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venerdì 11 Ottobre 2024

Cesena-Catanzaro. L’analisi del giorno dopo di Lello Talarico

La sconfitta del Catanzaro contro il Cesena ha messo in luce gravi problemi di coesione tra i reparti, con una squadra che ha mostrato distanze eccessive in campo e una mancanza di personalità

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Registriamo un passo indietro notevole rispetto alle prime due partite casalinghe, dove la squadra aveva mostrato aspetti molto positivi, seppur all’interno di un percorso difficile e sicuramente in salita. Le tattiche e i singoli passano davvero in secondo piano, rispetto ad altri aspetti che si sono palesati in tutta la loro negatività nella sconfitta di Cesena, primo fra tutti una squadra senza personalità.

Il nostro 3 5 2 scambiato per 5 3 2 dai più disattenti, ha lasciato spesso sul campo il posto ad un 3 4 2 1 con Iemmello e Pagano a fare i centrocampisti aggiunti e i trequartisti, ma sempre lontani da da un Pittarello isolato quanto combattivo. Questo il canovaccio contrapposto al 3 4 1 2 spesso modificato sul campo in 3 5 2 autentico del Cesena di Mignani.

Il problema del Catanzaro, al di là del modulo adottato, risiede nelle distanze tra i reparti. Una squadra non può giocare con una voragine a centrocampo se perde palla sulla trequarti, perché va in campo con un centrocampo a due, in cui Pompetti abile palleggiatore, va’ molto in difficoltà nella fase difensiva e dove Petriccione si è trovato spesso schiacciato sulla linea dei difensori e impossibilitato a fare costruzioni dal basso di qualità, avendo tra se e la linea mediana del campo il vuoto assoluto, invece di almeno due compagni ad offrire linee di passaggio alternative.

Con i tre in difesa, i braccetti Cassandro e Ceresoli dovevano fungere da centrocampisti aggiunti per dare manforte ai lati di Petriccione e Pompetti. Pagano che dovrebbe dare gli strappi dal centrocampo in su, si contorce e avvilisce in un lavoro oscuro per aiutare un centrocampo in grande difficoltà a fare filtro difensivo e perdendo di conseguenza lucidità in fase offensiva. Davanti un Iemmello sospeso in un mondo ideale da occupare con la sua classe e la distanza siderale che lo separa dallo stoico e combattivo compagno di reparto Pittarello.

Ecco il tasto più dolente e proviamo ad uscire da questo equivoco insopportabile di Pietro Iemmello trequartista ed addirittura in qualche frangente centrocampista aggiunto. Leggiamo di addetti ai lavori che benedicono il capitano in questa nuova posizione e che con molta superficialità sostengono che l’abbia sempre fatto e che comunque questo ruolo svolto al 100 x 100 gli allungherebbe anche la carriera. Noi invece ravvisiamo che sul campo si stanca molto di più e la squadra da questa esagerazione tattica ne trae solo DANNI.

Non si può andare in svantaggio per una palla data a Iemmello con tre avversari addosso, lui che nei corpo a corpo di spalle è pressoché zero se non ha lo spazio di giocare e smistare la palla e creare i presupposti di una ripartenza. Questa storia di Iemmello centrocampista aggiunto per tutta la partita, se non finisce prima di subito, sarà la rovina del Catanzaro. Lui con Vivarini tornava spesso a cucire, ma quell’atteggiamento era propedeutico a fare male all’avversario, non a fare il nulla . Anzi a fare danni.

La favola di Iemmello che ha sempre giocato così è già smontata sul nascere, Iemmello ha sempre cucito il gioco pro domo sua, quando con intelligenza riteneva di farlo, non ha mai avuto un mandato in questo senso per 90 minuti più recupero. L’anno scorso quando ripiegava sulla trequarti ed anche a centrocampo, lo faceva per sottrarsi alla marcatura avversaria e aveva pronti a dialogare con lui Vandeputte da una parte e Sounas dall’altra, con Biasci e Ambrosino, molto più tecnico e veloce di Pittarello, pronti a scattare in profondità (Biasci) e andare in velocità palla al piede per creare superiorità numerica (Ambrosino).

Ora quel giocattolo non c’è più, c’è la legittima volontà da parte del tecnico di volere un gioco più verticale che perimetrale. Ma per ogni gioco ci vogliono gli interpreti. Biasci e Iemmello possono essere serviti in verticale, Iemmello ha giocato una vita attaccando con i tempi giusti la profondità. Biasci in maniera differente, partendo da sinistra alto o dal vertice sinistro dell’area avversaria. D’altronde il Capitano attacca la profondità centrale perché è un centravanti, Biasci attacca più decentrato, per poi accentrarsi, perché è una seconda punta.

Ma che i calciatori d’attacco debbano stare più vicini tra loro e tutti i reparti debbano dare vita ad una squadra più corta, capace di palleggiare stretto per poi ripartire in verticale, è una esigenza che va soddisfatta nell’immediato. Tra l’altro dalla corta distanza tra i reparti se ne avvantaggia un centrocampo agile tattico e tecnico, non certo di gamba e potente, ma soprattutto una difesa presa spesso d’infilata con un centrocampo distante che non protegge.

La difesa è migliorata sensibilmente sulle palle alte da calcio piazzato, ma difetta molto di concentrazione e di intesa nelle azioni manovrate, quando c’è da prendere con decisione e tempestività, in consegna l’uomo di pertinenza. Giocare con reparti più stretti proteggerebbe altresì dal costringere difensori non certo velocissimi (solo Bonini regge un poco questo aspetto) a coprire vaste zone di campo a rincorrere avversari oltremodo imprendibili per gamba e velocità. Esempio pratico e sotto gli occhi di tutti, Kargbo e Shpendi ieri sera al Manuzzi.

I correttivi si fa in tempo ad adottarli tutti, il mercato ancora non sappiamo se porterà valore aggiunto o meno, mancherebbero certamente un difensore velocissimo, un centrocampista di livello alto sia fisicamente che in funzione tecnico tattica e un assist man di sicura affidabilità per classe ed esperienza, tipo Di Mariano. Tutto questo nel migliore dei mondi.

Valuteremo cosa accadrà nel mondo possibile, unitamente al recupero di pedine tatticamente imprescindibili come Situm, di lungodegenti molto forti tecnicamente come Koutsoupias e Compagnon, con l’aggiunta di Buso che deve ancora fare il suo esordio e che in alto a sinistra o come seconda punta può davvero fare cambiare marcia alla squadra. Ora testa alla Carrarese di mister Calabro. Non ci dovranno essere se e ma , se vogliamo vedere un po’ di luce.

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