I lavoratori e le lavoratrici sono senza contratto da quasi cinque anni e, nonostante le trattative avviate, la proposta fatta da Uneba al tavolo per il rinnovo del contratto nazionale è decisamente irricevibile. Si tratta di 50 euro lordi di incremento, cioè 35 euro medi mensili sul livello 4S (dalle operatrici e operatori sociosanitari e dai coordinatori dei servizi ausiliari fino a educatrici e educatori con 24 mesi di anzianità): un’offesa per gli oltre 135mila lavoratori e lavoratrici che operano quotidianamente nel settore socio sanitario assistenziale educativo privato, prendendosi cura di persone e, soprattutto, fragili», hanno riferito Funzione Pubblica Cgil, Fisascat Cisl e Cisl Fp, Uiltucs e UIlFpl Calabria, che hanno aderito allo sciopero nazionale.
«La piattaforma unitaria – hanno spiegato – è stata presentata dalle parti sindacali nazionali nel gennaio 2022, ma la trattativa è iniziata solo nel marzo 2023 e si è trascinata fino allo scorso giugno quando la proposta dell’Associazione Uneba è stata rigettata perché lontana dall’importo necessario a recuperare il potere d’acquisto delle lavoratrici e dei lavoratori, quando l’inflazione è a due cifre e le retribuzioni sono al di sotto di quelle degli altri contratti nazionali applicati nel settore».
«Il lavoro va rispettato – conclude la nota –. L’incremento dei salari di solo il 3,58% in più, peraltro vincolando gli importi agli stanziamenti pubblici, è una vergogna! Uneba mette tutto nel conto, anche condizioni di lavoro ormai insopportabili a causa delle carenze di organico che costringono anche a numerosi rientri per coprire i turni, e così il tempo personale viene pure sempre più compresso. Le attuali retribuzioni non sono in grado di soddisfare le esigenze di una vita sempre più cara, oltre a non riconoscere dignità al settore di cura in un Paese longevo come il nostro»

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