Dopo sei pareggi consecutivi, visti già molto male da buona parte della tifoseria, arriva la prima sconfitta, assolutamente meritata a causa di un secondo tempo davvero inadeguato come atteggiamento e reso ancora più complicato da sostituzioni molto discutibili.
Ma sospendiamo un attimo questa analisi e trattiamo subito l’argomento mancata espulsione di Birindelli, per poi riprendere compiutamente ciò che abbiamo interrotto. L’esterno monzese doveva essere sbattuto fuori senza se e senza ma, invece se la cava con un giallo e viene incredibilmente ammonito anche Cisse per aver trattenuto la palla, o per aver esagerato gli effetti del fallo subito. Non è dato sapere! Comunque subisce una spinta scorrettissima, da parte di un calciatore frustrato e irascibile. Avesse solo operato con una spinta anche energica sulle spalle, allora AMEN. Ma la scorrettezza vale tre volte di più, perché eseguita di spalle e con la mano energicamente sulla nuca di Cisse.
Ribadiamo, frustrazione pura e scorrettezza inaccettabile, ma Birindelli rimane in campo e ironia della sorte determina il risultato prima con un assist vincente per il pari e poi addirittura siglando la rete decisiva della vittoria. Fine della parentesi, un po’ più lunga delle intenzioni. Torniamo alle scelte di mister Aquilani e alle sostituzioni del secondo tempo. Il calciatore che ha messo in grande difficoltà la squadra giallorossa è stato per tutto l’incontro Azzi, un esterno sinistro basso che ha una gamba ed un “motore” di altissimo livello, che gli permette di essere costantemente in proiezione offensiva.
Ebbene, il nostro tecnico sull’uno a uno, decide prima di far entrare D’Alessandro al posto di un Cassandro stanco ma pur sempre più adatto del compagno per forza fisica alla corsa e alla tenuta atletica. Ed essendo comunque un difensore, sicuramente più portato di D’ Alessandro, soprattutto di quello che abbiamo conosciuto in questo ultimo anno e mezzo. Non ci si può capacitare con facilità di una scelta simile, perché il dislivello di potenza tra l’esterno romano e la “ruspa” brasiliana si è rivelato esattamente come lo si poteva immaginare con facilità.
Allora perché un ex calciatore di grande livello come mister Alberto Aquilani fa questa scelta così temeraria? O pensava di poter vincere la partita con un esterno più offensivo in spregio ad una protezione aggiuntiva per Azzi, oppure era davvero convinto che D’ Alessandro potesse tranquillamente produrre spinta offensiva e contemporaneamente andare a prendere o addirittura riprendere l’esterno avversario. Il volenteroso soldato Cassandro non ne aveva più? Allora la scelta deve essere più fisica e Frosinini, ormai convocato da almeno due turni, era sicuramente più adatto perché veloce e anche alto 1,90 proprio come Azzi. E se proprio si voleva un esterno di spinta, si passava al 4 4 2 con Frosinini dietro a formare la catena di destra e Di Francesco con Di Chiara dall’altra parte, una volta subentrati. E adesso affrontiamo il tema attacco. Il primo tempo, fino a quando non si sono favorite le incursioni sulla sinistra del pericolo numero uno avversario, la squadra ha palleggiato in faccia al centrocampo monzese con proprietà e padronanza . Ma tranne che nell’azione del gol e forse in altre due, il palleggio di cui sopra, pur consentendo di mantenere il controllo della partita, è risultato molto elaborato e stucchevole. Dal minuto 35 del primo tempo in poi, contropiede sbagliato da Cisse e contestuale perdita della palla seguita dal pari del Monza, termina in pratica la partita del Catanzaro.
I cambi del secondo tempo hanno fatto il resto, compreso il secondo consecutivo ai danni di Iemmello. Questa è una novità assoluta, nessun altro tecnico a Catanzaro aveva osato tanto. Parliamo di Pietro Iemmello, l’assist con scavetto e di esterno, vcertifica che il Capitano può in qualsiasi momento e con più “colpi” determinare le partite. Ma chi se lo gode sin dal 2022 lo sa più che bene. È francamente incredibile che l’allenatore del Catanzaro abbia deciso di farlo per ben due volte consecutive e al minuto 70 con venti minuti pieno più recupero da giocare. Parliamo della parte spesso più decisiva delle partite, giocata senza il suo impareggiabile contributo.
Valutiamo ora l’attacco a prescindere dai cambi. Ad andare in campo dall’inizio, sono stati Iemmello, Oudin e Cisse. Alle loro spalle due centrocampisti, uno teoricamente di inserimento come Pontisso ed un play tattico come Petriccione. Ma Pontisso si sfianca in un lavoro che ne riduce la pericolosità negli inserimenti offensivi, anche senza palla, che sono una sua importante qualità e caratteristica. Nel centrocampo attuale affianca Petriccione o Rispoli come play basso e copre una zona di campo vastissima. Lo scorso anno faceva il mezzo sinistro a piede invertito e la funzione svolta quest’anno era affidata a Pompetti. Quest’ultimo, grazie al suo dinamismo faceva il mezzo destro a piede invertito dall’altra parte e al contempo sopportava Petriccione sia nella costruzione che nella fase difensiva. Questo consentiva, come detto, a Pontisso di offendere con più libertà, dovendo coprire una zona di campo inferiore e correre all’indietro molto meno.
Ma in attacco perché sia a Genova che a Monza siamo stati così leziosi? Presto detto. La decisione, quasi a furor di popolo, di non schierare più il però molto utile Pittarello, porta con sé l’utilizzo contemporaneo di Cisse, Oudin e Iemmello nella fase avanzata, senza più una punta che attacchi la profondità e faccia il lavoro sporco. Questo anche a causa del tuttora e sorprendente mancato inserimento di Pandolfi. Ma tre calciatori del genere tutti insieme, senza forza d’urto e peso specifico nei confronti dei centrali avversari, a ricamare calcio nei pressi dell’area di rigore producono una certa evanescenza e riduzione della verticalita’. Abbiamo assistito a ragnatele di passaggio eccessive e occupazione di spazi da parte di Oudin che da sempre sono terreno fertile per Pietro Iemmello. Cisse si aggiunge con le sue caratteristiche, ma almeno rispetto ad Oudin, gioca molto di più senza palla, proponendo inserimenti come sul gol inventato dal Capitano e realizzato dal ragazzo di colore.
Aquilani con questo tipo di schieramento pensa di poter utilizzare Iemmello più avanzato rispetto agli altri due, ma così gli toglie la libertà di girare per il campo a trovare gli spazi giusti per poi sorprendere le difese avversarie che faticano o rinunciano a seguirlo. L’utilizzo di tre cucitori di gioco così, potrebbe avere un suo perché se la squadra disponesse di centrocampisti ed esterni capaci di arrivare da dietro e fare gol con gli inserimenti. Molti si chiedono come mai le occasioni da gol stiano capitando sempre a Cassandro. É molto semplice: i tre ricamatori a ridosso dell’area, oltre a creare eccessiva densità in quella zona, aprono la possibilità a Cassandro di arrivare alla conclusione arrivando da dietro. Questo perché il ragazzo ha gamba e capacità di inserimento per farlo, ma purtroppo non possiede la tecnica giusta per realizzare.
D’altronde ad un calciatore con un importante deficit tecnico, non si può chiedere di fare il fenomeno sotto porta dopo aver coperto la fascia destra in lungo e in largo innumerevoli volte. L’impiego di Cassandro a destra, costringe Favasuli che è un destro naturale, ad operare a piede invertito sull’ altra fascia. Che un esterno alto possa giocare a piede invertito è ormai prassi acquisita nel calcio, ma che lo faccia un esterno basso é pura follia, in quanto perde tempi di gioco molto importanti per rientrare sul piede buono ed effettuare il cross o l’assist.
E oltretutto in area non c’è uno stoccatore accanto a Pietro Iemmello, ma al momento due altre mezze punte che operano come già descritto. Pandolfi per concludere il ragionamento, non ha ancora dimostrato nulla e comunque lo si aspetta con grande attenzione. Va da sé che un suo futuro impiego costante (stesso discorso vale per Pittarello) comporterà l’esclusione di Oudin o Di Francesco. Perché con questo modulo è automatico. E con qualsiasi altro modulo, pensiamo che questa squadra abbia due sole insostituibili certezze: Iemmello e Cisse, oltre a Pigliacelli tra i pali.
Tutto il resto può essere rimesso in discussione, non tanto riferito a singoli nomi, ma al loro tipo di impiego all’interno della fisionomia di squadra che si andrà a formare in via definitiva. Il tempo c’è, fortunatamente nulla è perduto, ma mister Aquilani deve cambiare marcia come condottiero e assumere le decisioni più appropriate rispetto al quadro descritto per le decisive sfide future.
