Quei derby degli anni Ottanta li ha vissuti sulla propria pelle, respirando l’adrenalina dello spogliatoio e il calore della curva. Gigi De Rosa, barese di nascita ma cosentino nell’anima, rappresenta una delle figure più emblematiche della storia del Cosenza Calcio. Dal campo alla panchina, 14 anni in rossoblù lo hanno consacrato nella Hall of Fame del club. E a due giorni da Catanzaro-Cosenza, il “professore” – come lo chiamavano i tifosi – apre il suo cuore ai microfoni del Corriere della Calabria.
“Le partite sono tutte imprevedibili”, esordisce De Rosa con la saggezza di chi ha calcato i campi della Serie B come giocatore e allenatore. “Dipende molto dalla condizione psicofisica dei calciatori. Dopo aver toccato il baratro, il Cosenza con gli ultimi due risultati positivi e l’arrivo in panchina del duo Belmonte-Tortelli ha ritrovato un po’ di entusiasmo che deve sfruttare”.
Una montagna da scalare, ma con fiducia ritrovata
Il divario tecnico e di classifica tra le due formazioni calabresi è innegabile. Da una parte il Catanzaro, rivelazione del campionato, dall’altra un Cosenza in affanno che lotta per non retrocedere. “Il Catanzaro finora ha fatto benissimo, tanto di cappello”, ammette De Rosa. “A Cremona domenica scorsa mancava Iemmello e si è sentita la sua assenza”.
Per il Cosenza, l’assenza di Artistico peserà come un macigno: “È un vero peccato, è una punta che al momento dà certezze e affidabilità alla squadra”, sottolinea l’ex allenatore, che ripone però fiducia nel ritorno di Florenzi: “Un calciatore dalle potenzialità molto alte, spero che abbia recuperato bene dall’infortunio”.
Il cambio in panchina e le tensioni societarie
Sull’avvicendamento tra Alvini e la coppia Belmonte-Tortelli, De Rosa mantiene la prudenza di chi conosce bene le dinamiche interne di uno spogliatoio: “Da fuori è davvero difficile giudicare se non si ha il termometro di ciò che accade all’interno. Posso dire che Alvini, senza pensare ai quattro punti di penalizzazione, soprattutto all’inizio ha fatto bene”.
Più delicato il tema del rapporto tra società e tifoseria, con le voci di una possibile cessione del club al Gruppo Citrigno che si rincorrono: “L’era Guarascio ha portato la serie B a Cosenza, siamo al settimo anno di fila”, ricorda De Rosa, che però si astiene da giudizi definitivi: “Nelle trattative bisogna essere in due, uno che vuole comprare e uno che vuole vendere”.
Il ricordo di Denis Bergamini, una ferita mai rimarginata
Impossibile parlare con De Rosa senza che il pensiero voli a Denis Bergamini, suo compagno di squadra negli anni ’80 e figura indelebile nel cuore dei tifosi cosentini. “Con lui ho passato tre anni molto belli e intensi”, racconta con voce che tradisce emozione. “È stato bello ritrovarci tutti a Boccaleone per ricordarlo, tanti di noi non si vedevano da anni”.
Sulla recente condanna di Isabella Internò, De Rosa si esprime con pacatezza: “L’ho accolta positivamente, per senso di giustizia. Sono passati tanti anni, troppi, da quella tragedia”.
Una partita surreale, tra dolore e omaggio
Il ricordo più toccante rimane però quello della partita Cosenza-Messina, giocata all’indomani della tragica scomparsa di Bergamini. “Dopo il gol, io e Michele Padovano abbiamo guardato il cielo e salutato Denis. Una partita surreale, indimenticabile”, rievoca De Rosa, che in quell’occasione indossava la maglia numero 11 perché Padovano aveva preso la 8 appartenuta a Bergamini.
Nel calcio, talvolta, i simboli valgono più delle parole. E in quel gesto di due compagni che alzano gli occhi al cielo è racchiusa tutta l’essenza di uno sport che, al di là delle rivalità, sa unire nel dolore e nel ricordo.
Mentre Catanzaro e Cosenza si preparano a scendere in campo, le parole di Gigi De Rosa risuonano come un ponte tra passato e presente, tra rivalità sportiva e comuni radici calabresi. Il derby non è solo una partita, ma un capitolo di una storia più grande che appartiene a tutti i tifosi della regione.