È il derby-day, il giorno più atteso, la sfida più elettrizzante del campionato. Cosenza e Catanzaro ci arrivano con stati d’animo diametralmente opposti: sulla sponda rossoblù c’è sconforto e si respira aria di rassegnazione. Ultimo posto in classifica (colpa anche della penalizzazione di quattro punti) e disorientamento per una situazione societaria che sfiora la confusione, con il colpo di grazia della credibilità sferrato dall’aumento dei biglietti poi rientrato dopo le proteste e le minacce di disertare il San Vito-Marulla.
A ciò si aggiungono (mai mossa fu più intempestiva) le dimissioni del DS Ursino a sole 48 ore dell’appuntamento più atteso. Motivi di salute la versione ufficiale. La squadra rossoblù ha però dimostrato fino ad ora di essere tosta e unita, con un allenatore che è riuscito a isolarsi insieme ai suoi ragazzi, e se non fosse stato per le ultime tre sconfitte consecutive si sarebbe parlato di ben altro stato d’animo dell’intero ambiente.
Di contro, un avversario, il Catanzaro, che proprio nelle ultime tre gare ha ritrovato convinzione nei propri mezzi e ricaricato l’ambiente, con le due bellissime vittorie contro il Brescia e a Palermo e la sconfitta agrodolce con lo Spezia, figlia di un’ottima prestazione vanificata però da uno sciagurato arbitraggio e da un var che ha rasentato per l’ennesima volta il ridicolo.
Al timone, proprio quel Fabio Caserta che lo scorso anno era dalla sponda opposta, sconfitto in entrambe le occasioni e soprattutto per questo vittima di uno dei rarissimi esoneri della sua carriera. Una rivincita, sarebbe soprattutto per lui il più bel regalo che potrebbero fargli Iemmello e compagni. Mancherà purtroppo la tifoseria ospite, e mancherà di conseguenza il vero “sale” di ogni derby.
Che la dura e, ci sia consentito, inevitabile decisione, serva da lezione a chi in queste partite cerca lo sfogo alle proprie frustrazioni, ma anche a chi è deputato a svolgere compiti di ordine pubblico e lo fa con approssimazione, come addirittura il giudice ha lasciato intendere. Parola al terreno di gioco ora, in fondo è solo lui il vero protagonista.