È stato un grande gruppo, anzi, una grande famiglia. Ci hanno fatto divertire, sognare, ci hanno fatto ritornare a essere orgogliosi di chi vestiva la casacca giallorossa. Uscire tra gli applausi in templi del calcio come Marassi, Parma, e Palermo, per citare i più importanti (senza dimenticare Modena, Bolzano, Cittadella, Lecco e soprattutto Cosenza), è stato semplicemente fantastico, un sogno realizzato.
Ora quel gruppo, quella grande famiglia, ha già perso elementi fondamentali e legatissimi alla città come Fulignati, Vandeputte e Verna e perderà probabilmente Sounas. Una rifondazione che sicuramente avrà i suoi buoni motivi, ma non bisogna certo esagerare. La cessione anche di Tommaso Biasci dispiacerebbe tantissimo alla tifoseria, e lo diciamo senza tema di smentita perché basta semplicemente leggere gli umori in questo senso sui social.
E proprio la tifoseria sembra aver elevato Tommaso Biasci a simbolo di “resilienza”, perché oltre a essersi rivelato un ottimo attaccante, si è dimostrato ragazzo e professionista serio. Mai atteggiamenti da primadonna, sempre al suo posto, sempre sul pezzo. E proprio a lui è legata l’ immagine simbolo della passata stagione: il pianto irrefrenabile di Cremona davanti ai propri tifosi. Ecco perché Biasci deve restare, perché il calcio è soprattutto passione e ha bisogno di simboli, di protagonisti autentici, e Tommy “il cobra” è uno di questi.