Quando si parla di calcio – argomento prediletto – con lui, gli argomenti sono due: Argentina e Catanzaro, o viceversa. Federico Ezequiel Bugatti, nato a San Lorenzo in Argentina il 17 ottobre 1987, è la dimostrazione totale che un giocatore può anche non essere un fuoriclasse o non essere il migliore tecnicamente, ma se ci mette la volontà e l’impegno, dando tutto in campo, entra subito fra i più amati, tra gli indimenticabili. A Catanzaro arriva nel 2011 e nel suo tabellino conta 29 presenze e 5 reti, tutte nel vittorioso campionato di Seconda Divisione 2011/2012. Quando racconta del Catanzaro e del tempo passato in città a momenti si commuove, ma anche la Nazionale dell’Argentina gli tocca il cuore nello stesso modo, e non solo perché è la sua patria. Avendo iniziato a giocare, da ragazzo, con il più grande calciatore argentino dopo Diego Armando Maradona, intervistando Bugatti non si può che parlare anche del suo illustre compagno di squadra e del Mondiale vinto da qualche mese. Ed ora entriamo subito negli argomenti, con entusiasmo.
Ci racconti di come hai iniziato la tua carriera da professionista?
Ho iniziato al Tiro Federal di Rosario: sono andato, mi hanno messo in prova e al secondo allenamento mi hanno accettato. Sei mesi dopo mi allenavo con la prima squadra ed ho esordito, giocando 9 partite.
Ma torniamo un po’ indietro. Da bambino hai iniziato a giocare addirittura con Lionel Messi. Ci parli un po’ di lui?
Con Lionel abbiamo giocato nel Newell’s Old Boys di Rosario. Avevamo 10 anni, e già da quando ero piccolo capivo che lui sarebbe stato un fenomeno. Ricordo che ci allenavamo in un posto chiamato Malvinas dove c’erano già allora tante persone che andavano a vederlo. Quando gli avversari lo colpivano piangeva, ed allora era peggio, perché a quel punto faceva impazzire il rivale con le sue giocate e i suoi dribbling.
Facciamo un bel salto e parliamo del Catanzaro. Cosa ti porti dentro della tua esperienza in giallorosso?
I ricordi più belli sono tanti, ma a dare la carica sono stati il gruppo, la forza, il carattere e la voglia di entrare nella storia giallorossa, nonché l’amore delle persone che per me è stato fondamentale per stare bene. Sarò sempre grato a tutti.
Dei gol che hai segnato, ne ricordi uno in particolare?
Mi è piaciuto quello contro l’Aprilia. Abbiamo vinto 3-2, ricordo un cross di Alessio Mariotti e io ho superato il portiere di testa. Per dirla tutta ricordo che il portiere mi ha colpito in faccia con le mani, ma quell’emozione è stata grandissima, tanto che a sentire i tifosi urlare di gioia non mi sono accorto proprio di niente altro, neanche delle mani in faccia.
Sei rimasto legato anche alla città?
Ricordo la passeggiata che facevo ogni pomeriggio in Centro e soprattutto l’affetto della gente. La verità è che ho ricevuto molto affetto a Catanzaro e mi ha fatto molto male quando sono dovuto partire. Voglio ringraziare tutte le persone che mi hanno aperto il loro cuore, e soprattutto quelle che sono state al mio fianco. Conservo tutti i ricordi, e sono indelebili.
Di cosa ti occupi adesso, in Argentina?
Oggi lavoro in una multinazionale che esporta cereali in tutto il mondo. Sto bene e non posso lamentarmi, ma qualche mese fa pensavo alla possibilità di tornare in Italia. L’Argentina è bella ma purtroppo ci sono anche tanti problemi: la mia seconda opzione sarebbe l’Italia.
È vero che hai voluto formare una squadra in Argentina e chiamarla proprio Catanzaro?
Sì, abbiamo fatto la squadra ed anche una replica delle maglie, poi a causa del problema COVID 19, tutto si è fermato. Ora c’è voglia di ripartire.
Da argentino, quanto sei felice per questo Mondiale vinto, anche a distanza di mesi?
Moltissimo. Abbiamo cominciato un po’ in difficolta, ma poi ci si è resi conto della forza del gruppo per continuare a lottare per l’obiettivo. Messi in questo mondiale l’ho visto più maturo. Poi giocatori come Enzo Fernandez e Julian Alvarez non erano titolari in partenza e poi si sono inseriti al meglio nella squadra. Tornando a Messi, non so se arriva al prossimo Mondiale, a 38 anni. Speriamo, perché sarà difficile, anche con la testa, accettare che uno dei calciatori più forti della Storia possa non giocare più. Io penso che l’Argentina senza Messi non sia forte, però magari mi sbaglio.
Passiamo ai giallorossi: sei contento per questa promozione in Serie B?
Penso che il Catanzaro meritava questa promozione da tanto tempo. Ma prima di tutto devo fare i complimenti alla squadra, perché si vede che è un bel gruppo ed è così che si raggiungono gli obbiettivi. Ho avuto la fortuna di giocare al Ceravolo ed ho conosciuto la tifoseria dal Catanzaro che ancora una volta si è rivelata il dodicesimo uomo in campo. Sono molto contento, perché un pezzo del mio cuore l’ho lasciato da voi e mi auguro di tornare e vedere i giallorossi in Serie B o magari, nel futuro, in Serie A.