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mercoledì 16 Luglio 2025

Ambrosino, che magia! Il gol da favola dell’ex Catanzaro non basta all’Italia in 9 contro 11

Nel calcio, le strade dei talenti si incrociano e si dividono, ma lasciano sempre un segno, un’impronta indelebile. Quando quel segno si manifesta in una notte di pura battaglia sportiva, sotto i riflettori internazionali, l’emozione si amplifica, il ricordo si fa più vivido. È quanto accaduto nell’ultima sfida che ha visto l’Italia combattere con le unghie e con i denti, arrivando a un soffio da un’impresa epica che avrebbe avuto del clamoroso.

E i protagonisti di questa drammatica narrazione, con le loro gesta, hanno riempito di un orgoglio particolare anche il cuore del tifo giallorosso: stiamo parlando di Giuseppe Ambrosino e Riccardo Turicchia. Un gol splendido, una tenacia indomita contro ogni pronostico e l’orgoglio di aver lottato fino all’ultimo respiro sono gli ingredienti di una partita che, pur non avendo portato alla vittoria finale, ha mostrato il carattere di giovani promesse del calcio italiano, con un legame recente con il Catanzaro.

Un crescendo di emozioni e sfortuna: l’Italia tra vantaggio ed espulsioni

La partita, fino a quel momento equilibrata, ha subito un’accelerazione improvvisa nella ripresa, trasformandosi in una vera e propria montagna russa di emozioni e colpi di scena. L’Italia aveva mostrato il suo potenziale, passando in vantaggio al 58’ con la rete di Koleosho, un gol che aveva acceso le speranze azzurre. Ma il calcio è imprevedibile, e solo dieci minuti più tardi è arrivato il pareggio di Woltemade, un colpo che ha rimesso tutto in discussione. La situazione è precipitata ulteriormente quando Weiper ha completato la rimonta avversaria, portando la Germania in vantaggio. Ad acuire il dramma, l’Italia si è trovata anche in inferiorità numerica: Gnonto ha ricevuto il secondo cartellino giallo, lasciando i suoi compagni con un uomo in meno. Il campo si è fatto più pesante, l’impresa più ardua.

L’impresa sfiorata: in 9 contro 11, il lampo di Ambrosino

Ma il peggio, incredibilmente, doveva ancora arrivare. Gli azzurri sono stati colpiti da un’altra espulsione, quella di Zanotti. Il tabellone segnava ora un terrificante 9 contro 11. Sembrava la fine di ogni speranza, un epilogo inevitabile. Il cronometro correva inesorabile, superando il novantesimo. Poi, al 96’, è arrivato il lampo di genio, un momento di pura magia che ha squarciato le tenebre. 

Giuseppe Ambrosino, attaccante che ha vestito la maglia giallorossa nella Serie B 2023-24 con mister Vivarini, in prestito dal Napoli (e non si può dimenticare come abbia lasciato il segno nonostante sole due reti in quel periodo), si è preso la responsabilità. Una punizione calciata con una traiettoria splendida, una parabola perfetta che ha scavalcato la barriera e si è infilata in rete. Quel 2-2 non era solo un gol; era la quintessenza della resilienza, il rifiuto di arrendersi, il segno di una speranza riaccesa. Ha trascinato la partita ai tempi supplementari, in un’impresa che resterà scolpita nella memoria.

Una speranza riaccesa: dai supplementari alla resa dei conti

Il gol di Ambrosino ha scosso l’intero ambiente, riempiendo di stupore gli spettatori e infondendo nuova linfa in una squadra che, pur ridotta all’osso, ha ritrovato la forza di credere. Dalla disperazione più nera, in un attimo, è germogliata una speranza quasi irrazionale. La rete, arrivata così al fotofinish, ha rappresentato il simbolo di una tenacia incredibile. I supplementari sono stati l’inevitabile conseguenza di quella scarica di adrenalina, e l’Italia, nonostante l’enorme svantaggio numerico, ha continuato a battersi con dignità, cercando di difendere quel pareggio che, viste le premesse, aveva il sapore di una vittoria. Ogni corsa, ogni contrasto, ogni pallone conteso era una prova di carattere.

Il cuore di Turicchia e il fischio finale: la battaglia oltre il risultato

È proprio in questa fase concitata, ai limiti della sopportazione fisica e mentale, che un altro ex giallorosso ha fatto il suo ingresso in campo. Riccardo Turicchia, terzino che ha militato nel Catanzaro nella prima parte della stagione appena conclusa, seppur con un minutaggio limitato (solo 35 minuti con mister Caserta), ha dimostrato la sua dedizione. È entrato a freddo, in una situazione di criticità massima, portando nuova energia e il suo contributo. La sua presenza ha rafforzato il senso di unione e di sacrificio di una squadra azzurra che, con orgoglio, ha continuato a lottare per l’impresa. Purtroppo, nonostante gli sforzi eroici e la strenua resistenza, il destino aveva in serbo un’altra beffa: al 117′ è arrivata la rete di Rohl, che ha spento definitivamente i sogni di gloria dell’Italia, sancendone l’eliminazione.

La sconfitta brucia, soprattutto dopo una dimostrazione di carattere così forte e un’impresa sfiorata in condizioni estreme, quasi epiche. Tuttavia, la performance di Giuseppe Ambrosino, con quel gol su punizione che ha rianimato un’intera nazione sportiva, e il contributo silenzioso ma significativo di Riccardo Turicchia, lasciano un segno importante e un’eredità di determinazione. Per il Catanzaro, è motivo di orgoglio e conferma della validità del proprio percorso vedere come giocatori che hanno vestito la maglia giallorossa, seppur per periodi diversi e con impatti differenti, siano poi capaci di esprimere il loro talento e la loro tenacia in palcoscenici così prestigiosi, a testimonianza di un potenziale che continua a sbocciare anche dopo l’esperienza in Calabria.

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