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martedì 11 Febbraio 2025

L’Amarcord del giovedì, di Aurelio Fulciniti: Intervista a Massimo Pedrazzini

Benvenuti alla quarta puntata della rubrica dedicata ai protagonisti e alle partite più significative nella storia dell’US Catanzaro. In questa occasione, rivivremo momenti chiave attraverso la testimonianza di Massimo Pedrazzini, con la riproposizione di un’intervista del 2014.

Centrocampista con 16 campionati da calciatore all’attivo e ben quattro promozioni in carriera (due in Serie B con la Triestina e il Catanzaro, una in C/1 col Mantova e una in C/2 col Fiorenzuola), Massimo Pedrazzini è nato a Milano il 3 febbraio 1958. Fa tutta la trafila nelle giovanili del Milan – il suo compagno di squadra più famoso, ci tiene a ricordarlo, è stato Fulvio Collovati – ma non ha l’opportunità di esordire in prima squadra. Dopo un primo campionato nelle serie minori, a Cantù, passa al Varese in B. Ci rimane per tre stagioni e poi milita per altri due campionati nella Ternana, il primo dei quali concluso con la retrocessione in C/1. Quindi segue un altro torneo nella serie cadetta con la Sambenedettese e la vittoriosa – e già citata – stagione calcistica a Trieste. Poi un campionato a Messina e, nell’estate 1984, il Catanzaro: “Venni con l’allenatore Alberto Spelta, che mi aveva guidato a Messina l’anno prima. Poi il ci fu il cambio di presidente, da Adriano Merlo a Pino Albano, ed io sono stato ereditato dalla nuova gestione e dal nuovo tecnico G.B. fabbri”. 

Giovan Battista Fabbri, il “Gibì” del calcio nazionale, nato a San Pietro in Casale (Bologna) l’8 marzo 1926, scopritore del grande Paolo Rossi, per tutti “Pablito”, cinque promozioni in carriera sempre in testa alla classifica e con quattro squadre diverse, secondo posto in Serie A con il Lanerossi Vicenza e quinto con l’Ascoli. Ancora oggi, per molti, il miglior allenatore mai avuto a Catanzaro. Ma, a sentire i suoi ex calciatori, come Pedrazzini, è stato anche molto altro, dal lato umano: “Sapeva essere un padre per tutti. La sua semplicità era contagiosa, e anche la sua forza. Era coinvolgente con le sue idee: ricordo che si faceva la fila per andare a caccia con lui e poi tutti insieme a cena per mangiare i frutti della cacciagione. La squadra era di categoria superiore e ci intendemmo subito bene. Nessuna star con la puzza sotto il naso, ma giocatori disponibili e disposti al sacrificio, coscienti dell’importanza di vincere il campionato. Giovani alla ribalta come Pino Lorenzo, Ezio Panero, Antonio Soda, Paolo Benetti, Agostino Iacobelli, Salvatore Pesce e Roberto Borrello, per citarne alcuni; ma anche i più esperti come Carmelo Bagnato, Gaetano Musella che purtroppo non è più tra noi, Gregorio Mauro, Armando Cascione, Antonio Sassarini, Massimo Bianchi e Antonino Imborgia. Tutti compagni, ma soprattutto amici”. 

Tanti momenti belli, in quella stagione: “Il cammino fu esaltante fin dall’inizio, ma sicuramente non posso fare a meno di citare la Coppa Italia con il successo per 2-1 sull’ Udinese di Zico e Edinho, o la strepitosa vittoria per 0-3 a Lecce. Ma soprattutto il derby contro il Cosenza vinto in casa per 4-1, in campionato. E la festa della promozione,  dove io non ho toccato terra per tutto il corso Mazzini, portato in braccio in braccio.”.

Oltre ai vecchi ricordi, Pedrazzini non ha mai dimenticato neppure i vecchi compagni di squadra e le persone che gli furono vicine: “Il mio girovagare mi ha allontanato dall’Italia ma attraverso i social network ho ritrovato molti ex compagni come Bagnato, Pesce, Iacobelli, Flavio Destro e anche Costantino e Scarfone che allora erano giovani della Primavera. Ho incontrato Benetti a Milano, una volta, e Imborgia a Palermo. Gli altri li ho persi di vista. Ma non ho dimenticato neanche tutta la famiglia del presidente Albano”. 

Oggi ritrovare Pedrazzini è un po’ complicato, perché vive a Bucarest. Ma come ci è arrivato in Romania? “Con Walter Zenga, che fu mio compagno di squadra alla Sambenedettese, nel 2004 abbiamo formato uno staff e abbiamo lavorato per sette anni, prima nello Steaua Bucarest, poi a Belgrado nella Stella Rossa, quindi in Turchia al Gaziantepspor, a Palermo e con l’Al-Ain negli Emirati Arabi. Nel 2007, allo Steaua, dopo l’esonero di Gheorghe Hagi sono stato allenatore principale e poi di nuovo vice-allenatore con Marius Lacatus. Infine, dopo tanto girovagare, nell estate del 2013 ho deciso di fermarmi a Bucarest, dove vivo per stare con mia moglie e mio figlio di 5 anni. Ora sono direttore e responsabile tecnico del settore giovanile della Steaua Bucarest”. 

AURELIO FULCINITI

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