Mamadou Coulibaly ha raccontato alla Gazzetta dello Sport la sua straordinaria odissea dal Senegal all’Italia, passando per un’esperienza travagliata a Catanzaro nella stagione 2024-2025 con Fabio Caserta in panchina. Il centrocampista senegalese, oggi al Sudtirol, ha ripercorso il viaggio che gli ha cambiato la vita e le tappe di una carriera costruita con sacrificio, senza nascondere le difficoltà vissute in giallorosso dove la continuità gli è mancata.
A sedici anni, tra le strade sabbiose di Thiès, la sua città natale a 70 chilometri da Dakar, Mamadou Coulibaly decise di partire: “Giocavo a calcio ovunque, prima e dopo la scuola. Per tutti avevo talento, così ho scelto di partire. Volevo cambiare la vita della mia famiglia”. Un viaggio di due mesi attraverso il deserto del Sahara e il Mediterraneo, 11mila chilometri percorsi con la sola compagnia delle parole del padre: “È la mente che gestisce la fatica”. Solo il suo migliore amico Mazur, quello a cui prestò le scarpette Puma prima di una partita, sapeva del suo piano. “Ripensare a quel viaggio mi fa stare male, preferisco non parlarne”, confessa oggi il centrocampista classe 1999.
L’approdo in Italia di Mamadou Coulibaly e l’esordio con Zeman
L’Italia è diventata la sua seconda casa grazie al Pescara di Zdenek Zeman, che lo lanciò in Serie A a soli 17 anni negli ultimi venti minuti contro l’Atalanta di Gasperini. “Ricordo che durante gli allenamenti camminava e ci parlava con voce roca, dovevamo stargli dietro per capire cosa stesse dicendo. E poi quei gradoni”, racconta Mamadou Coulibaly riferendosi ai leggendari allenamenti zemaniani. In ritiro correva mille metri per dieci volte con i giubbotti zavorrati: “Io andavo forte, dopo un allenamento mi chiese sorpreso: ‘Tu non fai fatica?’. Ero stanco, ma restavo concentrato”.
Dopo l’esperienza con l’Udinese è arrivata la Salernitana, dove ha realizzato la sua prima rete in Serie B contro il Bologna al Dall’Ara: “Sentire l’Arechi gridare il mio nome è stato incredibile. Purtroppo un infortunio ha condizionato in negativo tutta quella stagione”. È proprio con i granata che ha conosciuto Fabrizio Castori, tecnico con cui aveva già lavorato al Carpi e al Trapani, e che avrebbe ritrovato anni dopo.
L’annata difficile a Catanzaro con Caserta
Nell’estate 2024 il Catanzaro di Fabio Caserta lo acquista a titolo definitivo dalla Salernitana. Le aspettative erano alte per un centrocampista con esperienza in Serie A e conoscitore della categoria, ma la stagione giallorossa si è rivelata tutt’altro che lineare per il senegalese. In 23 presenze totali, Mamadou Coulibaly ha collezionato appena 3 partite da titolare e 19 da subentrato, per un totale di soli 558 minuti giocati. Un ruolo marginale che ha limitato il suo contributo: 1 gol, 0 assist e 4 ammonizioni rimediati nel corso di un’annata in cui il Catanzaro ha chiuso sesto in classifica con 53 punti, qualificandosi ai playoff per il secondo anno consecutivo.
La scelta di Caserta di utilizzarlo prevalentemente a gara in corso ha caratterizzato l’intera stagione del centrocampista, che non è mai riuscito a conquistare la continuità necessaria per incidere. Nei playoff, l’esperienza si è conclusa amaramente: dopo aver superato il Cesena 1-0 ai quarti grazie al miglior piazzamento in campionato, il Catanzaro è stato eliminato in semifinale dallo Spezia con un netto 0-2 al Ceravolo e un conseguente 1-2 al ritorno. Coulibaly è rimasto in panchina nelle sfida contro lo Spezia, assistendo impotente all’eliminazione dei giallorossi.
Il rilancio a Bolzano con Castori
A luglio 2025, svincolatosi dal Catanzaro, Mamadou Coulibaly ha firmato un contratto annuale con opzione di rinnovo con il Sudtirol, ritrovando proprio quell’allenatore che lo conosce meglio di chiunque altro: Fabrizio Castori. “Mi sono subito ambientato. Ho già segnato un gol e servito un assist, devo fare bene per aiutare la squadra. Vogliamo raggiungere la salvezza prima possibile”, ha dichiarato nell’intervista alla Gazzetta. Con i biancorossi altoatesini ha ritrovato fiducia e minutaggio, dimostrando che la mancanza di spazio a Catanzaro non era legata a un calo di forma ma a scelte tecniche.
Castori, che lo ha già allenato in tre diverse occasioni, conosce perfettamente le sue caratteristiche: dinamismo, capacità di inserimento e mentalità vincente forgiata nelle strade polverose del Senegal. “Ci chiede di andare forte, senza abbassare il ritmo. E di non porci mai limiti”, spiega Coulibaly riferendosi al metodo del tecnico marchigiano. Un approccio che sembra calzare a pennello con la sua storia personale, fatta di ostacoli superati grazie alla forza mentale.
I sogni ancora da realizzare
Nonostante un percorso già ricco di soddisfazioni – dall’esordio in Serie A con il Pescara alla sfida contro il Milan, la sua squadra del cuore, con la Salernitana – Mamadou Coulibaly guarda avanti con ambizione. “Tornare in Serie A. Magari un giorno avere pure una chance in Premier. In Senegal guardavo sempre il Manchester United in tv. I sogni non hanno confini”, confessa il centrocampista. A 26 anni ha ancora tempo per realizzare questi obiettivi, ma prima deve aiutare il Sudtirol a consolidare la salvezza in Serie B.
Del Senegal gli mancano le partite con gli amici e il tè bevuto fino a tarda notte, come quando era bambino. Ma l’Italia è diventata casa sua: “Pescara è il primo bel ricordo dopo il Senegal. La città mi ha accolto subito, sono abruzzese d’adozione, ci torno spesso”. La parentesi a Catanzaro, seppur breve e poco continuativa, rappresenta comunque un tassello di una carriera costruita con determinazione, sacrificio e quella forza mentale che il padre gli ha insegnato tra le strade sabbiose di Thiès.