Banner rotante desktop
lunedì 18 Agosto 2025

Pasillo, parate e poesia: la notte perfetta del Catanzaro contro la regina Sassuolo

In uno scenario surreale e magico come solo la Serie B sa offrire, il Catanzaro ha scritto un’altra pagina straordinaria della sua storia recente. Al “Mapei Stadium” di Reggio Emilia, contro il Sassuolo già promosso ma affamato di record, la squadra di Fabio Caserta ha conquistato la matematica qualificazione ai playoff, piegando i neroverdi con un secco 0-2 e rispondendo con personalità a un periodo difficile.

Immagini che resteranno

Questa serata resterà impressa nella memoria dei tifosi per una serie di istantanee che vanno oltre il risultato. Il gesto di grande fair play del pasillo de honor offerto dai giallorossi al Sassuolo prima del calcio d’inizio ha aperto una gara che si sarebbe poi trasformata in una battaglia sportiva intensa. Le parate decisive di Mirko Pigliacelli, le grida incessanti degli 811 tifosi catanzaresi accorsi fino a Reggio, il saluto commosso di Andrea Ghion al settore ospiti, sono solo alcune delle istantanee da incorniciare. A queste si aggiungono l’urlo liberatorio di Caserta al fischio finale, l’abbraccio collettivo sul campo, il cerchio a centrocampo, e perfino il saluto di Nek al popolo giallorosso durante il concerto per la festa promozione emiliana. Dettagli che compongono un mosaico emotivo irripetibile.

Una vittoria che vale doppio

Il successo del Catanzaro assume un significato speciale proprio perché ottenuto in una cornice così prestigiosa e contro una squadra, quella di Fabio Grosso, che vanta elementi di spessore internazionale come Berardi e Laurienté. Il Sassuolo puntava a chiudere la stagione con ulteriori record e non ha regalato nulla. Per questo, l’affermazione degli uomini di Caserta è ancor più significativa, figlia di una prestazione lucida, compatta, perfetta sul piano tattico.

Momenti chiave e gestione perfetta

A decidere la gara, come in una sceneggiatura perfetta, ci hanno pensato Biasci, tornato in gran forma con il terzo gol in quattro partite dopo un lungo digiuno, e Bonini, difensore goleador all’ottava rete stagionale. Ma il vero capolavoro è stato il lavoro della squadra nella sua interezza. Caserta ha saputo mettere in campo un undici ordinato, determinato e perfettamente consapevole dei propri compiti. Un Catanzaro che ha resistito, colpito e gestito come le grandi squadre. Un Catanzaro maturo.

Il simbolo? Squadra e tifoseria

In una notte del genere, è riduttivo individuare un solo simbolo. Se Pigliacelli è stato strepitoso tra i pali, e Biasci-Bonini i terminali concreti della vittoria, il vero protagonista è stato il gruppo: squadra e tifosi, uniti in un’unica voce. Quei cori incessanti, quell’incitamento che ha trasformato la Tribuna Nord in un angolo di Ceravolo in terra emiliana, sono l’essenza stessa del calcio vissuto come appartenenza.

Rivalsa e orgoglio

Per una piazza come Catanzaro, qualificarsi ai playoff per il secondo anno consecutivo ha il sapore della rivincita dopo trent’anni di purgatorio in Serie C. È la dimostrazione che con competenza, passione e lavoro si può costruire un percorso duraturo. Ed è anche la conferma che quanto fatto lo scorso anno non è stato un caso.

Le parole di Fabio Caserta a fine partita restituiscono tutta l’emozione e la consapevolezza di un gruppo che ha superato momenti difficili, che ha saputo rialzarsi dopo la flessione post-derby, e che adesso guarda avanti con fame e ambizione. Il tecnico ha ringraziato staff, società e squadra, sottolineando il desiderio di chiudere al meglio anche contro il Mantova per difendere il prezioso sesto posto, sinonimo di preliminare playoff in casa.

Sognare, senza paura

Il Catanzaro, partito con l’obiettivo dichiarato della salvezza, è ora tra le protagoniste della volata finale. I playoff sono realtà e ogni partita sarà un’opportunità per sognare, per tentare di scrivere un’altra pagina straordinaria. Nessuna pressione, solo la voglia di dare tutto. Come suggerirebbe il titolo di un film che potrebbe raccontare questa notte: “Contro ogni pronostico”.

Perché il calcio, come la vita, regala gioie a chi non smette mai di crederci.

Articoli correlati

Ultimi articoli