Il centrocampista del Bari, Mattia Maita, ha condiviso la sua esperienza sulla travagliata stagione della squadra, durante un’intervista all’Edicola del Sud. Le sue parole, riportate da Pianetabari.com, offrono uno spaccato intenso delle difficoltà affrontate.
La paura della retrocessione
Maita, che si è trasferito dal Catanzaro al Bari nel gennaio 2020, ha descritto la paura che ha pervaso la squadra durante il cambio di allenatore.
“Ho perso 20 kg, è stata una paura troppo grande. Vengo dalla Serie C, so cosa avrebbe significato tornare indietro. È come aver vinto un campionato. La salvezza era troppo importante, per la città, per la società e per la squadra. La retrocessione avrebbe fatto male anche alla nostra carriera. Siamo felici di aver portato la nave in porto. La paura, quella che abbiamo provato alla fine, quando c’è stato il cambio con Giampaolo. In quel momento abbiamo capito che eravamo alle porte dell’inferno. Abbiamo sempre pensato a guardare in avanti, mentre in realtà dovevamo guardarci le spalle.”
I problemi fisici
Maita ha anche parlato dei suoi problemi fisici, iniziati lo scorso anno durante la gara Sudtirol-Bari.
“I miei problemi partono da lontano. Durante la gara dello scorso anno Sudtirol-Bari subii una botta da Folorunsho, quasi mi ruppi l’osso del piede. Da lì ho dovuto gestire gli allenamenti, con mille problemi fisici. Poi c’è stato il primo strappo al polpaccio. Dopo il nuovo guaio a Cittadella non c’è l’ho fatta e sono scoppiato a piangere. Alla fine ho stretto i denti, giocando quasi con uno stiramento, perché era fondamentale portare a casa la salvezza.”
Guardando al futuro
Ora, Maita si concede un meritato riposo, ma è consapevole che il futuro è ancora incerto.
“Per il futuro, vedremo in ritiro e deciderò con il direttore e il presidente. Per ora sono in Sicilia, mi godo un po’ di vacanze con la mia famiglia e la bimba.”
Le parole di Maita riflettono l’intensità e la pressione vissuta dai giocatori durante una stagione difficile, sottolineando l’importanza della salvezza non solo per il club, ma anche per le loro carriere personali. La sua testimonianza mette in luce quanto possa essere stressante e impegnativo il mondo del calcio professionistico, soprattutto nei momenti di crisi.