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mercoledì 11 Dicembre 2024

Addio Tarcisio, Catanzaro non ti dimenticherà

A parte una certa somiglianza con il grande attore italo-francese Lino Ventura, Tarcisio Burgnich è stato e rimarrà per i tifosi e gli appassionati di calcio italiani una fonte inesauribile di ricordi.

Difensore polivalente che poteva giocare da terzino destro, stopper e libero – e nel Napoli di Luis Vinicio anche difensore centrale a zona – Burgnich per i tifosi dell’Inter è stato “Roccia” – soprannome datogli quando in un contrasto scaraventò a tre metri di distanza l’ala della Spal Carlo Novelli – vincendo quattro scudetti, due Coppe dei Campioni e due Coppe Intercontinentali, allenato da Helenio Herrera prima e da Giovanni Invernizzi poi. A Bologna invece è da sempre immortalato in una foto in cui Ezio Pascutti segna tuffandosi di testa sotto di lui e non sopra, come marcatura vorrebbe. In Nazionale, invece, è prima fra gli eroi di Italia-Germania 4-3, quando segna uno dei suoi pochi gol in carriera nel momento più delicato della partita, e poi nella finale col Brasile, quando viene sovrastato da Pelè proprio mentre il ct Ferruccio Valcareggi sta ordinando alla difesa di cambiare marcatura sull’asso brasiliano.

Ma in molti hanno considerato poco l’attività di Tarcisio Burgnich come allenatore. A Catanzaro invece lo abbiamo conosciuto molto bene e lo ricorderemo sempre come il mister della migliore Serie A. Era attivo da pochi anni in panchina, Burgnich, quando si fa notare nel campionato di Serie C1 1979-80 alla guida del Livorno: terzo posto, ma con soli 11 gol subiti e ben 25 gare su 34 senza prendere gol. Ma c’era anche un gioco d’attacco efficace, per quanto non eccessivamente prolifico. Nella nel suo mestiere di allenatore, Burgnich aveva trasferito la sua esperienza di calciatore, ben cosciente di quanto fosse importante la solidità difensiva coniugata all’incisività in avanti. Oggi sembra quasi un’eresia, quando si legge che le squadre – soprattutto le “piccole” – giocano bene, per alcuni presunti esperti, solo quando incassano due o tre gol a partita.

Il Catanzaro non poteva certo lasciarselo sfuggire e lo ingaggia per il campionato di Serie A 1980/81. I giallorossi partono subito alla grande e alla quinta giornata sono primi in classifica. Arriveranno infine ottavi, ma Palanca segnerà 13 gol, vice-capocannoniere dopo Pruzzo con 18. Ma sono due le partite che rimangono nella memoria per far capire l’approccio prudente ma anche battagliero e propositivo quando se ne presenta l’occasione del Tarcisio nazionale: la prima è Catanzaro-Juventus 0-0 del 30 novembre 1980, in cui i giallorossi certamente si difendono bene, ma si distendono anche con efficacia in attacco, costringendo il grande Dino Zoff a diversi interventi strepitosi per salvare la propria porta; la seconda invece è Inter-Catanzaro 2-2 del 1 febbraio 1981, in cui Burgnich ci tiene a fare bella figura contro la “sua” ex squadra e nel “suo” stadio di San Siro, e così dopo l’autorete di Canuti che porta in vantaggio i giallorossi non si lascia intimorire dalla rimonta nerazzurra con Prohaska e Beccalossi, pareggiando col gol di De Giorgis propiziato dal solito calcio d’angolo di Palanca e cingendo d’assedio l’Inter negli ultimi minuti con almeno due occasioni clamorose per passare in vantaggio.  

Ma incredibile a dirsi, anche Burgnich subirà delle critiche e nella stagione successiva andrà al Bologna. Tuttavia, non sarà l’ultima esperienza in giallorosso: tornerà nel 1988, ma ci resterà per sole sette gare, sostituito poi da Gianni Di Marzio. Non fu fortunato alla seconda occasione, ma anche il buon Tarcisio era e rimarrà una leggenda in giallorosso.

Aurelio Fulciniti 

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