La proposta di istituire una nuova facoltà di Medicina e Chirurgia a Reggio Calabria infiamma il dibattito politico e accademico in tutta la regione. A sollevare una critica netta e articolata è il consigliere comunale di Catanzaro, Francesco Scarpino, che attraverso una nota stampa denuncia quella che definisce una manovra orchestrata per depotenziare progressivamente il ruolo del Capoluogo.
Un progetto che alimenta squilibri territoriali
“Apprendiamo dalla stampa che si è riunito un tavolo tecnico per l’istituzione del Corso di laurea in Medicina e Chirurgia a Reggio Calabria” – scrive Scarpino – sottolineando come questa ipotesi, inizialmente ventilata, stia ora assumendo contorni concreti. Dopo Cosenza e Crotone, anche Reggio Calabria sembra destinata a ospitare una facoltà medica, configurando uno scenario che, secondo Scarpino, alimenta uno squilibrio strutturale all’interno del sistema universitario calabrese.
Il consigliere evidenzia come il progetto sia portato avanti sotto la regia politica del Presidente della Regione, con l’avallo delle forze politiche locali che, anziché difendere gli interessi del Capoluogo, sembrano assecondare una strategia di redistribuzione accademica sbilanciata. “Il Capoluogo ha dato vita alla prima facoltà di Medicina, oggi rischia di restare una succursale” afferma con amarezza.
I dubbi sul ruolo dell’Università Magna Graecia
Scarpino solleva interrogativi anche sul comportamento dell’Università Magna Graecia di Catanzaro, che, a suo dire, non starebbe opponendo la necessaria resistenza a questo disegno. A suscitare perplessità, in particolare, è la partecipazione del rettore Giovanni Cuda al tavolo tecnico reggino, seppur in collegamento da remoto. “Vorremmo sapere quale è il suo pensiero al riguardo, e in che modo si articola il contributo dell’Umg in un progetto che presuppone una forma di collaborazione”.
Domande legittime che trovano eco anche tra molti accademici e cittadini del Capoluogo, preoccupati che tale dinamica possa riflettersi negativamente non solo sulla facoltà catanzarese, ma sull’intero tessuto economico e sociale della città.
Una politica silente o complice?
Scarpino non risparmia critiche nemmeno alla classe politica catanzarese, in particolare a quella più vicina al governatore Roberto Occhiuto, accusata di un silenzio che sfiora la complicità. “Si dovrebbe remare tutti insieme in difesa del Capoluogo, ma l’impressione è che nella sanità, nella gestione dei fondi, nei lavori pubblici e anche nell’Università ci sia un unico filo conduttore: indebolire il ruolo e le funzioni di Catanzaro”.
L’appello, dunque, è rivolto a un’unità di intenti che manca e che dovrebbe essere ricostruita se si vuole impedire il definitivo smantellamento del primato culturale e formativo che Catanzaro ha storicamente detenuto.
La difesa del Capoluogo passa anche dall’Università
Il tema dell’università si intreccia con quello della centralità istituzionale del Capoluogo. Perdere l’esclusiva o comunque la primazia nella formazione medica, dopo aver già assistito allo spostamento di altre competenze e servizi, sarebbe un ulteriore colpo alla città. L’auspicio di Scarpino è che si apra una riflessione ampia e non strumentale, capace di rimettere al centro il bene comune e l’equilibrio regionale, evitando fughe in avanti che rischiano di danneggiare più di quanto non aiutino.
Catanzaro, capitale regionale, chiede di essere ascoltata. E soprattutto, difesa.